Dae, Tfa, Siss, concorsi, graduatorie: tutti i nomi della precarietà scolastica

18 Maggio 2015 /

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di Silvia R. Lolli
Qualche giorno fa il neo maestro ci catechizzava con l’aiuto di una lavagna, neppure LIM alla faccia della scuola 2.0 (!). La messinscena forse voleva ricordare il Maestra Manzi; povero Manzi se da lassù ha guardato questa caricatura. I primi due punti:

  • 1) alternanza scuola lavoro
  • 2) cultura umanistica

Non è una contraddizione nei termini? Tralascio ulteriori riflessioni. Intanto, dopo lo sciopero del 5 maggio, che ha fatto vedere ciò che il sondaggio ha continuamente nascosto, cioè i tanti contrari, c’è finalmente un titolo politico che dovrebbe essere lo slogan per chi ha cuore la scuola statale, quella della repubblica costituzionale: fermare il disegno di legge, stralciare le assunzioni.
A Radio Anch’Io il capo (ormai questo è il termine che si può utilizzare senza problemi) del Governo ribadisce che le assunzioni dei precari non verranno stralciate dal ddl della buona scuola. Ricordiamo ddl derivato dal sondaggio online e solo in parte off-line, perché l’ascolto non è stato ampio, ma solo indirizzato, quindi con scarso valore.
Le forze democratiche, molte di queste fuori dal Parlamento e certamente dall’attuale Governo, continuano a chiedere di tenere ben distinti gli obblighi europei (dovremmo pagare penali!) di assumere i precari della scuola. Renzi insiste, del resto il diktat del neoliberismo che da anni sta assediando i nostri principi costituzionali e democratici per i quali la scuola statale assume un’importanza fondamentale e sbandierata ormai solo per demagogia, gli impone tutto ciò.

Ciò che non è riuscito ad un partito che doveva essere più neoliberista del PD, Forza Italia, riesce oggi (ed il Pd sta facendo la fine della neve al sole) in modo più facile ad un partito social democratico: la privatizzazione della scuola italiana. Le strategie in guerra sono tante e per ogni paese possono essere diverse; per l’Italia l’annullamento dei principi democratici voluta dalla Troika, dalle maggiori agenzie di rating internazionali (pardon statunitensi ed inglesi) e da chi fa i mercati speculativi, può riuscire a passare con un governo che si è detto di sinistra fin da subito.
In questo quadro sta il ddl di legge governativo sulla scuola, per il quale si dovrebbe dare spazio a chi sta obiettando e vuole difendere i valori costituzionali ancora scritti negli artt. 3, 33, 34. Qualora passasse il ddl il Presidente della Repubblica lo re-invierà alle Camere, visto la sua chiara incostituzionalità?
Non c’è nessuna ragione per mantenere in questa proposta di legge anche la parte relativa ai precari, se non appunto quella legata ad altre leggi come al jobs act o al maggior potere e maggiori disponibilità di risorse umane a poco prezzo che si vogliono dare ad un’imprenditoria di rapina come quella odierna.
Non c’è nessuna ragione di fare presto, evitando accuratamente le discussioni parlamentari (il premier oggi dice che ascolta ma farà come deciso!), se non quella di cancellare la scuola statale per farne una scuola di classe. Non c’è nessuna ragione di tacitare l’opposizione perché si ha paura di perdere, se non quella di costruire una scuola asservita all’economia e ai deficitari vuoti di bilanci, statali ma foraggiati dalle bolle speculative mondiali continue.
Le ragioni governative passano, dimenticando che la commissione parlamentare scuola ha ancora un presidente, Galan come scritto sul sito, che ci risulta inquisito (ancora agli arresti domiciliari come mise al corrente il deputato Valente in un incontro pubblico di due mesi fa?). Certo una commissione può lavorare anche senza presidente.
Ragioni diverse rispetto a chi non è d’accordo di dover ancora dimostrare con ulteriori concorsi la propria competenza di insegnanti, quando la stessa è stata finora utilizzata per chiudere le falle di un sistema di reclutamento da troppi anni in balia di politici più interessati al proprio elettorato che al bene della scuola. Anche stavolta si parla della buona scuola e non per esempio della scuola del benessere. Che non è certo dei politicanti, ma di chi deve sostenere tutti i giorni il proprio lavoro che sta nelle relazioni didattiche con gli allievi.
Tornando ai concorsi, leggiamo, con l’aiuto delle informazioni che si ritrovano su internet: il capo del dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione è un posto vacante; i vertici del Ministero, da Francesco Luccisano (segreteria tecnica della ministra Giannini) a Alessandro Fusacchia hanno competenze lontane dall’istruzione e dal loro curriculum vitae non sembra proprio che abbiano sostenuto concorsi per il ruolo occupato e neppure che si siano mai occupati di istruzione anche per la loro età abbastanza giovane; tra i vertici solo Gargano Marcella vice capo gabinetto ha un curriculum dal quale emerge una competenza giuridica che le ha permesso di sostenere e vincere concorsi pubblici e ci sembra l’unica almeno ai vertici!
Luccisano e Fusacchia hanno scritto il testo del sondaggio La Buona Scuola da cui il ddl del Governo; si possono leggere ulteriori informazioni sul questo sito. Da almeno vent’anni i vari ministri hanno utilizzato consulenze esterne, sempre ben pagate.
All’interno del MIUR si è fatta piazza pulita di dirigenti e funzionari assunti per concorso. Spesso, in nome di falsi risparmi e di una mal posta efficienza non si sono rimpiazzati anche negli uffici periferici, dirigenti ed altri tecnici, ma ci si è avvalsi di consulenti spuntati dall’esterno più per ragioni politiche ed amicali. Sarebbe bello poter conoscere i veri numeri di questo depauperamento delle nostre istituzioni.
Rimanendo al solo problema dei precari si potrebbero fare semplicemente sanatorie ad un sistema che ha cambiato negli ultimi anni continuamente le procedure per il reclutamento delle risorse umane; si chiede ora il concorso a chi non sarà inserito nelle scuole invocando la direttiva europea; sono magari i docenti che hanno fatto corsi universitari considerati abilitanti fino a poco tempo fa! Da noi non è mai certo nulla, e con questo ddl neppure per chi è di ruolo da molti anni.
Invece di sanare definitivamente una situazione, ingarbugliata nel solito italico modo, si vuole oggi fare una legge quando per mettere in ruolo docenti bastavano Decreti Ministeriali o ordinanze. In questo momento non voler stralciare dalla proposta governativa le assunzioni a tempo indeterminato dei precari, l’elemento più urgente da fare e di vera competenza governativa, vuol dire solo voler imporre una visione della scuola

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