di Noemi Pulvirenti
Nonostante io abbia quasi trentanni e sia cresciuta con la tecnologia, spesso le variazioni continue dei social network mi mettono in crisi. Infatti non ho ancora capito perché devo visualizzare ogni singolo commento dei miei contatti verso persone, gruppi che non conosco. Ma non siamo qui per parlare della mia incapacità di stare a pari passo con Facebook.
Nelle ultime settimane si sono diffusi a mo’ di boomerang questi gruppi chiamati “Sei di città X se” dove le persone, con poche righe ma concise (simili più a dei tweet), raccontano aneddoti sui luoghi in cui sono nati o cresciuti, sui cosiddetti “scemi del villaggio” oppure semplicemente riportano esperienze lontane nella memoria.
Per curiosità mi sono addentrata nel gruppo del paese dove sono cresciuta, e in effetti spesso mi ha fatto sorridere ripensare a certi personaggi che erano scomparsi dai miei ricordi, o il nome dei giardini dove ci riunivamo, i nomi delle strade, quello del bidello delle elementari o l’insegnante delle medie che odiavo tanto.
Ma a un certo punto, più leggevo più riflettevo su quella memoria indotta, una madeleines proustiana telematica. Sul ricordare tutto non per una volontà personale, ma attraverso le parole di persone sconosciute, alcune conosciute e perse con il tempo. Se il tempo comporta anche la perdita di persone e ricordi, è giusto riportare la memoria in un gruppo Facebook? E a patto che sia utile per ogni singolo individuo, voler affermare attraverso gli altri la propria identità di appartenenza a un luogo ci fa sentire davvero uniti o è l’ennesima trappola di egocentrismo personale?
La memoria e la documentazione sta radicalmente cambiando, una volta imperava la carta e non esisteva la stessa possibilità di oggi di portare alla luce ricordi così nascosti. A volte ci si perdeva per sempre, oggi invece se vuoi vedere la faccia del tuo compagno delle elementari di trentanni fa lo puoi fare.
Adesso anche tu con Facebook hai il tuo film, anche tu esisti. Ma resterai nel tempo? E cosa succederà alle nostre vite, resteranno sui motori di ricerca anche dopo la nostra morte?