di Nicoletta Folli
La proposta alternativa è piuttosto semplice: perdere l’abitudine italiana di correre in soccorso del vincitore. Dobbiamo invece cercare di rallentarne la marcia trionfale in senso autoritario con qualche sassolino nelle scarpe, creando un circuito condiviso di difesa dell’etica e della Carta Costituzionale. In questa ottica è molto importante creare una “Carta del Cittadino” che ne riporti i doveri e un “Codice di comportamento degli amministratori locali”.
La corruzione
Indubbiamente soffriamo di un pregiudizio culturale: chi ruba è un farabutto, mentre chi ruba per il partito in fin dei conti non lo fa per sé e quindi è più moralmente accettabile. In realtà si tratta di un crimine peggiore, in quanto diventa un sistema di corruzione della democrazia con effetti enormemente moltiplicati. In Italia il livello delle attività illegali è purtroppo altissimo e produce una distorsione profonda di tutti i processi democratici.
Per quanto riguarda il percorso della legge elettorale, è vero che non esiste il sistema perfetto e che ogni sistema ha i suoi pregi e difetti, ma questo particolare sistema elettorale, in combinazione con le riforme costituzionali, è particolarmente pericoloso in quanto potenzialmente allenta o annulla i controlli, i pesi e contrappesi previsti dalla Carta concentrando enormemente il potere in un numero limitatissimo di soggetti.
Chi beneficia di tutto questo?
Il movente nascosto di tutto questo sembra essere quello di garantire un flusso di ricchezza concentrato nelle mani di pochi a svantaggio degli altri. L’aberrazione principale consiste nel fatto che assistiamo a una “corruzione a norma di legge”, i cui appetiti ormai sono così smodati e protetti da far perdere ogni pur minima ed elementare forma di cautela o pudore.
Per quanto riguarda le opere pubbliche, più l’opera è inutile e meglio è per foraggiare il sistema, in quanto non si deve rispondere delle aspettative create nelle comunità locali.
Perché tutto questo avviene in Italia?
Un secolo fa alcuni Paesi quali la Svezia erano più corrotti dell’Italia. Cosa è successo nel frattempo per invertire la tendenza e porre l’Italia fra i primi tre paesi più corrotti, con la Grecia e la Bulgaria? Esiste una ragione antropologica? Religiosa? Culturale? Facendo raffronti a parità di altre condizioni (sembra che le religioni senza organizzazione gerarchica siano meno inclini alla corruzione ma l’Austria e la Baviera sono ad esempio cattoliche come noi…) si può documentatamente affermare che le ragioni principali sono tre:
- 1) la corruzione risulta la scelta economicamente e razionalmente più conveniente, in quanto si guadagna molto e si rischia poco. In Italia ci sono pochissimi condannati per questo tipo di reato e le aspettative di impunità sono altissime, ulteriormente rafforzate dalle leggi ad personam o ad aziendam, creando una vera e propria sindrome da impunità;
- 2) l’inquinamento della democrazia attraverso il furto sistematico a favore dei partiti ha di fatto abbassato le difese, gli anticorpi sociali. Non ci sono abbastanza resistenze morali, non c’è abbastanza allarme sociale, a volte manca persino la percezione del fatto che si stia commettendo un crimine.
- 3) C’è un fortissimo meccanismo di autoregolazione interna alla rete dei corrotti, per cui ci sono soggetti (di solito famiglie mafiose) che diventano garanti dei patti fra i vari attori (una sorta di forza dell’ordine-magistratura paralleli). Si forma cioè una rete di interconnessioni molto strette: chi garantisce che la percentuale di tangente pattuita sia rispettata? Chi che quell’appalto sia effettivamente assegnato, come promesso? Ci sono soggetti che si incaricano di far rispettare le regole e puniscono coloro che non ci stanno, come il Buzzi di turno (si può supporre molto più severamente delle istituzioni falsamente ipergarantiste)
Esiste peraltro una sorta di galateo della corruzione, regole rigide che si devono far rispettare: un linguaggio ed atteggiamento specifici, non fare troppe domande non essere troppo curiosi. Le percentuali sono in genere prestabilite e non vanno ogni volta pattuite e questo semplifica molto i rapporti fra chi appartiene a questo sistema.
La pratica della corruzione viene a volta trasmessa di padre in figlio, con elenchi e contatti consolidati. L’illegalità diventa di fatto legalizzata. La mafia non è tanto il soggetto corruttore (può essere anche questo) quanto il soggetto che favorisce e tutela la corruzione. In Sicilia, paradossalmente, tutto funziona in modo più disciplinato, alcune famiglie mafiose hanno come funzione esclusivamente quella di regolazione della corruzione.
In questo meccanismo ovviamente si forma una rendita parassitaria che succhia risorse pubbliche. Se si privatizza si fa il gioco della corruzione, creando posizioni di monopolio e maggiore facilità negli accordi sotterranei. Negli paesi in cui lo Stato amministra le risorse pubbliche, nonostante il contrario luogo comune, c’è meno corruzione.
Esiste di fatto uno spoil system all’italiana, che persino penalizza il merito, con gli effetti deleteri che tutti conosciamo. I membri del sistema si conoscono e riconoscono, si cooptano e selezionano sulla base della propria disponibilità e ricattabilità, creando il partito unico degli affari. Purtroppo anche molti che non sono direttamente coinvolti nel sistema delle tangenti si mostrano acquiescenti e di fatto consentono il perpetuarsi del sistema.