di Claudio Cossu
Aveva già iniziato, qualche tempo addietro, Roberto Di Piazza, quando rivestiva il ruolo istituzionale di sindaco di Muggia (Trieste), con la sua politica goffa di regressione antistorica e avverso la dignità dell’uomo. Mal consigliato certamente, intendeva allora dedicare uno spazio di quella cittadina a Niccolò Giani, fondatore e “maestro” di mistica fascista negli anni “30”, nonché violento antisemita. Morto in Albania per il duce nel 1941.
L’operazione non gli riuscì per la forte e vigile reazione della Comunità ebraica di Trieste. Poi, divenuto Sindaco di Trieste, sorretto e spinto dalla Giunta nostalgica del Comune – anni 2007- 2010 circa – volle dedicare uno spazio della città al giornalista fascista Mario Granbassi, emblema e portavoce del fascismo locale di indubbia rilevanza (Il giornale del Guf di Trieste era dedicato al suo nome, riferimento sicuro e obbediente al regime).
Morto nel 1939 combattendo in Spagna, con le milizie del sanguinario e golpista Francisco Franco, duce della falange e dei violenti reazionari spagnoli, invocando il nome di Mussolini e di quel regime repressivo e antistorico. L’operazione riuscì, pur avendo il dissenso e la disapprovazione della cultura e della politica progressista ed illuminata di tutto il Paese. Ma la giunta retriva e nostalgica aveva la maggioranza in quei tempi e nulla si poté fare per contrastare quella dissennata decisione.
Ora, dopo quasi cinque anni, il Di Piazza è tornato svolgere le funzioni di Sindaco di Trieste (sebbene eletto da un elettorato esiguo e quasi dimezzato) e continua, dunque – anche se notoriamente ispirato da elementi reazionari e repressivi – nella sua politica di chiusura, proibizionismo e di pregiudiziale negativismo verso i più deboli e fragili appartenenti alla comunità, ostile a tutto ciò che si apre ai diritti civili ed alla libertà. In una città di apertura e di accoglienza, multietnica e multilingue : la città “del da, del ja e del sì”.
Un ossimoro. Cerca di contrastare la concessione dello spazio di Piazza Unità per ricordare la triste ma storicamente rilevante ricorrenza della proclamazione delle leggi razziali , avvenuta proprio a Trieste, da parte di Mussolini, il 18 settembre 1938. E in questi giorni vorrebbe ammainare lo striscione a favore dei diritti civili, contro ogni forma di tortura e di repressione, striscione degno del pensiero di Cesare Beccaria e della ” dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” del 1789, per arrivare fino alla ” Dichiarazione, adottata dalle Nazioni unite nel 1948″, scritto che invoca la verità per Regeni. Nonostante il dissenso e la disapprovazione di eminenti uomini di cultura, artisti e filosofi levatisi da tutto il Paese.
Verità per Giulio Regeni: scriviamolo noi in tutti i luoghi, su tutte le vetrine, sui luoghi più visibili e noti della città. Ma non si accorge, il Sindaco attuale, che così conduce una città verso l’oscurantismo, contro la Storia e le battaglie di civiltà, trascinandola in un mare di ridicola, tragica e goffa arretratezza? Fino a quando i cittadini potranno tollerare tutta questa empietà? “Usque tandem”…