Diritti acquisiti: l'importanza di continuare a porsi interrogativi

7 Settembre 2013 /

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Lo Stato siamo noi
Lo Stato siamo noi
di Silvia R. Lolli
A pagina 70 del libro “Lo Stato siamo noi”, ripubblicazione recente di discorsi e scritti di Piero Calamandrei leggiamo: Il governo dei fantasmi: “La Repubblica italiana, uscita dalla Liberazione, è stata governata in questo decennio, e lo è tuttora in gran parte, anche per procura, da vecchi uomini politici che per età e per formazione mentale appartengono al tempo anteriore al fascismo. Nonostante che il fascismo sia stato travolto dalla Resistenza, il potere non è passato agli uomini usciti dalla resistenza”.
La lungimiranza dei costituenti è nota, ma constatare che fin dai primi anni della neo Repubblica si sia riprodotta la solita politica, si siano ripresentate le stesse classi dirigenti precedenti, ci fa certamente capire che oggi siamo ancora, nonostante false convinzioni, in questa situazione.
Osserviamo la cronaca di questi giorni di agosto, neppure alcune informazioni giornalistiche aiutano la politica al potere a cambiare: “Ecco la top ten delle pensioni d’oro…” di M. lo Conte da Il Sole 24 ore del 7 agosto. Rimaniamo, anzi i nostri rappresentanti in Parlamento rimangono impantanati nelle solite querelles e discorsi da fantasmi e i giornalisti sono i ghostes di contorno dei vecchi palazzi, che perdono anche i loro tratti artistici e più estetici. Oltre al nulla di fatto sulla legge più importante, cioè prioritaria per la nostra democrazia, la legge elettorale, si continua a verificare l’incapacità della politica di fare cose importanti per i cittadini. Solo populismo, demagogie, da parte di chi siede là, le facce nuove rispecchiano sempre le vecchie consuetudini.

Ci chiediamo perché l’attuale Parlamento, dopo la richiesta dell’On. Bergamini (PdL) e la risposta del Ministro Giovannini, senta il DOVERE CIVICO di proporre ed approvare subito una legge per togliere queste sperequazioni. Sono questi i diritti acquisiti che impongono di fare andare i pensione più tardi tutti gli italiani e che stanno perciò bloccando l’entrata nel mondo del lavoro dei giovani? Neppure i neo-puri parlamentari grillini sentono questo bisogno?
Grillo e Casaleggio (guru o fantasmi? il bianco un po’ c’è) sono solo interessati ad organizzare la comunicazione in funzione delle prossime elezioni, accettando appunto che non vi sia neppure una nuova legge elettorale? Neppure quel po’ di sinistra ancora presente in Parlamento è capace di proporre una legge ed approvarla in fretta? Non può essere questa la strada da intraprendere per un reale cambiamento che tra l’altro rispetterebbe soltanto i principi della nostra bellissima ma malconcia (perché non applicata) Costituzione?
Nei fatti la redistribuzione della ricchezza e i diritti sociali ormai sono principi dimenticati dai parlamentari italiani e constatare che una deputata del PdL sia stata la promotrice del disvelamento è significativo dello stato delle cose (o solo dei partiti?) in Italia. Le riforme pensionistiche sono cominciate da Dini e Amato, Governi di sinistra (!).
Come ricordano gli italiani che hanno commentato l’articolo del “Sole”, gli attuali lavoratori (veri e non i manager che poi fanno anche fallire le aziende spesso pubbliche, vedi appunto Telecom di cui il Sentinelli è stato presidente) ne hanno subite 3 o 4 negli ultimi anni. Perché in questo caso non si parla mai di diritti acquisiti che non possono essere intaccati? Non sono gli stessi dei lavoratori che hanno subito dall’oggi al domani queste riforme a non avere più la certezza dei propri diritti?
Invece i pensionati d’oro o per il pubblico i baby pensionati dormono sonni più tranquilli di chi produce il PIL o di chi è in attesa di produrlo e può per la giovane età avere più capacità produttive. È un diritto acquisito dai giovani italiani, quello avuto per nascita, di avere il lavoro per concorrere allo sviluppo del paese. Perché non ci indigniamo di più?
Ormai da anni il popolo, anche italiano e nonostante la Costituzione, assiste solo all’aumento di ricchezza dei più ricchi ed all’impoverimento della classe media oltre che dei più poveri. La ricchezza di una nazione, fin dai tempi di Adam Smith non deriva solo da quella misurata dal Prodotto Interno Lordo, ma dalla volontà di ampliare il benessere a un più ampio strato di popolazione. In Italia, dal 1946 al 1948, con la Costituzione si sarebbero dovuti affermare i diritti sociali.
L’importanza di essi la si può leggere in moltissimi articoli, per esempio 39, 40, ma anche nel 53, messo e non crediamo a caso, nella sezione dei rapporti politici. Continuiamo a proporre di rileggerla sempre, a tutti i livelli, come molti fanno con la Bibbia o il Vangelo. Forse può essere il primo passo per indignarsi di più riprendere la Costituzione in mano e magari lasciare da parte per un po’ Bibbia e Vangelo.

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