di Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi
Per chi non lo sapesse, il Campo di Belzec (in Polonia) è uno dei peggiori lager nazisti, anche se meno conosciuto rispetto ad altri. Le cifre parlano da sole: 522.600 ebrei uccisi, nel giro di pochi mesi; 430 ebrei uccisi nel corso di esperimenti; 1.500 cattolici polacchi sterminati. Questo campo, al momento dell’imminente liberazione, fu fatto saltare dagli stessi nazisti. Rimase solo una casa, che ospitava la kommandantur e che è diventata il simbolo – museo del lager.
Adesso, le Ferrovie delle Stato della Polonia, proprietarie del suolo, e quindi dell’insieme, mettono all’asta anche quest’ultima testimonianza del lager; si dice, per ragioni economiche; ma il dubbio è che, sotto ci sia un problema di rimozione del passato (di tutto il passato), se è vero che – di recente – abbiamo dovuto occuparci di un altro problema di smantellamento (il “memoriale” italiano di Auschwitz). Sembra proprio che si voglia dare una mano ai negazionisti, togliendo di mezzo i ricordi “materiali”, mentre stanno scomparendo le ultime testimonianze orali.
Questo è davvero grave, perché la memoria è sorretta anche da qualcosa di tangibile, che assuma il valore di simbolo ed imponga a tutti la volontà di conoscere ciò che realmente è avvenuto in un dato luogo. Ricordo che a Dresda, che fu totalmente ricostruita dopo micidiali bombardamenti, fu lasciato volutamente, in centro città, un gruppo di edifici, semidistrutti dalle bombe, a perenne ricordo dei frutti di una guerra spaventosa, da qualunque parte provenissero i bombardamenti e i danni ad intere città, qualche volta addirittura di città d’arte e di cultura (come, appunto, nel caso di Dresda).
Adesso, si lasciano andare in rovina diversi campi di sterminio, si tolgono di mezzo i “memoriali” costruiti proprio per ricordare; e si pensa addirittura di liquidare gli ultimi resti di un campo in cui avvennero fatti terribili e furono condannati a morte moltissimi ebrei, ma anche un certo numero di cristiani, nel giro di pochi mesi. Non si può che ribellarsi di fronte a questo sistema vergognoso; e non si può che cercare di farsi sentire, anche con le istituzioni europee, perché la memoria sia tutelata e conservata, anche come esempio ed ammonimento per il futuro.
Bene ha fatto l’ANED a reagire con forza e sdegno, con un appello rivolto all’Alto Rappresentante della UE per gli affari europei; un appello che condividiamo pienamente, ma che vorremmo estendere anche a Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, perché di questa vicenda si occupi anche il Parlamento, oltreché – ovviamente – la Commissione (che ne è, in sostanza, l’esecutivo). Bisogna, peraltro, operare in fretta, perché l’asta – a quanto risulta – è fissata per il 22 giugno.
Saprà, almeno in questo, l’Europa essere unita, per scongiurare quello che è un vero scempio ed un oltraggio alla memoria, oltre che un inammissibile regalo ai negazionisti, che ancora continuano a imperversare anche sulla rete? Penso anche che sia il caso che della questione si occupi il Governo italiano e, in particolare, il Ministro degli esteri. Poiché, a quanto pare, la mettono sul piano rigorosamente economico (che vergogna!), non si può neppure ipotizzare una interferenza illecita negli affari di un altro Stato.
Le nefandezze non hanno confini; e dunque bisogna che tutti si adoperino, nell’ambito delle rispettive competenze, perché la ex kommandantur di Belzec resti al suo posto, per ricordare a tutti a quale livello di barbarie e di ignominia si può arrivare nel corso di una guerra e di una linea di persecuzione totale dei “diversi” e quindi per pronunciare – tutti insieme e ancora una volta – un fortissimo “mai più”.
Questo articolo è stato pubblicato sul sito dell’Anpi il 9 giugno 2015