A 46 anni da Piazza Fontana: ricordare le stragi di ieri, fermare le guerre di oggi

12 Dicembre 2015 /

Condividi su

di Licia Pinelli, Pia Valpreda, Claudia Pinelli, Silvia Pinelli, Memoria Antifascista, Ponte della Ghisolfa, Comunità Curda Milanese, Rete Kurdistan, Partigiani in Ogni Quartiere, ZAM Zona Autonoma Milano, Csoa Lambretta, CS Cantiere, Soy Mendel, Sinistra Anticapitalista – Milano, Partito della Rifondazione Comunista – Fed. Di Milano, Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre, Amici e Compagni di Luca Rossi, Associazione Amici e Familiari di Fausto e Iaio, Associazione Per Non Dimenticare Claudio Varalli e Giannino Zibecchi, Associazione di Amicizia Italia – Cuba, Teatro della Cooperativa, Zona 3 per la Costituzione, CASC Lambrate, Rete Studenti Milano, Collettivo Bicocca, Collettivo Universitario the Take – CUT, Coordinamento dei Collettivi Studenteschi – CCS, LUME, Dillinger Project, Rojava Calling Milano, Spazio di Mutuo Soccorso – SMS, Comitato Abitanti San Siro, Adesso Basta, Fronte Palestina di Milano, PRC sez.Casaletti di Paderno Dugnano, Redazione di Lotta Continua, SI Cobas, Rete della Conoscenza, Unione degli Studenti, Link – Sindacato Universitario, ACT Milano, Fronte Popolare, Centro Culturale Concetto Marchesi, ANPI Crescenzago, ANPI Assago, Comitato NO Muos milano, Parallelo Palestina, Associazione antirazzista Le Radici e Le Ali, Sondrio Antifascista, Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito, Sestodemocratica, Collettivo Berchet, Rete Milano senza frontiere, L’Altra Europa con Tsipras, Partito Comunista dei Lavoratori, Casa Rossa Milano, Comitato Contro la Guerra Milano, Circolo ARCI 26×1 – Offensive democratiche, ARCI area Carugate, Associazione ARCI Ponti di Memoria, Martesana libera e antifascista, Partito Comunista d’Italia – Milano, Azione Civile Nazionale, Azione Civile Lombardia, Azione Civile Milano, Ross@ Milano, COSP – Collettivo Scuola Pasolini
Il 12 dicembre 1969, una bomba scoppiava in Piazza Fontana. Una bomba, che facendo 17 morti e decine di feriti unita alla morte di Giuseppe Pinelli assassinato tre giorni dopo nella Questura di Milano, inaugurava la “Strategia della Tensione”, ovvero la costruzione sistematica di paura volta a criminalizzare i movimenti sociali e le richieste di diritti e libertà che in quegli anni riempivano le strade.
Oggi, 46 anni dopo, vediamo come, in Italia e in altre parti del mondo, la strategia della paura, della criminalizzazione verso chi pretende diritti per un futuro e una vita migliore, non sia cambiata: dalle piazze xenofobe di Salvini & co, ai muri di Orban, alle sparizioni forzate in Messico, alle stragi ad Ankara, Suruç e Dyarbarkir.
Come 46 anni fa, i poteri politici, economici e militari hanno tutto l’interesse a bloccare ogni spinta e autorganizzazione dal basso che metta ulteriormente in crisi un modello economico globale basato sulle speculazioni, l’espropriazione di terre e diritti, lo sfruttamento di miliardi di persone e territori in tutto il mondo.

Oggi come ieri, ciò che vediamo attuarsi non è altro che uno status quo che cerca di rimanere inalterato: alle destabilizzazione di intere aree del pianeta fatta dalla speculazione economica e dai bombardamenti della guerra di turno, si risponde con nuove guerre e vendite di armamenti; alle lotte dei contadini e delle popolazioni locali per l’autodeterminazione dei territori si risponde con il landgrabbing, l’espropriazione di terre, le coltivazioni terminator, lo sfruttamento; a quante e quanti si spostano dalle loro terre alla ricerca di un futuro più degno, rivendicando un diritto alla mobilità che sia di tutte/i a prescindere dal passaporto, si risponde con muri, eserciti alle frontiere e respingimenti… quando non direttamente con il bombardamento dei barconi.
Oggi la tensione e la paura sono esportate a livello globale per coprire la crisi economica che il neoliberismo stesso ha creato e per cui adesso cerca nuovi capri espiatori: diventano così il nemico da additare i kurdi in Turchia che combattono contro una discriminazione decennale e la repressione del governo Erdogan, i Palestinesi adesso colpevoli addirittura (in una totale riscrittura della storia) di aver istigato la Soluzione Finale di Hitler e l’Olocausto, mentre nelle strade della “democratica” Europa continua la caccia al migrante, all’uomo nero accusato di “rubare la casa e il lavoro”, alimentando così la guerra tra poveri.
Ancora, a 46 anni di distanza, vediamo come anche gli attori non siano poi molto cambiati: nel 1969 i fascisti armati da CIA e servizi segreti con la complicità della Democrazia Cristiana, oggi sempre i fascisti che siano di Casapound o della Lega di Salvini in Italia, del Front National della Le Pen in Francia, di Alba Dorata in Grecia, quando non sono direttamente coinvolti nel governo come in Ungheria, Polonia, Austria…
Lo stesso vale anche per il Medio Oriente e il Nord Africa, dove i servizi segreti di mezza NATO e le petromonarchie del golfo loro alleate hanno finanziato organizzazioni come Daesh e Al-Nusra per anni, armandoli, addestrandoli e utilizzandoli per i propri fini, salvo poi dover fare i conti con le mostruosità prodotte, come ha ricordato la strage di Parigi.
L’Europa bombarda in Africa e Medio Oriente da decenni e oggi si arma per difendere le proprie frontiere dai migranti che essa stessa ha contribuito a creare. Pur di fermare con ogni mezzo chi scappa da guerra e miseria, l’Europa cerca l’accordo con governi come quello di Erdogan, che Daesh non l’ha mai combattuto, ma in cambio bombarda i curdi che lottano contro Daesh.
Ricordare la Strage di Piazza Fontana, oggi come ieri, non è un semplice esercizio di memoria. È una scelta partigiana, di rifiuto della paura e della guerra tra poveri che ci vengono proposte, e di lotta per i diritti, per un futuro degno, libero e sostenibile per tutte e tutti.
Rifiutiamo la retorica del mostro sbattuto in prima pagina: ricordiamo bene Valpreda e Giuseppe Pinelli, il primo rimasto in galera innocente per anni, il secondo assassinato nei locali della Questura di Milano la notte tra il 15 e il 16 dicembre del 1969.
Ricordiamo anche Saverio Saltarelli ucciso un anno dopo mentre manifestava per affermare che Piazza Fontana fu una strage di Stato e che Pinelli era stato assassinato.
Scegliamo di essere ancora oggi nelle strade e nei quartieri della nostra città, tessendo reti solidali, antirazziste ed antifasciste; scegliamo di essere complici con quante e quanti in ogni angolo del globo resistono alla paura, alle speculazioni, alle dittature, alle guerre, proponendo pratiche di organizzazione dal basso, pratiche che rifiutano ogni confine, sia esso fisico o mentale.

Aiutaci a diffondere il giornalismo libero e indipendente.

Articoli correlati