Le menzogne sul ddl scuola e il cavallo di Troia delle "assunzioni"

23 Giugno 2015 /

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di Andrea Avantaggiato, docente di musica nelle scuole medie, precario
Mancano pochi giorni alla fine dell’anno scolastico e circa 130 mila insegnanti sono pronti a svuotare il cassetto dalla sala docenti e a salutare i colleghi e le colleghe, nella vana speranza di poterli incontrare di nuovo a settembre. Il 1 luglio questo esercito di persone si farà rilasciare dai Centri per l’Impiego lo “stato di disoccupazione” per poi nella stessa giornata fare richiesta all’Inps per il sussidio di disoccupazione. Un rituale mesto che lo Stato italiano riserva a queste persone da 15-20 anni a questa parte.
Quest’anno però, oltre alla pena e allo sconforto, ci saranno anche tanta rabbia e tanto fastidio. Perché il governo da 9 mesi sta giocando in maniera strumentale con le vite e le aspettative di queste persone, usandole e comprimendole dentro un cavallo di Troia. Scopo del gioco? Far approvare un disegno di legge che, con la scusa delle 100 mila assunzioni, distruggerà in un colpo solo la libertà di insegnamento, l’uguaglianza di tutte le scuole della Repubblica, la continuità didattica nei percorsi formativi e le pari opportunità dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze.
Sgomberiamo subito il campo dall’equivoco di fondo e dalla menzogna più evidente intorno al ddl scuola: non ci saranno 100 mila assunzioni semplicemente perché ci sono già 130 mila persone “assunte” i cui contratti vengono stipulati i primi di settembre per terminare il 30 giugno, “stabilmente”, ogni anno. Nessun posto in più, nessuno.

Se finalmente si procede alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro è perché il 26 novembre 2014 (ma la notizia era nell’aria da mesi) la Corte Europea ha sentenziato l’illegittimità della reiterazione dei contratti a tempo determinato per il personale del mondo della scuola. E se l’Italia non regolarizzerà questi contratti rischia una multa salatissima. Che costerà più della stabilizzazione dei precari. Se Renzi, Giannini e il Pd pensano di poter ricattare il mondo della scuola usando strumentalmente l’esercito dei precari si sbagliano di grosso e queste settimane di lotte, di scioperi e di presìdi lo stanno dimostrando.
Un altro nitrito del cavallo di Troia del ddl Renzi/Giannini è il perentorio “finalmente investiamo nella scuola pubblica”. Falso. Non sarà il pubblico ad investire, ma i privati, le fondazioni, le grandi aziende. È la morte della scuola gratuita, unica e pubblica. Chi ha degli interessi (privati) avrà la possibilità di finanziare (e poi dedurre dalle tasse il 65%…) una singola scuola, la “propria” scuola “pubblica”. Con evidente disparità tra zone ricche e zone povere del Paese e con pericolosissimi intrecci tra capitali finanziari e libertà di insegnamento.
Ma non solo: i/le dirigenti potranno scegliere la propria squadra docenti. Nella “migliore” delle ipotesi i/le presidi delle scuole finanziariamente più solide faranno di tutto per avere docenti eccellenti, lasciando alle scuole più “povere” i docenti meno esperti. Nella peggiore (e temo comue) ipotesi avremo a che fare con clientelarismo, leccaculismo, appiattimento all’ideologia della dirigenza o del finanziatore di turno. Libertà di insegnamento, questa sconosciuta. Ma non è finita qui: ogni tre anni i/le presidi potranno cambiare docenti, precarizzando a vita tutta la classe docente. E per proprietà transitiva precarizzando a vita studenti e studentesse che potranno scordarsi per sempre la continuità didattica.
Il simpatico Renzi ha avuto recentemente anche l’ardire di annunciare una conferenza nazionale per luglio per ascoltare il mondo della scuola dimenticando che quel mondo è già stato consultato, on line e con numerosi incontri, sin da novembre. Poi ci sono state le audizioni sia alla Camera che in Senato. E vari scioperi. Genitori, alunni/e e insegnanti sono dalla stessa parte, da novembre. Chi vive la scuola tutti i giorni non vuole questa riforma e lo ha già detto e fatto capire in tanti modi. A parte Confindustria, naturalmente e coerentemente.

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