Bologna, l'esperienza del Kinodromo tra cultura indipendente e voglia di sperimentare

27 Marzo 2014 /

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del collettivo Kinodromo
L’11 novembre 2011 (una data non a caso, dato che si può scrivere anche come 11-11-11) a Bologna, chiunque fosse passato da Piazza Maggiore, avrebbe notato una coda di gente di fronte a un cinema chiuso. Per tre giorni, un collettivo informale, Santa Insolvenza, occupò la sala del Cinema Arcobaleno, senza gestione da cinque anni. In quell’occasione alcuni cineasti bolognesi proiettarono in quella sala le proprie opere.
Chiunque fosse passato dal Cinema Arcobaleno avrebbe conservato il ricordo di una vivacità che pochi cinema o festival possono davvero vantare. Dopo lo sgombero, inevitabile, nacque il movimento dei Cineasti Arcobaleno, un’assemblea aperta che ha raccolto al suo interno autori, tecnici, docenti e appassionati. Nel frattempo il cinema Arcobaleno resta chiuso, il Comune pare essere l’unico acquirente interessato, ma sulla destinazione nessuna notizia certa. Ma perché un cinema chiude?
Le sale locali, è noto, soffrono la concorrenza dei Multiplex. A ben vedere però anche i Multiplex subiscono una crisi di pubblico. Ma ad una tendenza si oppone sempre una controtendenza. Nascono nuovi modi di intendere la sala, partecipati, associativi, molto spesso legati al cinema indipendente: il Kino tra i primi, il Nuovo Cinema Palazzo e Il Cinema Aquila a Roma, il Beltrade e Macao a Milano, il Cinema del Carbone a Mantova e il Kinodromo a Bologna.

Dopo aver attraversato l’esperienza dell’Arcobaleno occupato, oggi noi di Kinodromo gestiamo per conto di un esercente, la SEAC film, parte della programmazione del cinema Europa, una sala del centro storico di Bologna.
La proposta di Kinodromo associa titoli indipendenti italiani e stranieri a eventi legati alla tematica del film, coinvolgendo associazioni del territorio, festival e artisti locali, e praticando una politica di prezzi calmierati. Sul libro bianco dell’Anica, l’Associazione Italiana Industrie Cinematografiche, alla voce esercente si legge:

“L’unica strada per il cinema di città, in concorrenza con i multiplex, è quella di offrire allo spettatore qualcosa di diverso da una normale proiezione” e continua ” spesso è lo stesso esercente che conoscendo il suo pubblico e il suo contesto di riferimento, deve immaginare eventi che agiscono come cassa di risonanza rispetto alla canonica programmazione”.

Kinodromo, fa esattamente questo, fianco a fianco con SEAC, garantendo un incremento del pubblico non solo nelle sue serate, ma per l’intera programmazione del cinema Europa.
Eppure Kinodromo programma film che non sfilano in lustrini e paillettes sui red carpet. Film come Kaspar Hauser di Davide Manuli, Klip di Maya Milos, che è distribuito dal Kino di Roma, o Stockholm di Rodrigo Sorogoyen, un film spagnolo finanziato esclusivamente con il crowdfunding che, dopo essere passato al Kinodromo, ha vinto un Goya (per intenderci il corrispettivo dei David di Donatello in Italia), hanno trovato da noi la visibilità che meritano.
Tutto ciò per dire che il cinema indipendente non è un cinema insostenibile, ma un cinema che agisce con una strategia e con mezzi diversi dalla produzione e distribuzione industriale, obbligato a dribblare la concentrazione di pochi titoli in poche mani, che sta uccidendo l’industria cinematografica Europea.
Un’interrogazione parlamentare UE, del 15 settembre 2011 portava alla luce una vecchia e tacita pratica delle major, cioè quella di ricattare gli esercenti, proponendo titoli scadenti associati a titoli di successo. In pratica se non proietti questo filmaccio con un Bruce Willis vecchio e bolso, che non ha fatto una lira neanche in USA, non potrai avere l’ultimo film di Scorsese che sbanca i botteghini. Ricatti.
Proprio guardando all’Europa, Kinodromo è un format esportabile, che potrebbe far funzionare non solo un cinema, ma un’intera rete. Una rete alternativa che associ tutte le realtà che dal basso stanno cercando di combattere il generale impoverimento del settore cinematografico. Lo scopo è creare un network in cui un’opera indipendente possa circuitare, totalizzare ingressi al botteghino, dando realmente alle produzioni un’occasione di distribuzione, senza essere strizzate tra titoli ingombranti che cannibalizzano il mercato.
Per un esercente potrebbe voler dire diversificare l’offerta, rispetto a miopi politiche di gestione, che mettono lo stesso film nelle multisala e nei parrocchiali per far cassa. Per un produttore indipendente cercare una via alternativa per poter totalizzare qualche proiezione a pagamento significa avere un opportunità in più di produrre il suo prossimo film, potendo passare il visto censura, e partecipare a bandi come il MIBAC o il Bando Media, che altrimenti gli sarebbero preclusi.
Produrre un film senza poterlo distribuire, uccide gli autori. Kinodromo è un’associazione nata dall’iniziativa di più di trenta volontari, autori, professionisti del settore e non, centinaia di collaboratori e una vasta rete di partner sul territorio, esattamente per questo scopo: salvaguardare non solo un cinema, ma il cinema indipendente, chi ci lavora, e chi lo apprezza, cioè gli spettatori. E per salvare noi stessi.

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