Biomasse nel bolognese: l'Europa non ha dubbi, i residui sono rifiuti e non concime

7 Marzo 2014 /

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di Massimo Corsini
Dall’Europa alla Provincia. Con la maiuscola, perché è qUella di Bologna. La risposta dello scorso dicembre del commissario europeo all’Ambiente Janez Potočnik a un’interrogazione relativa allo Spandimento dei digestati prodotti dalle centrali a biomassa da parte dell’europarlamentare Pd Andrea Zanoni, è arrivato fino a Palazzo Malvezzi.
Il famoso “digestato”, il residuo del processo di fermentazione anaerobica che avviene all’interno dei digestori degli impianti a biogas, non sarebbe un fertilizzante bensì un rifiuto, e come tale dovrebbe essere trattato. Tuttavia, al momento viene riversato da molte aziende agricole come un concime sui campi senza sapere realmente quale effetto possa avere sui prodotti della terra, le sUe consegUenze sull’uomo e gli animali (nel caso dei mangimi).
La qUestione, dopo la “sentenza” europea, è immediatamente diventata oggetto di un’ulteriore interrogazione in Provincia da parte del consigliere di FI Giovanni Leporati che, rivolgendosi all’assessore all’ambiente, EmanUele Burgin, ha chiesto: considerato il recente accordo delle regioni Emilia Romagna, Veneto e Lombardia per conferire il mais contaminato da aflatossine, in seguito alla siccità della scorsa estate, negli impianti, quali controlli ha messo in atto la Provincia di Bologna? Sono state fornite comunicazioni adeguate ai comuni della provincia? Quali sono i comuni in cui si sparge il digestato e le aziende che lo fanno? quali misure sono state messe in atto per evitare che il residuo venga sparso?

Non ha risposto l’assessore all’ambiente, ma qUello all’agricoltura, Gabriella Montera, la quale ha prontamente ammesso che effettivamente la Provincia ha la competenza di registrare tutte le aziende che Spargono il digestato (ma di nomi non ne ha fatto nemmeno uno). Per quanto riguarda i controlli, qUelli spettano invece ai servizi sanitari territoriali e aggiunge che la Regione Emilia Romagna avrebbe incaricato il Crpa, il centro ricerche produzioni animali, per verificare la presenza delle famose “aflatossine”.
Il risultato è stato che la presenza all’interno del digestato di qUeste ultime sarebbe talmente minima da non generare alcuna preoccupazione. Infine, per qUel che riguarda la sentenza dell’Ue, per la Provincia la legge di riferimento è ancora la 334/2012, ergo il presupposto da cui parte l’interrogazione è del tutto infondato. Tradotto sembra voler dire che Provincia e Regione al momento, e non si capisce per quale ragione, non hanno ancora recepito la normativa europea in materia.
A parte il fatto che il Crpa, citato dall’assessore Montera, è una Spa tra i cui azionisti c’è proprio la Provincia di Bologna, di Modena, Reggio e camere di commercio varie, quindi non si tratterebbe realmente di un ente terzo incaricato delle analisi. Il punto è che nella risposta del commissario all’ambiente europeo Potočnik prevale un sano principio di precauzione per cui, pur essendo gli addetti ancora impegnati a definire cosa possa essere definito rifiuto in qUesta materia, al momento i digestati devono essere trattati come rifiuti. A maggior ragione qUesto ragionamento dovrebbe essere valido per qUei residui frutto della fermentazione di biomassa contaminata da microrganismi tossici come le aflatossine.

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