Addio a Osvaldo Pieroni, anima delle lotte contro le grandi (e assurde) opere

30 Settembre 2013 /

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Osvaldo Pieroni
Osvaldo Pieroni
di Sergio Sinigaglia
Nei giorni scorsi ci ha lasciati il nostro amico e vecchio compagno Osvaldo Pieroni. Quando seppi della sua malattia lo chiamai a casa, in Calabria dove abitava e insegnava da più di trent’anni. “Non ho mai dato un calcio a un pallone e ho preso la malattia dei calciatori”, mi disse con la sua inconfondibile ironia. E la SLA putroppo non lascia speranze.
Osvaldo è stato uno dei più intelligenti e brillanti rappresentanti della nostra generazione, quella del ’68. Molti che volevano cambiare il mondo poi sono stati cambiati dal mondo. Osvaldo no. Finita la stagione della lunga militanza di Lotta Continua, una volta trasferitosi da Macerata, la sua città natale, a insegnare all’Università di Calabria ha continuato, in forme diverse, il suo impegno pubblico. È stato alla testa del movimento contro il ponte di Messina, ma anche in relazione con i nuovi movimenti. Non è un caso che il nostro ultimo incontro sia avvenuto a Roma a un’assemblea di Carta Cantieri Sociali.
Ma Osvaldo è stato anche un intellettuale a tutto tondo, artista poliedrico, saggista e studioso. Per capire quanto fosse amato e stimato basta andare su Facebook e leggere i messaggi che in questi anni di malattia gli hanno lasciato i suoi studenti. E anche ora, davanti alla sua scomparsa, chi lo ricorda in modo struggente esalta le sue qualità, come insegnante, anzi come Maestro. La sua fine è assurda, a dimostrazione che la vita ci riserva agguati crudeli.
Purtroppo in questi anni sono state poche le occasioni per incontrarci. Quando tornava nelle Marche si recava solo a Macerata a trovare i genitori e il fratello. Peccato, avremmo potuto raccontarci molte cose. Soprattutto gli avrei chiesto perché non è più tornato ad Ancona, una domanda che rimarrà senza risposta. Caro amico mio, ci mancherai.

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