Bologna: mille luci per non spegnere il Labàs

27 Agosto 2015 /

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di Sergio Caserta
La caserma Masini di via Orfeo è gestita dal centro sociale Labàs che l’ha occupata da circa tre anni trasformando un complesso abbandonato e fatiscente, in un luogo vivace con molteplici attività sociali e culturali, di integrazione, di lotta alla marginalità e convivialità. Ogni mercoledì si tiene il mercato di “campi aperti” associazione riconosciuta di produttori a chilometro zero che si sta affermando in tutta la città, vi s’incontrano gli abitanti del quartiere che è santo Stefano, non la Barca o il Pilastro, sono tutti soddisfatti della presenza del centro sociale e fanno acquisti.
E da un po’ ci portano anche i bambini perché è stato aperto Làbimbi uno spazio dedicato a loro, realizzato con il sostegno economico del servizio internazionale di volontariato civile che ha deciso di intervenire proprio qui per il valore del progetto. Nel piazzale campeggia un orto che più urbano non si può, è rigoglioso e ci crescono melanzane, peperoni, zucchine e altri prodotti che vengono vengono venduti o usati per cucinare. Sotto i portici che corrono per metà della struttura, in una grande sala, i ragazzi del Labàs, hanno realizzato un teatro con palco sopraelevato e si sta avviando una scuola di teatro e altre attività collegate, corsi di ginnastica, shiatzu ecc.,  c’è poi la falegnameria che è attrezzata per realizzare oggetti ed anche luogo di formazione per persone che hanno bisogno di imparare un mestiere.
Al Labàs c’è perfino una bio-pizzeria molto ben tenuta che sembra incontri molto favore, e si comincia la produzione di un’ottima birra artigianale. In cinque case adiacenti sono ospitate famiglie di migranti e senza casa, una trentina di persone che ci campano dignitosamente, avendo ristrutturato a loro spese luoghi fatiscenti. L’atmosfera che si respira è di una comunità serena, fatta di giovani e meno giovani, residenti e immigrati, una situazione piacevole, tutto fuorché degrado, anche se ciò che si sta realizzando è fatto con mezzi modesti e autogestiti, con buona volontà e capacità.

Sembra che non piaccia dalle parti dei palazzi del potere cittadino, dove le “regole” e la “legge”, in questi casi si applicano con fermezza a giorni alterni. Insomma il Comune ha finora rifiutato anche di discutere della situazione, senza prendere in considerazione nemmeno in via provvisoria e per un tempo determinato, la loro richiesta di regolarizzare un’attività che sta aiutando una fetta di città.
Il motivo sarebbe che la caserma Masini sia destinata ad altri progetti di ristrutturazione, cose grosse, di cui però non si hanno informazioni documentate se non che, ovviamente, si tratterà di appartamenti di lusso, garage che non devono mancare, albergo, negozi ecc. Un altro regalo alla rendita immobiliare come se non ce ne fossero già concessi troppi di regali a questi soggetti, interventi sui quali gli abitanti del quartiere vorrebbero essere informati e dire la loro, visto che stiamo parlando di una struttura pubblica.
Solo che forse il progetto non ha marciato ed ecco che per tre anni si fa finta di niente e si lascia di fatto che il Labàs continui nella sua esperienza ma senza alcun tipo di riconoscimento, ogni tanto un allarme, uno scossone ma tutto resta in silenzio. Poi di colpo viene staccata la luce, erogata da tre anni e c’era da sempre, ed anche li non si è potuta regolarizzar,  pur volendolo perchè non c’è un contratto; ora sembra che l’ENEL non possa più sostenere il costo dei consumi, ed allora perché non chiamare i ragazzi e informarli di questa decisione discuterne senza farli trovare davanti a un fatto compiuto come si fa con gli inquilini morosi che non sono?
Si finge di ignorare che li la gente ci vive, ci lavora e vi svolge altre attività che sono degne di attenzione come altre? Il sospetto è che “Pilato” (che a Bologna sta sempre più assumendo la raffigurazione del sindaco uscente), usi questi metodi per non apparire direttamente il persecutore dei centri sociali e mantenere la maschera poco credibile dell’uomo di sinistra, mentre sostanzialmente lavora per conseguire lo sgombero in tempo utile a mantenere il consenso, anch’esso traballante, dei suoi esigenti “grandi elettori”.
Ieri sera al Labàs c’erano centinaia di persone, accorse ancor più numerose del solito, per stare insieme, ascoltare musica, comprare agli stand del mercato, bere una birra e chiacchierare. Particolare: c’era anche più luce, tutti hanno portato una candela rispondendo all’appello, alcuni abitanti del quartiere hanno addirittura fornito pacchi di candele per aiutare la miglior riuscita dell’evento.
La birra era buona, ho incontrato un sacco di gente simpatica e di amici e mentre tornavo a casa, mi chiedevo perchè questa città che ha tante tradizioni positive, tante intelligenze e cultura, debba essere condizionata da logiche che si possono definire stupidamente autoritarie, senza sensibilità, senza capacità di visione e di gestione consapevole di fenomeni che appartengono a tutte le realtà urbane e che hanno ancora, fortunatamente, la dimensione di problemi risolvibili con buon senso, ma sembra che quest’ultimo non dimori più sotto le due torri.

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