Bologna, "Quelli del martedì" e il calcio popolare

2 Maggio 2014 /

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Calcetto - Foto di Sapo
Calcetto - Foto di Sapo

di Sergio Caserta
“Gigi” Gigi sbotta: “Ma non puoi perdere la palla così, porc…”, sulla fascia arranco, passaggio corto a “Steve” Stefano, lui fa due serpentine poi un tiraccio secco a lato, fuori di poco. “Jill” Gilberto ridacchia “tanto te lo paravo!” “Leencio” Giacomo smista dal centro, lui ha il tocco ma “Kevin” Sabino (Il Presidente della squadra) non la tiene, e giù improperie digrignate all’evidente scarsezza atletica. “El fuser” Alfredo corre come un Leopard impazzito e la crossa a “Leader” Matteo, ma “Bomba” Francesco la ferma e rinvia. “Mauri” Maurizio spinge e allunga a “Geno ‘o ” Marco ma a volte l’interista ha il piede tenero… si allungano quattro occhiatacce e smorfie eloquenti!
Insomma ogni martedì che Dio comanda siamo lì sul campo del centro di via Zoni, rifatto, sintetico, morbido e finalmente anche gli spogliatori sono umani, anzi perfino belli, con le docce che funzionano sempre. Lo spogliatoio nel dopo partita è sempre il momento della verità, chi va sotto stavolta i “Blu” o i “bianchi”? Chi si prende gli sfottò? Chi si becca il sardonico buonumore di “Don Peppino” Pino?

Nello spogliatoio, pugliesi e campani, bolognesi (pochi) e foggiani, ritrovano nel confronto delle inflessioni linguistiche originarie, la risposta immediata all’allusione beffarda di chi ha vinto e la “masticata amara” di chi le ha prese. Poi ci sono quelli di poche parole che giocano bene “Salva” Andrea, “Minzo” Marco portiere di classe, “Isifelix” Isidoro che macina sulla fascia, “Schillaci” Salvatore e “Savinho” Francesco che qualche volta si riveste con la divisa da ferroviere. Insomma è la vita di Quelli del Martedì, consolidata compagine di amanti del calcio, semiprofessionisti, dilettanti da sempre, accomunati dalla grande passione.
Una squadra nata nel 2006, da un gruppetto di ragazzi della parrocchia San Giuseppe Cottolengo di Bologna, prima giocava nel campetto della parrocchia ma siccome era mal messo e molte volte per il maltempo dovevano rinunciare, prima si sono trasferiti in un campetto sintetico al velodromo, in pratica asfalto verniciato con poco entusiasmo, poi nel 2007 finalmente il grande salto nel campo sintetico di nuova generazione, dove le qualità tecniche possono esprimersi al meglio ed anche i meno dotati possono cavarsela, ora c’è un elenco di circa trenta calciatori, un successo!
Bologna è piena di queste squadre, ce n’è in ogni quartiere, in ogni azienda, ufficio, nelle università, lo sport popolare e amatoriale è una delle forme più diffuse di socializzazione. Da quando vivo qui, ormai da ventidue anni, potendo riprendere l’antica passione giovanile, anche se in età matura, ho conosciuto e giocato con molte squadre; è servito a inserirsi a conoscere meglio la città e il carattere della gente che gioca, dei bolognesi e no. Quanti ragazzi del Sud ed anche tanti ormai stranieri, trovano in quest’attività il modo di socializzare, fortunatamente esistono molti impianti, gestiti da società sportive che associano migliaia di persone che fanno tante altre attività, luoghi di aggregazione fondamentali per la vita sociale.
Questa caratteristica di Bologna e dell’Emilia di favorire lo sport popolare, il clima di cordialità che il più delle volte si respira, il senso collettivo del partecipare, indipendentemente dalla propria condizione sociale, dall’etnia, dall’età, dal linguaggio, rende questo sport popolare praticato, un “bene comune” da difendere. È auspicabile che queste scelte sagge di politica pubblica non vengano messe in discussione, magari da qualche pulsione ad accrescere il profitto a tutti i costi.
“Quelli dal martedì” sono strani e simpatici con tutti i soprannomi e le pantomine, accettano che anche una semi schiappa come me, possa sentirsi in squadra anche se gli anni che passano fanno pensare che il tempo di “appendere le scarpette al chiodo” non sia ormai molto lontano.
Questo articolo è stato pubblicato sul blog di Sergio Caserta sul sito del Fatto Quotidiano

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