Generazioni a confronto: la stagione in Romagna, com'era lavorare solo qualche anno fa

27 Agosto 2013 /

Condividi su

Prospettive - Foto di Krisis Magazine
Prospettive - Foto di Krisis Magazine
di Sergio Caserta
Di nuovo a Fosca. Devo dire che il tempo non cambia certe sensazioni derivanti da esperienze, anch’io per alcune estati ho fatto il cameriere sulla costa romagnola, a Rivabella di Rimini per la precisione: lavoro massacrante, in una pensione a conduzione familiare, dove TUTTI ma dico proprio tutti i parenti sgobbano e tu non puoi assolutamente tirarti indietro; a vent’anni sei in forze, ma la sera i piedi mi si gonfiavano per la stanchezza di chilometri fatti avanti indietro, sotto e sopra tra sala da pranzo e camere, dal mattino a sera.
Non s’andava troppo per il sottile, l’organizzazione era militare, sveglia alle sei per le colazioni, allora non c’era il self service di oggi, naturalmente si sporcava tutto di caffè e latte, briciole e marmellate, quindi dopo a pulire, cambiare le tovaglie, spazzare e lavare per terra, meno male che almeno c’erano le asciuga piatti elettriche.
Alle 11, se avevamo terminato breve pausa, meno di un’ora, la spiaggia di fronte e si poteva fugacemente fare il bagno, a me toccava sempre servire ai tavoli perché dicevano che ero bravo con i clienti, così lavoravo più degli altri, ci vuole furbizia anche in queste mansioni ed Antonietta era una cameriera fatta, m’insegnava e anche un po mi sfruttava, perché LEI lo sapeva che si dovevano dosare le forze, per arrivare vivi fino a sera.
Il pranzo era il momento clou, tutt’insieme a tavola, allora si suonava la carica: la pasta precotta si metteva nelle pentole per l’ultima ripassata, poi giù a servire, tutto di corsa per non farla scuocere, allora dai tavoli arrivavano richieste di ogni tipo, il pane, l’acqua, un tovagliolo, la forchetta m’è caduta, un bicchiere rovesciato e su e giù a correre come una lepre perché l’orario era unico e tutto programmato al secondo.

È vero scrutando la gente che mangia, t’accorgi di com’è l’umanità: scopri il zozzone e quello educato, scopri chi trangugia perché ha un disperato bisogno d’amore insoddisfatto e chi è proprio ingordo! A tavola l’umanità si rivela, osservi la stronza o lo stronzo fare osservazioni altrettanto stronze, i razzisti, i cinici, i moralisti, i normali, i simpatici, quelle-i affascinanti ( poche-pochi), ancora meno i colti e quelli ignoranti come capre al sole.
Finisce il pranzo con i dessert e il caffè e via con altre macchie, e subito dopo a spazzare e a ripulire, alle 17.00 seconda pausa, ma anche questa dura poco.
La cena di solito in pensione è più leggera e una parte dei clienti fa mezza pensione e va fuori, comunquee se non c’è il mezzo risposo arrivi fino alle dieci, di corsa in camera a mettere i piedi nella bacinella d’acqua fredda, aahhhh sollievo poi una sigaretta (allora fumavo) una chiacchierataa e a dormire perché la mattina arriva presto. Vita monacale per un ventenne ma volevo guadagnare i soldi per la mia vacanza e poi mi piaceva essere autonomo, sentirmi adulto; dormivamo in alcune camerette all’ultimo piano, meno male che c’era Antonietta che era furba ma anche simpatica e ci si poteva parlare.
Ecco penso che il cameriere sia uno dei mestieri più formativi che esistono, non solo impari a fare materialmente un sacco di cose, capisci cos’è un’organizzazione nel vero senso della parola dove ognuno ha compiti precisi e nessuno può eluderli perché si compromette la produttività e si nota, quindi la responsabilità professionale è molto importante, capisci cosa significa preparare cibi per molte persone, le tecniche e anche le cose che non si dovrebbero fare, soprattutto capisci gli umani mentre sono impegnati in ‘un’attività dove finiscono per mostrare il loro carattere autentico ed è una buona palestra per psicologi e psicanalisti!
Insomma è un buon lavoro non banale anche se molto faticoso, dovrebbero farlo molti che intendono assumere responsabilità nella loro vita professionale, o anche in politica ma sappiamo che è un sogno.
Ah si dimenticavo la mancia, riceverla era un piacere ma anche quello un momento verità, c’era chi non te la dava perchè era tirchio e quello a cui magari eri stato non simpatico, malgrado gli sforzi, c’era quello che ostentava nel dartela e mi faceva molto incazzare e c’erano soprattutto gli stranieri che di solito non erano abituati, però devo dire che più che la mancia mi face già allora molto più piacere ritrovare nello sguardo delle persone, l’approvazione e la condivisone, sono mance più preziose.

Aiutaci a diffondere il giornalismo libero e indipendente.

Articoli correlati