di Bruno Giorgini
Quando il 14 dicembre 1825 centinaia di membri della guardia imperiale – passati alla storia sotto il nome di “decabristi” – si riunirono attorno al monumento di Pietro nella piazza del Senato manifestando per una riforma costituzionale, lo czar Nicola I tra arresti, deportazioni, esecuzioni, praticamente li decimò. Però il seme è gettato, e comincia la leggenda di Pietroburgo, la città che ha osato ribellarsi, la città dove una piazza è diventata spazio pubblico di protesta e dissenso, cosa mai accaduta in Russia prima.
Fino ai decabristi avvenivano decine se non centinaia di insurrezioni contadine (sotto il regno di Nicola se ne verificarono circa 600 – seicento -), ma le città rimanevano in disparte, assenti, luoghi di privilegio dove la politica quasi sempre si riduceva alla chiacchera da salotto, alla corruzione dei pubblici funzionari, all’intrigo di Palazzo. Però il seme decabrista attecchisce nella Prospettiva Nevskij, ne alimenta la vivacità rendendola libera, o almeno fino a un certo grado non in balia della polizia segreta, che poteva certo sorvegliare ma difficilmente cogliere le interazioni molecolari le quali vanno a costituire una vita di strada multidimensionale strutturalmente irriducibile a un potere unidimensionale.
È questione di geometria e/o topologia. Difficilmente una geometria che intrinsecamente vuole e prevede tutti i corpi allineati sulla stessa retta, può avere ragione di una folla multidimensionale i cui componenti elementari, gli individui, si muovono e interagiscono zigzagando lungo traiettorie imprevedibili, vorremmo dire: libertarie. Secondo Berman in quegli anni:
La prospettiva Nevskij era, infatti, l’unico luogo a Pietroburgo ad essersi sviluppata e a continuare il proprio processo di sviluppo, indipendentemente dallo stato.
Così non sbuca dal nulla il misterioso cavaliere che il primo settembre del 1861 percorre al galoppo tutta la Prospettiva lanciando volantini indirizzati “Alle giovani generazioni”. Eccone uno stralcio:
Noi non abbiamo bisogno nè d’uno czar, nè d’un imperatore, nè d’un mito del signore (…) noi vogliamo alla nostra testa un semplice mortale (…) che capisca la vita del popolo e da lui venga scelto.
Il cavaliere solitario fa proseliti in fretta: il 23 settembre un centinaio di studenti percorre in corteo la Prospettiva manifestando per il diritto d’assemblea e allo studio in Università (l’Amministrazione aveva varato un insieme di provvedimenti che per un verso vietavano le riunioni pubbliche a studenti e insegnanti, per l’altro abolivano borse di studio e altri aiuti per gli studenti meno agiati). Anche qui uno stralcio del vivido racconto di uno dei partecipanti:
Era uno spettacolo ancora mai visto. Era una splendida giornata di settembre (…) per istrada s’accodarono le ragazze che cominciavano a frequentare l’università, ed una quantità di giovani di diverse origini e mestieri che ci conoscevano o erano semplicemente d’accordo con noi (…) Quando facemmo la nostra apparizione sulla Prospettiva Nevsij i parrucchieri francesi uscivano fuori dai loro negozi e gridavano coi visi animati e agitando allegramente le braccia: révolution, révolution.
C’è tutto quanto serve e fa bella una protesta urbana: le ragazze, i giovani di diverse origini e mestieri che s’accodano per strada, l’internazionale incarnata dai parrucchieri francesi che inneggiano alla rivoluzione. La geometria che si disegna nella prospettiva è veramente, come scrive Simone Weill, “figlia della rivolta operaia”, e madre. Da lì in poi si susseguiranno dissidenze fino all’insurrezione del 1905 e alla Rivoluzione del 1917.
Ecco quel cavaliere è oggi Tsipras, la lista dell’Altra Europa, che solitaria lancia volantini per una costituzione democratica europea spezzando il potere autocratico – allo stato attuale insindacabile e non contendibile – liberista della troika (FMI, BCE, CE) e della Germania di Merkel (ma l’SPD tedesca non è da meno) in funzione dello sfruttamento dei popoli e della rapina dei loro beni comuni, e diritti, sub specie di rigore, debito, patto di bilancio (fiscal compact). Non è dato sapere quando vedremo lo spettacolo dei giovani in corteo che occupano le piazze d’Europa anche se le rivolte di Sarajevo e Tuzla sono lì a un passo, e neppure quando e se nascerà una rivoluzione europea, ma intanto è importante che il cavaliere solitario Tsipras ne percorra le strade indicando un tracciato, lasciando un segno.
Questo articolo è stato pubblicato su Inchiesta Online il 16 marzo 2014