di Valeria Parrella
Tra il poeta Lord Byron che parte dall’Inghilterra del 1823 e va in Grecia a sostegno della guerra d’indipendenza contro l’impero ottomano, e la signora del tram; tra i filoellenici che hanno sempre sentito (e io tra loro, ma da Napoli è facile) che quell’origine della civiltà cretese ci continuasse a fondare in perpetuo, e quindi andasse difesa con le unghie e con i denti, e la signora del tram; tra tutti questi, e la signora che ho sentito l’altro giorno dire in tram «speriamo di non fare pure noi la fine della Grecia», c’è una via di mezzo onesta e neppure troppo impegnativa: sentirsi già come i greci. Sentirsi come gli spagnoli e i portoghesi (con un ammirevole sforzo di immedesimazione qualcuno potrebbe anche sentirsi come i tedeschi e i francesi), e “sentirsi come” significa riconoscersi di “essere”.
Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena compiono con questo libro, Tsipras chi? Il leader greco che vuole rifare l’Europa un’opera meritoria: quella di raccogliere voci e testimonianze di un momento della storia d’Europa che potrebbe rivelarsi, già in un prossimo futuro, come un momento cardine: quello in cui i popoli si riappropriano della parola, sottraendola a chi per loro la nomina: burocrati e banchieri. Con interviste de visu, ma anche con lo sguardo pulito di chi, giovane, si interessa e interroga delle cose del mondo, i due autori percorrono le semplici e sacrosante ambizioni di un popolo, quello europeo, che non vuol considerare la propria esistenza come una concatenazione di sofferenza e sacrifici, ma piuttosto costruzione «su libero suolo come un popolo libero» – come dice il Faust di Goethe.
Fanno da sfondo all’intervista ad Alexis Tsipras dei manifesti che per due o tre generazioni di persone appassionate hanno significato modelli ed esempi civili e politici. Stanno sui muri del palazzo che ospita Syriza l’immagine di Allende e quella di Che Guevara: personaggi addirittura ovvi e inflazionati, se non fosse che c’è una differenza con quelli che alcuni di noi trovavano nelle loro case pristine, appesi lì da genitori sessantottini, e che quindi potevano apparirci vestigia nostalgiche. Romantici: proprio come Lord Byron. No, ancora una volta i nostri giorni sono un’età di mezzo tra la rivoluzione e la supina acquiescenza, giacché quei manifesti stanno a riproporre un esempio alto, in un momento, questo, in cui esigenze figlie di quelle che mossero allora Allende e il Che si ripropongono: ugualmente cogenti, e alle quali un politico, la politica dei cittadini, delle persone, le democrazie in senso etimologico sentono di dover dar risposta. Ecco che siamo già greci: Alexis Tsipras parla di smantellamento della sanità pubblica, e di «accorpamento delle classi scolastiche». E cosa c’è di diverso e di distante da quello che viviamo anche in Italia, e che ci sembra, prima ancora che ingiusto, disumano?
Il mio medico di base è greco, lui davvero, da parte di madre. Ha seguito con dolore la crisi, con terrore l’avanzata di Alba Dorata, con sollievo la crescita esponenziale della sinistra radicale che non ha accettato compromessi con il Pasok. Il mio medico è italiano, lui davvero, da parte di padre, e quando gli si presentano in ambulatorio i migranti senza permesso di soggiorno li cura, regala loro farmaci, prenota per loro analisi e radiografie. Poi mi dice, come un orizzonte raggiungibile e felice: «ti immagini come sarebbe bello se potessi farlo per Legge, e non “oltre” la Legge?». Questo. E tante altre e tanti altri così.
Questo libro è tutto, fuorché un instant-book, così come forse l’ha inteso l’Editore. Non lo è perché l’idea che vi aleggia dentro, sotto, che respira nelle interviste a Tsipras e nei reportage dei due autori sono incarnate, stanno lì, qui, da secoli, aspettano di realizzarsi o fanno capolino da eventi che le ricordano. L’esperienza di Tsipras mostra che l’idea di solidarietà e di condivisione, di coraggio e di attenzione alle persone, anticapitalistica – o, se non è più possibile, anti liberista – cioè un’idea che riporti al centro degli obiettivi e dell’esperienza le necessità di tutti, intesi come somma di ciascuno. Bene, quella è viva da molto e Alexis Tsipras ne è solo un megafono, come a volte compaiono su questo pianeta. Per amplificare un’esigenza e darle corpo, senso.
Questo articolo è stato pubblicato su Micromega Online il 18 aprile 2014