del personale Cgil/Flc dell’università di Bologna
Lunedì 4 novembre è stat aricevuta dal rettore dell’università di Bologna un messaggio nel quale, a seguito della mancata approvazione dell’emendamento (per motivi tecnici) che erogava la quota premiale di 41 milioni di euro alle Università virtuose, invitava i docenti a “dedicare cinque minuti delle lezioni per condividere con gli studenti e stigmatizzare sia il sottofinanziamento cronico degli atenei sia in particolare questo ennesimo affossamento del principio del merito.
Vale la pena di fare alcune considerazioni, generali e informative. Prima di tutto, il concetto stesso di fondo premiale è mistificante, perché il fondo premiale non è un finanziamento aggiuntivo, per incentivare i migliori, ma una semplice ridistribuzione delle (scarsissime) risorse, in modo che il premio per un ateneo significa il danno per un altro.
A nostro giudizio è necessario stigmatizzare anche e soprattutto l’inaccettabile attacco che tutti gli atenei italiani da anni subiscono e che non riguarda solo il sottofinanziamento ma che si estende a:
- svuotamento del diritto allo studio
- blocco del reclutamento ed espulsione di migliaia di precari
- drastico ridimensionamento degli spazi di democrazia (accentramento del potere nelle mani dei rettori)
- ‘commissariamento’ nazionale della ricerca e della didattica (abilitazioni, VQR, AVA, INVALSI, eccetera)
- progressiva differenziazione degli atenei
- blocco degli avanzamenti e delle retribuzioni del personale docente
blocco della contrattazione e delle progressioni economiche per il personale tecnico amministrativo
La retorica del merito non è altro che la faccia rispettabile del darwinismo sociale. Occorre al contrario contrastare in ogni modo l’assurda deriva del tutti contro tutti e bisogna, invece, riflettere collettivamente su cosa ne sarà di tutti coloro che, dagli studenti al personale amministrativo, dai professori, ricercatori e lettori/cel al personale precario, costituiscono tutti assieme la vera e unica ricchezza del sistema universitario.
Vogliamo ricordare che quando fu varata la contro-riforma Gelmini, il tema della meritocrazia e le promesse di maggiori risorse ai possibili atenei virtuosi erano, per chiunque avesse gli occhi per vedere e la lucidità per capire, le maschere dietro cui nascondere i veri contenuti della contro-riforma: aziendalizzare le università, ridurre drasticamente la democrazia interna, concentrare il potere nelle mani di pochi, tagliare a tutto spiano le risorse per cultura, ricerca, istruzione e diritto allo studio. Era tutto nella logica delle cose.
Anche per questo l’abbiamo criticata e contrastata. La maggioranza dei Rettori nella CRUI non ha capito o ha finto di non capire cosa stava avvenendo, ottenendo in cambio un aumento del proprio potere. E ora si piange di fronte alle conseguenze, del tutto prevedibili per chi, come noi, già allora aveva aperto gli occhi e denunciava la contro-riforma Gelmini.
Tutti noi paghiamo, ora, le conseguenze delle scelte sbagliate fatte allora.