Addio "Cinno": Casalecchio di Reno e Bologna piangono il partigiano Bruno Monti

22 Ottobre 2014 /

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Bruno Monti, foto di Repubblica.it
Bruno Monti, foto di Repubblica.it
È deceduto lo scorso 20 ottobre al policlinico di Modena, dopo lunga malattia, Bruno “Cinno” Monti, uno degli ultimi testimoni casalecchiesi della lotta partigiana. Un “esempio indelebile di uno spirito indomito impegnato a trasmettere con forza il significato della lotta di Liberazione”, ricordano il Comune di Casalecchio e l’Anpi che, in accordo con i famigliari, daranno l’ultimo saluto a Monti domani, mercoledì 22 ottobre.
Dalle ore 13,30 alle ore 16 sarà allestita la camera ardente presso la sala cerimonie del Municipio di Casalecchio. È previsto il picchetto d’onore. Alle 15,45 le orazioni ufficiali di Anpi con Ermenegildo Bugni (segretario provinciale) e Federico Chiaricati, della sezione di Casalecchio, il ricordo della nipote Ilaria e l’intervento del sindaco Massimo Bosso.
“Bruno si è speso senza risparmiarsi per coinvolgere i giovani e le scuole. Il modo migliore per ricordarlo è proseguire sulla sua strada”, dice Bosso. “Il dono più prezioso che ci ha lasciato Bruno”, sottolineano da Anpi Bologna, “sono i gesti di solidarietà e fratellanza nei confronti dei suoi compagni e delle giovani generazioni. Ai suoi due figli va il nostro pensiero e siamo loro molto vicini in questo triste momento di dolore”.

Nato a Medicina il 4 luglio 1928, Bruno Monti, giovanissimo, si iscrisse al partito comunista clandestino aderendo ai primi nuclei di antifascisti dai quali nacque poi la Resistenza. Assunse il nome di battaglia “Cinno” per la sua giovane età, militando nella 63ª Brigata Garibaldi “Bolero” costituita nella primavera-estate del 1944 nella zona a d ovest di Bologna tra la pianura e la montagna. Per la sua attività cospirativa contro gli occupanti nazisti ed i fascisti della Repubblica sociale, subì il carcere dal 3 marzo al 13 aprile 1945. Lascia due figli, Fiorenza e Daniele, il genero Alfonso e la nuora Eliana, quattro nipoti, Ilaria, Silvia, Giada e Federico e il piccolo Samuel, il pronipote.
Questo articolo è stato pubblicato su Repubblica Bologna il 28 settembre 2014

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