Solidarietà, giustizia, innovazione: ecco perché serve la Coalizione Sociale

27 Marzo 2015 /

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di Michele de Palma, coordinatore nazionale Fiat-auto della Fiom-Cgil
Ho riscontrato direttamente (essendo stato ospite a Piazza Pulita) una certa aggressività di politici e giornalisti nell’affrontare il tema coalizione sociale promosso dalla Fiom. Tutti questi “illuminati” che mangiano “pane e volpe” pensano che facciamo i furbi, che ora non si può dire che si fa un partito ma alle elezioni di certo ci sarà. E via con sondaggi, retroscena, vestiti cuciti addosso e scomuniche pubbliche.
È comprensibile che in politica, in quella politica, valgono moltissimo la tattica, il posizionamento, le omissioni e le dichiarazioni allusive, i si dice una cosa ma se ne fa un’altra, ma se c’è una cosa che è valsa, nel bene e nel male, l’identità della Fiom è il fare sempre quello che si dice. Una coerenza che costa tanta fatica, molti attacchi ma che costruisce col tempo un rapporto di fiducia con i metalmeccanici ed oggi anche con i precari, gli studenti e in generale la cosi detta opinione pubblica.
Il cammino, la marcia per costruire la coalizione sociale, non è un modo di dire in altre parole, costruiamo la sinistra. In tanti si stanno cimentando con questa questione nel mondo politico, perché come comunemente si sostiene “i vuoti in politica si riempiono”. Se la Fiom, avesse voluto iniziare un percorso per fondare un nuovo partito, lo avrebbe fatto in chiarezza innanzitutto con i metalmeccanici: ma perché non un partito? Del resto la storia anche nell’Inghilterra di fine 800 vide il sindacato porsi il problema della rappresentanza diretta in politica e sappiamo come è andata a finire sulla “terza via”.

Nell’avanzare la proposta di un cammino per la coalizione sociale c’è tutta la consapevolezza che il mondo dipinto e squadrato nel 900 non c’è più da tempo e che non si torna indietro: il punto non è la dicotomia vecchio/nuovo ma se si è capaci di essere innovativi. Innovatori, non esibizionisti dell’ignoranza pensando che il fastmarketing sopperisce alla mancanza di visione.
Quello che manca, e non è risolvibile con uno che cinguetta come fosse primavera mentre siamo in pieno inverno, è una visione del futuro partecipata e solidale. Ma se provi solo a dire che una parte della crisi “d’identità” in cui versa l’Europa è che il patto socialdemocratico europeo è stato travolto dalla globalizzazione, trovi un “figlio di papà” che ti dice che non è un linguaggio smart e quindi sei out.
Il tentativo della Fiom di costruire una coalizione sociale parte dalla constatazione pratica che dal 2008 ad oggi, la crisi ha accelerato un processo di disgregazione e messa in contrapposizione delle persone già in atto da tempo. Nella crisi in pochi hanno aumentato le proprie ricchezze ed il proprio potere, si sono uniti e hanno condizionato le scelte dell’Unione Europea a tutti i livelli. L’Europa di Altiero Spinelli è stata soppiantata da una multiproprietà di cui fanno parte a vario titolo Governi forti (non il nostro), BCE, Commissione e le lobby delle multinazionali.
Al contempo chi ha pagato la crisi perdendo il lavoro, non trovandolo, riducendo salario e diritti, subendo le iniziative militari in Africa ed essendo costretto a migrare, è stato messo nella condizione di aggredire quello a lui più vicino. Gramsci scriveva che non si nasce cannibali, ma lo si può diventare se si è costretti su una zattera alla deriva dopo un naufragio. La coalizione sociale è il tentativo di unire quello che per convenienza e rendita le controparti vogliono dividere. La divisione parlamentare dell’emiciclo rimane destra centro e sinistra, ma nella società i profitti e la rendita hanno ridotto e spinto in povertà anche la “classe media”. C’è chi è spinto verso il basso perché messo in competizione e chi si unisce in alto per garantirsi una rendita.
Basti pensare al Jobs Act, propagandato come un provvedimento che estende i diritti mentre invece crea un regime di “apartheid” per i nuovi assunti che potranno essere demansionati, controllati e licenziati, e su cui le imprese riceveranno 24 mila euro in tre anni. Il sistema pensionistico che procede rapidamente verso i sett’anni per l’accesso alla pensione penalizzando sia chi è al lavoro (non facendo distinzione tra lavoratori usurati e no) che chi è alla ricerca di un lavoro. Il sistema sanitario e quello della formazione che si reggono sul sottosalario degli specializzandi e dei precari. Fino all’apoteosi dell’evento mondiale Expo costato milioni di euro in corruzione e retto con migliaia di giovani al lavoro ma senza salario: volontari.
La Fiom in coerenza con le proprie posizioni alle parole ha fatto seguire alle parole i fatti: per questo ha partecipato alle giornate a Francoforte contro le politiche europee e il prossimo sabato, 28 marzo, manifesterà a Roma. La coalizione sociale è mettere insieme le persone sulla base di un capitale di fiducia e di solidarietà per innovare i luoghi di lavoro e la società. È fare politica? Si, è fare politica, perché la politica non è un affare privato dei politici, ma la sovranità è del popolo e la Repubblica è fondata sul lavoro: di sinistra? No, costituzionale, magari per una Costituzione Europea.
Questo articolo è stato pubblicato sull’Huffington Post il 23 marzo 2015

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