La piscina di Bologna? È ancora a secco

19 Giugno 2015 /

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di Silvia R. Lolli
Alla fine di agosto 2013 avevamo chiesto all’assessore allo sport di Bologna Rizzo Nervo in quale situazione versava la piscina comunale dello Stadio Comunale di 50 metri, unica a Bologna di questa lunghezza. Ci rassicurò che i nuovi lavori si sarebbero conclusi per rendere nuotabile la piscina nel 2015. A noi interessava averla almeno per la stagione estiva, invece come si vede dalle foto non è praticabile neppure quest’estate. È vero che il 2015 comprende anche gli ultimi mesi dell’anno, quando inizierà la nuova stagione sportiva, ma non sarà aperta al pubblico come normalmente succedeva fino a quindici anni fa! Ne usufruiranno solo le società sportive.


Foto di Silvia R. Lolli

Sarebbe stato meglio spiegare i veri problemi senza indicare alcuna data, ma informare su chi decise lo scempio e chi soprattutto firmò i progetti. Da tanti anni facciamo queste domande. Forse si scoprirebbe un concorso di colpa fra politica, tecnici strutturali per progetti sbagliati e associazionismo sportivo che ricordiamo fece di tutto per avere una piscina coperta di 50 metri. Oggi rimane, come sempre, un’opera pubblica, un bene comune tra l’altro storico, ancora in manutenzione dopo più di dieci anni e che sta cambiando la sua fisionomia (vedi foto). Forse scopriremo tra un po’ cambiate anche le sue funzioni?

A questo punto ci auguriamo solo che nel 2016 non ci sia un’inaugurazione in pompa magna, magari finalizzata alle elezioni amministrative del prossimo anno. Sarebbe una pessima idea per lavori di ristrutturazione che non ci sono mai sembrati necessari per un impianto costruito negli anni Venti appositamente, cioè solo, per il nuoto estivo. Era poi un impianto costruito con pochi danari e in breve tempo. Oggi a noi bolognesi rimane l’attesa di riapertura e il costo enorme dei mutui che il Comune dovrà pagare.
Questi ultimi li possiamo trovare in bilancio o sono extra-bilancio? Per quanti anni saranno da pagare e qual è la quota annuale addebitata? Ancora non ci è stata data nessuna risposta alle domande poste più di un anno fa. Non vediamo importanti passi avanti nel settore sport in questi cinque anni, ma un lento e progressivo peggioramento. Non vorremmo neppure osservare che dietro questa penosa faccenda, nella quale si può leggere solo la pochezza della politica bolognese da molti anni a questa parte, si nascondano altri interessi verso questa struttura.
Le vicende del Bologna FC e delle continue richieste di spazi di un calcio, sì professionistico ma poco sano, non vorremmo nascondessero usi diversi dell’ex piscina scoperta, ormai ampiamente deturpata. Ci continuiamo poi a chiedere come mai la Sovraintendenza alle Belle Arti per questi impianti sportivi lascia cambiare così tanto l’originario profilo che è pur sempre d’interesse storico. Purtroppo questa è una vicenda in cui ormai nel ricordo si disperdono le colpe individuali, tecniche e politiche, colpe mai chiaramente fatte conoscere, cioè rese trasparenti.
È una politica che ancora oggi pensa solo a delegare le sue funzioni, per esempio la gestione di beni pubblici, come gli impianti sportivi, ad altri soggetti più o meno di tipo privatistico, senza magari soppesare e valutare appieno tutti gli aspetti tecnici e manageriali oltre che di manutenzione del bene che rimane di proprietà pubblica e di contesto; basta pensare all’incapacità dimostrata nel delegare alla Corda Frates l’impianto Baratti, ex Sferisterio, che alla fine di marzo è stata denunciata sui giornali della città e che ha evidenziato la relazione con un imprenditore tarantino accusato in quei giorni di associazione mafiosa.

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