Politiche di sviluppo? E così fu che la stazione di Caserta ebbe il suo jackpot

26 Dicembre 2013 /

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Azzardo alla stazione - Foto di Sergio Caserta
Azzardo alla stazione - Foto di Sergio Caserta
di Sergio Caserta
Partito da Napoli alle 15.20 (dopo aver constatato l’ennesima soppressione del treno delle 15.05), arrivo in stazione a Caserta, percorrendo 20 chilometri, alle 16.03 (velocità di crociera 40 chilometri orari). Chiedo al gentilissimo capo stazione se esiste una coincidenza per Benevento che fermi anche a Telese Terme, la mia destinazione. Esiste – deo gratias – alle 16.52. Vabbe’, solo 40 minuti, arrivo previsto alle 17.23, le solite due ore e venti minuti per 60 chilometri (la distanza tra Telese e Napoli che non sono più collegate direttamente), tempi “morettiani”, intenendo il gran comis di Trenitalia spa, convinto fautore della linea di soppressione sistematica, di tutti i treni locali, in favore dell’alta velocità.
Faccio un giretto per ingannare il tempo, l’edificio di epoca fascista, è stato ristrutturato, forse di recente, e presenta un volto non degradato, prendo al bar rosticceria, un buon caffè e uscendo, noto che tra il bar e l’ufficio della polizia ferroviaria c’e nientepopodimeno che una mini casa da gioco insegna “sweet time”, una delle tante che ormai troviamo ad ogni angolo di strada, dentro una stazione però non l’avevo ancora vista.

Comprendo allora perché la maggioranza e il governo volevano punire gli enti locali che non sostengono lo sviluppo delle case da gioco d’azzardo, finite anche nei luoghi pubblici. Tra un po’ le apriranno negli ospedali e nelle scuole, magari anche al cimitero così, tra una sepoltura e una cremazione, i parenti dei defunti tentano la sorte. Che triste Paese siamo diventati e che miseria delle nostre classi dirigenti.
Ah, dimenticavo sono entrato per curiosità nel casinò ed era malinconicamente vuoto, tutte le slot machine colorate ferme in un’atmosfera di desolante pacchianeria. Si vede che i pendolari poveracci che pure aspettano ore i treni, non hanno nemmeno più un quattrino in tasca.

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