Generazioni a confronto: infine forse la ricostruzione, seppur lenta, non è impossibile

16 Settembre 2013 /

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di Fosca Ranieri
Caro Sergio, questa lettera è per te da parte di Noemi Pulvirenti, che per tutto questo tempo si è firmata Fosca Ranieri. Un nome falso è come un impermeabile durante la pioggia, ti nasconde e ti ripara.
Nella poesia “Dualismo” di Boito, lui scriveva che siamo luce e ombra; io nella mia vita ho combattuto per anni tra due anime. Sai Sergio ora torno indietro, a quando ero bambina e scrivevo che da grande volevo fare la scrittrice. Ero una bambina di provincia che alle medie scriveva poesie, temi pieni di errori e prendeva sempre delle insufficienze. Questo fino alle superiori, poi dopo l’università ho cominciato a scrivere sceneggiature e ci ho preso gusto.
Ho sempre sognato di scrivere, qualcosa dentro mi fermava. La paura di non farcela. La paura di non essere all’altezza. Penso che i sogni, i desideri quelli veri, siano difficili da ammettere a se stessi. Perché comportano tanto sacrificio, perché ci mettono alla prova, e in discussione. E guardarsi dentro è così difficile per tutti. E vedo tante persone che ci rinunciano Sergio, che non ascoltano quei moti che soltanto i nostri cuori ci sussurrano.
A 18 anni giravo con Il Manifesto sotto braccio, esattamente 10 anni dopo è arrivato questo esperimento letterario con te. Mi hai ascoltata e sostenuta, come dovrebbe fare un maestro con un’allieva. Ti sei preso cura di me come un padre con una figlia, fuori dalle pagine e dentro con le parole.

Grazie anche alla redazione per avermi fatto quell’esame-interrogatorio-seduta e aver partorito l’idea di farci raccontare i nostri anni e soprattutto quella mail in quel giorno triste. Ringrazio tutti gli amici che mi hanno sostenuta e i lettori che hanno seguito le puntate.
Siamo la generazione p, siamo quelli che non avremo la pensione, un mutuo, dei figli. O forse no caro Sergio, siamo hic et nunc e siamo tanti, ci sono tante belle persone in giro. Persone oneste, persone che credono, aiutiamoci Sergio. Tornate voi, ad educarci. Dateci una mano, pensiamo tutti quanti che in Italia c’è stata una grande guerra, e che la fase di ricostruzione, seppur lenta, non è impossibile. E non sono io a dirlo, è la storia o sbaglio?
Caro Sergio mi hai fatto il regalo più bello che quelli della tua generazione dovrebbero fare alla nostra. Darci un’occasione. Volevo scrivere e l’ho fatto. Grazie.

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