di Anna Longo
La storia di Salvo D’Acquisto è nota: un giovane eroe che ha salvato 22 vite sacrificando la propria, durante la rappresaglia delle SS a un attentato inesistente. La storia invece del luogo di memoria (la Torre di Palidoro dove avvenne il tragico evento) quella no, non è nota abbastanza. È per questo motivo che rilanciamo qui la recente proposta del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite (GATC), per il recupero e la fruibilità pubblica del sito: la stessa Torre Perla e il monumento dedicato a Salvo D’Acquisto, attualmente compresi all’interno di un’area privata, nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano.
Salvo D’Acquisto nasce il 15 ottobre del 1920 nel popolare rione di Antignano a Napoli. Arruolatosi volontario nei carabinieri, parte nel ’39 per la Libia, dove rimane ferito e poi si ammala di malaria. Dopo l’8 settembre del ’43 è vicebrigadiere al comando di Torrimpietra, a nord di Roma, sulla Via Aurelia. Poco lontano si insedia un reparto delle SS. Per la morte di due soldati, uccisi in realtà per l’esplosione accidentale di un ordigno, il comandante nazista denuncia un attentato e ordina la rappresaglia contro la popolazione locale.
I rastrellamenti portano nella Piazza di Palidoro 22 persone e lo stesso Salvo D’Acquisto, in qualità di responsabile della sezione dei carabinieri. Il brigadiere prova a dimostrare che non ci sono colpevoli per la morte dei due tedeschi, ma la decisione del massacro è ormai presa: il 23 settembre 1943 gli ostaggi vengono condotti fuori paese, davanti alla Torre Perla. Qui D’Acquisto si assume la responsabilità del presunto attentato, le 22 persone vengono rilasciate e fuggono, lui viene fucilato al grido di Viva l’Italia.
Siamo sul mare a nord di Roma, oggi Comune di Fiumicino, in un ambito di rilevante interesse naturalistico, storico e culturale, all’interno di una Riserva Statale istituita 17 anni fa. Lungo la costa sono numerosi i resti di ville romane di età repubblicana che ospitavano personaggi illustri (Pompeo, Giulio Cesare, Cicerone). La Torre Perla di Palidoro fa parte di un sistema difensivo di torri di avvistamento costruite per contrastare le invasioni saracene. Le funzioni delle torri erano di segnalazione (segnali acustici, di fumo o fuoco), di difesa, di demarcazione dei conini (giurisdizionali) e doganali.
Se vi era un avvistamento di imbarcazioni di briganti o un pericolo, dalla terrazza della torre partiva un segnale recepito subito anche a grandi distanze, cosicché dai manieri nell’entroterra o dalle altre torri costiere si potesse intervenire con rinforzi da terra e da mare. Fra Terracina (LT) e Porto Ercole (GR) le torri costiere erano una sessantina. Difesa, demarcazione dei confini (giurisdizionali) e doganali. Se vi era un avvistamento di imbarcazioni di briganti o un pericolo, dalla terrazza della torre partiva un segnale recepito subito anche a grandi distanze, cosicché dai manieri nell’entroterra o dalle altre torri costiere si potesse intervenire con rinforzi da terra e da mare.
Fra Terracina (LT) e Porto Ercole (GR) le torri costiere erano una sessantina. Rilevava anche Valerio Benelli in un articolo su “Patria Indipendente” del 28 novembre 2010, è solo in occasione di celebrazioni ufficiali che si può arrivare sul posto. Le visite periodiche organizzate dal Centro di Educazione Ambientale della Riserva si fermano sulle dune antistanti, pertanto la lapide e la Torre sono completamente negati alla fruizione pubblica. La stessa Torre è data in concessione a privati, e non si hanno notizie certe circa il suo reale utilizzo.
Una situazione inaccettabile per il GATC, che ha recentemente chiesto al Comune di Fiumicino di avviare “un accertamento formale sulla proprietà e/o gestione dell’area”. L’idea promossa dal Gruppo Archeologico del Territorio Cerite è che il sito deve ritornare alla collettività, che si incentivino da subito le aperture e le visite guidate, per poi istituire proprio all’interno della Torre “un polo museale che ne racconti la storia antica e moderna, anche attraverso le collezioni di materiale inedito custodito dai cittadini sulla Seconda Guerra Mondiale e su Salvo D’Acquisto”.
Un ruolo determinante in tale direzione spetta alla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici del Lazio, alla quale – secondo il GATC e altre associazioni del territorio – il Comune di Fiumicino dovrebbe immediatamente rivolgersi. Salvo D’Acquisto ha meritato tanti riconoscimenti, è stato insignito della Medaglia d’Oro, canonizzato dalla Chiesa come Servo di Dio, anche di recente in occasione dei 70 anni della sua uccisione sono stati inaugurati monumenti e vie a lui intitolate in varie parti d’Italia.
Sulla sua figura pesa una certa retorica, e da alcuni essa è stata perino strumentalizzata in chiave antipartigiana. Di questo parla Alessandro Portelli nel suo importante saggio “L’ordine è già stato eseguito: Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria” (Donzelli 2005). Eccone alcuni brani:
“L’innocenza di Salvo D’Acquisto consiste non solo nel non aver commesso l’attentato, ma nel fatto che l’attentato non c’è mai stato. È un martire della resistenza che non c’è (…). La lucidità altruistica di una persona che, invece che alla propria vita che sta per perdere, pensa a salvare la vita degli altri basta a sancirne la grandezza”.
Anche alla luce di ciò, determinante è ricordarlo nel luogo e attraverso il luogo dell’atto che lo ha fatto passare alla storia, un gesto grande e coraggioso, ma in fondo forse semplicemente inevitabile per chi è arrivato a compierlo. Davanti alla Torre di Palidoro possiamo incontrare Salvo, la sua anima giovane, la sua iera “lucidità altruistica”. Davanti a quel mare, testimone diretto della vicenda, possiamo provare a sentire le sue emozioni e quelle dei 22 salvati.
Mentre il tempo passato è ormai irraggiungibile, i luoghi sono sempre fisicamente presenti, nei luoghi possiamo entrare in contatto direttocon la storia, essere nella storia. Piuttosto che medaglie, percorsi di beatificazione, e nuovi monumenti, credo che Salvo desidererebbe un luogo dove tornare inalmente ad essere fra la gente, lui che per la gente ha dato la vita. Un luogo accessibile a tutti.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di gennaio 2014 di Patria Indipendente, la rivista dell’Anpi