di Luca Mozzachiodi
Carmen Lorenzetti, docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna, curatore e critico d’arte, ha recentemente promosso la seconda edizione di una preziosa antologia di poesia cubana da lei curata, Cuba. Un viaggio tra immagini e parole (Agenzia Nfc, ecco alcune sue risposte che illuminano la storia di questo libro.
Mi racconteresti la storia di come è nata questa antologia?
È un progetto che nasce da lontano. Sin dal 2004 quando sono andata come giornalista al Festival del Nuovo Cinema Latinoamericano all’Avana. Da allora ho cominciato a collezionare libri di poesia cubana soprattutto contemporanea. Mi affascinavano il ritmo e la musicalità che regnano per ogni dove: locali, autobus, strade, case, infine l’amore per la poesia diffuso nell’abito della gente anche comune. Sentivo che dovevo fare qualcosa al riguardo, poi il progetto si è concretizzato con gli aiuti finanziari che sono arrivati nel 2013. Quell’estate ho fatto il viaggio attraverso l’isola in compagni di due fotografi cubani che mi ha portato a incontrare i protagonisti dell’antologia.
Quali sono secondo te i tratti dominanti oggi nella poesia cubana?
Direi che bisogna distinguere per generazioni. Semplificando molto, la generazione dei nati attorno agli anni 60 è caratterizzata da una ricerca stilistica intessuta di preziosismi e di ermetismi, di una sperimentazione formale spiccata, che riflette forse una rilettura del Lezama Lima poeta, ma anche narratore sopraffino. La generazione dei nati attorno agli anni 70 invece scioglie il linguaggio e avvicina i suoi versi alla prosa. Le loro tematiche da intime diventano anche sociali e si soffermano su motivi che osservano attorno a sé. C’è il confronto con l’altro e con gli altri, c’è l’impegno civile, a volte addirittura le poesie diventano delle microstorie e dipingono un affresco corale.
I nati attorno agli anni 80 infine hanno uno spiccato senso del realismo, nei suoi tratti più crudi, senza mediazioni, sicuramente ci sono parallelismi con il cinema più evidenti e quindi la narrazione è ancora più libera, Questi tre incasellamenti non vogliono essere comunque dei compartimenti stagni. Ci sono delle anticipazioni e degli accavallamenti di temperie stilistica e sentimentale e delle articolazioni differenziate nell’uso delle rime e dei versi. Come avviene in generale nelle arti e come direbbe Georges Didi-Huberman, diverse scansioni temporali e quindi culturali sono sempre presenti in un’unica opera e ne creano l’unicità e la complessità.
Puoi dirmi due parole su lingua e traduzione?
La lingua – come sempre – è un affare complesso e difficile. Non c’è una sola lingua, ce ne sono sempre molte: c’è la lingua della letteratura nelle diverse epoche, la lingua parlata colta e popolare, la lingua sperimentale ed ambigua di rimandi colti o autoreferenziali. È una lingua che non bisogna mai leggere o non solo leggere, ma bisogna parlare, deve diventare suono, ritmo, melodia o frustata. La mia traduzione quindi ha seguito d’impeto la lingua del ricordo sonoro, della strada, quel suo essere un flusso continuo di una parola che si lega all’altra indissolubilmente della lingua cubana, così differente dalla scansione metrica dello spagnolo. È una lingua dove lo spagnolo classico e castigliano è irrimediabilmente addolcito e dove la musica governa ogni cosa. Ho notato, una cosa che forse sanno tutti, ma bisogna prestarci attenzione, che ogni lingua porta con sé anche un tono della voce, quindi una musica. Se ci fai caso, ci sono in certe città anche italiani delle dominanti che caratterizzano le voci di uomini e di donne: nasali, gutturali, profonde, squillanti, chiare, strascicate; catturare questo carattere è molto importante in una traduzione, chi non lo tiene presente e si fa guidare librescamente solo dalla traduzione letterale-grammaticale non è un vero traduttore.
Il titolo dà giustamente importanza anche alle immagini “un viaggio tra immagini e parole” che rapporto c’è tra immagine e parola per te in questo libro?
C’è un legame profondo, anche se le immagini non commentano classicamente le parole. Non è un libro – letteralmente – illustrato. Le immagini sono ritratti di luoghi e di personaggi e come sono stati catturati dei suoni e dei contenuti, ma prima di tutto dei suoni, sono state catturate anche delle immagini. La fotografia del resto, per antonomasia, è il medium che in un attimo, in una frazione, cattura l’imprendibile e ce lo mette a disposizione “per sempre”: il tempo. Penso che questo libro catturi il tempo attraverso due grandi mezzi: le parole e le immagini, così la Cuba di un momento storico. Lasciamo perdere poi tutta la retorica del grande cambiamento nella quale stanno sguazzando le agenzie di viaggio.
Come si dovrebbe leggere, secondo te, questo libro?
Questo libro si dovrebbe leggere come si leggono tutti i libri, e soprattutto quelli di poesia, con grande disponibilità d’animo a sognare, farsi trasportare, ad acquisire nuovi punti di vista e prospettive, come se fosse insomma una grande eccitante avventura, fatta seduti comodamente in poltrona.
Raccontami, se puoi, un’esperienza particolarmente significativa nel percorso che hai fatto per costruire la raccolta, magari del tuo viaggio, o del tuo rapporto con gli autori?
No, non riesco a scegliere, ciascun poeta si staglia nella mia memoria con le sue particolarità, la sua sensibilità, la sua maniera peculiare di presentarsi. Non riesco a sceglierne uno piuttosto che un altro per raccontare un fatto. Potrei forse scrivere un libro su questa avventura, ma non si possono scrivere libri su qualsiasi cosa, non si può. Penso che il lettore del libro potrà farsi un’idea sua sui poeti attraverso le sue poesie e la fotografia che lo ritrae in una situazione vera e viva (non nell’astrazione dell’idea classica e pomposa del ritratto). Oltre ai poeti poi è stato bello condividere questa esperienza con i fotografi, ciascuno con il suo modo particolare di accompagnarmi nel viaggio e poi di fare le fotografie. C’è molto da imparare da un fotografo professionista.
C’è un autore o un testo che ti è particolarmente caro?
È una domanda un po’ straziante. Come si fa a scegliere? Si rischia di entrare in ragioni molto, molto soggettive. Ebbene, Reinaldo García Blanco e la sua umiltà e le sue poesie fatte con la leggerezza di un origami.
Dove si può acquistare?
On-line in vari siti: in primis nel sito della casa editrice, che ringrazio sentitamente per credere nel progetto e fare anche la seconda edizione del libro: altri siti di vendita on-line di libri. Poi si può ordinare in tutte le librerie e lo ha in visione la libreria Coop Ambasciatori, via degli Orefici 19, Bologna, a Modo Infoshop (via Mascarella 24/b, Bologna) c’è forse l’ultima copia della prima edizione. Poi si trova anche alla libreria Feltrinelli. Vorrei ricordare che sono particolarmente grata anche alla Coop, perché ha finanziato il viaggio di due poeti cubani quest’estate, in cui abbiamo fatto un micro-tour di presentazione del libro nei Festival Futura di Civitanova e al Festival della Poesia Sulla Punta della Lingua di Ancona (dove grazie al comune di Ancona è stata fatta anche la mostra delle fotografie alla Mole Vanvitelliana), oltre a presentare il libro a Bologna, grazie alla mediazione del Centro di Poesia dell’Università di Bologna.