L'incompenetrabilità della casta

28 Gennaio 2014 /

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La casta - Foto di Federico Lucchini
La casta - Foto di Federico Lucchini
di Maurizio Matteuzzi, università di Bologna
Qualcuno una volta si chiese, provocatoriamente, cosa sarebbe successo se Bill Gates fosse nato in Italia (intendiamoci, ho il massimo rispetto per le capacità imprenditoriali del suddetto, anche se lo considero, tecnicamente, tutto fuor che un genio. Ma assumo l’icona per quel che è preso nel sentire industrial-popolare; e che un genio sia, da tutti i punti di vista).
Bene, il signor Guglielmo Cancelli, con quattro dipendenti in un garage e un’idea buona, che fortuna avrebbe fatto in Italia? È chiaro non sarebbe stato in grado di pagare la mini-IMU: il 40% del delta tra l’aliquota e l’incremento deliberato dal proprio comune del reddito catastale non rivalutato. Ohibo’, cavolo; e poi ci vuole il “codice tributo”. Qual è? A due giorni dalla scadenza nessuno lo sa. Ma se, non capendoci più un acca (sono un signore), non paghi, che succede? Pesanti multe, eccheccavolo (di nuovo faccio il signore). Il signor Guglielmo avrebbe pensato, detto, dichiarato: “Andate ben tutti a fanbagno” (faccio il signore, ma è l’ultima volta).
Magari io ho delle idee del piffero (trasgredisco, ma poi smetto); ma mettiamo di no, tanto per provare un esperimento mentale. Bene, allora cerco di avere interlocutori, di parlare con chi conta, di confrontarmi sulle idee. Ricominciamo l’esperimento mentale. Il sig. Cancelli, uomo probo, vuol pagare. Va allo sportello. Prende fuori una mazzetta di dollari. Dice: “Quant’è?”. E chi lo sa, e poi lei non può pagare così, lei deve fare l’effeventiquattro.

Il sig. Cancelli comincia a preoccuparsi. L’effevetiquattro? E come lo ottengo? Facile, basta che lei dia in input il suo reddito catastale (non rivalutato), e c’è un programma che le calcola tutto, le produce l’effeventiquattro. Benissimo, il sig. Castelli, che è un tecnocrate, ha con sé un ipod, un ipad, e anche un pc connesso in rete. Dice: dio buono (ma è l’ultima volta che faccio il signore), se non ci riesco io…
Poi però… Ma il reddito catastale chi me lo dice? Cazzo (basta fare il signore), lei va in fila al catasto e lo chiede. Ma scusate, non c’è una legge per cui un ente pubblico non può chiedere a un cittadino delle informazioni che sono in possesso di un ente pubblico? In teoria sì, ma lei vada al catasto, prende una lettera, H,G, Z, e dopo poco sarà servito.
Il sig. Castelli è un bravo cittadino, va, fa una fila di due ore, ottiene la stampa di un’ovvietà che dovrebbe essere on line. Poi scatena il programma. Ma cazzo (l’avevo detto che era l’ultima volta), qui si riesce a immettere solo una pertinenza, io ne ho due, sempre legate alla prima casa, il garage di Microsoft. Ci prova e ci riprova, viene fuori “404 – error”. Oppure tutto torna a zero, i campi si imbiancano come la neve.
Nel frattempo, aveva chiesto di parlare con l’assessore alla scuola, aveva scritto vari mesi prima: “Ho in mente un progetto che forse potrebbe essere funzionale al comune, e che considero di una certa importanza. Hai 10 minuti per me, prima o poi? Sarei lieto di illustrartelo”. (Il tono confidenziale era dovuto al fatto che si conoscevano, non era una stramberia del sig. Cancelli).
Questo il dodici di ottobre. Alla scadenza della mini-IMU, al 22 di gennaio, ciccia. Ipotesi, poi annullate.
Così il sig. Cancelli pensò che l’assessore, presa da incontenibili contingenze, avrebbe avuto di meglio da fare per un lungo periodo; che la mini-IMU fosse una pagliacciata; che l’Italia fosse un paese di santi, di navigatori, e di pagliacci. E andò in California.

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