di Giovanni Moi
Si è parlato della “Legge Rifiuti Zero” venerdì sera 21 giugno 2013 presso il Centro Sociale Bruno Pedrini a Crespellano. La serata è stata organizzata dal Coordinamento delle Liste dei Cittadini di Modena e Bologna e ha avuto come relatori i Sindaci di Forlì e Savignano, rispettivamente Roberto Balzani e Germano Caroli, e Natale Belosi. Al termine del dibattito è andato in scena a cura di TeatroLab e il Centro Sociale Casa Gialla lo spettacolo “Impurtanza dal rossc”, commedia dialettale semiseria incentrata sul tema della raccolta differenziata.
Che cosa sia esattamente la Legge Rifiuti Zero, un progetto di iniziativa popolare per il quale è già partita la raccolta delle firme, lo ha spiegato Natale Belosi, uno dei proponenti. La proposta di legge tiene conto di una risoluzione del 24 maggio 2012 del Parlamento Europeo che decreta, entro il 2020, l’impossibilità di bruciare i rifiuti e quindi la scomparsa degli inceneritori. Per rispettare quella scadenza (mancano solo 7 anni), la Legge Rifiuti Zero propone una politica alternativa alla combustione che incentivi al massimo la raccolta porta a porta e riduca il volume complessivo di rifiuti prodotto. È prevista l’introduzione di incentivi per coloro che chiudono gli inceneritori e ne riconvertono l’attività, il divieto dell’increscioso fenomeno dell’esportazione dei rifiuti (ricordate i treni e le navi che hanno portato la spazzatura di Napoli in tutta Europa?) e quindi ogni regione deve avere in proprio le risorse e l’impiantistica per gestirli.
“Il nuovo criterio per giudicare chi è virtuoso non è la raccolta differenziata ma la riduzione dei rifiuti che vanno smaltiti” conferma Belosi. L’obiettivo principale è di diminuire fino ad azzerare (lo “Zero” della legge appunto) la quota di rifiuto che oggi noi chiamiamo “indifferenziato” e che non può essere né riciclato ( come carta, vetro, plastica ecc..) né avviato al compostaggio. Per arrivare a ciò la legge di iniziativa popolare suggerisce “premi” per i Comuni ma anche per i cittadini grazie alla “tariffa puntuale”, in base alla quale le bollette sono calcolate sulla base della percentuale di indifferenziato e quindi “chi meno ne produce, meno paga”. Si propone anche che il reato di “danno ambientale” abbia una valenza penale e non preveda più solo blande pene pecuniarie come si è verificato fino ad ora.
Sulla stessa falsariga i Sindaci di Forlì e Savignano che hanno cercato di mettere in pratica, nei limiti imposti alle amministrazioni locali, quelle stesse idee che oggi per la prima volta la Legge Rifiuti Zero recepisce. Roberto Balzani, primo cittadino forlivese targato PD, aderisce ad una Unione di 15 Comuni con un bacino di 200.000 abitanti. In contrasto con molti colleghi che provengono dalla sua stessa parte politica, ritiene che i Comuni debbano tornare a rivendicare la “proprietà del rifiuto” e auspica a breve ” la ripubblicizzazione dei servizi di spazzamento e raccolta”.
Secondo lui i Municipi devono tornare a gestire le politiche sui rifiuti oggi “soffocate dalle logiche delle multiutility”. Gli fa eco Germano Caroli, secondo cui le amministrazioni locali si sono indebolite e “non hanno più la capacità di controllo e indirizzo”. Un Comune insomma deve, in qualche modo, limitarsi a prendere atto delle direttive che vengono dall’alto. Un’eccezione può essere il progetto “Dea Minerva” che si sta portando avanti a Savignano (leggi qui).
Prevede la raccolta delle bottiglie di plastica e non necessita di autorizzazione da parte di Hera perché viene effettuata presso i 5 complessi scolastici. L’iniziativa in 6 mesi ha permesso un risparmio di 13.500 Euro dovuta alla diminuzione degli svuotamenti dei cassonetti stradali della plastica. Siccome i costi ammontano a 10.800 Euro, rimane un guadagno di 2.700 Euro che è stato interamente devoluto come finanziamento alle scuole.
Idee semplici come “Dea Minerva” faticano a farsi largo in una politica nazionale che ha privilegiato le discariche e gli inceneritori, in aperta controtendenza rispetto alle direttive dell’Unione Europea. Un esempio? A Modena nel 2010 si è ampliato l’inceneritore, portandolo a 180.000 tonnellate all’anno, nonostante i cittadini riuniti nel Comitato Salute e Ambiente si fossero dichiarati contrari. La verità è che si è preferito ridurre la questione rifiuti alla semplice graduatoria fra chi vanta una percentuale di raccolta differenziata più alta. Ma quei dati corrispondono veramente alla realtà effettiva? “Perché viene inserito nel computo anche il cosiddetto rifiuto non gestito, cioè quello prodotto dalle imprese?” si chiede Germano Caroli. “È chiaro che, con un’operazione di questo tipo, sono avvantaggiate le aree industriali rispetto a quelle agricole” aggiunge il primo cittadino di Savignano.
L’impressione è che il problema sia molto più complesso rispetto agli scarni dati che compaiono generalmente sui media.
Per chi volesse firmare a favore della Legge Rifiuti Zero, potrà farlo negli uffici comunali o nei numerosi banchetti che sono in fase di allestimento su tutto il territorio nazionale.
Questo post è stato pubblicato sul blog La Carbonara