di Susanna Kuby
Vi scrivo in merito all’ultimo scambio di lettere tra il nuovo collettivo (15 giugno) e Valentino Parlato (14 giugno) come socio della manifesto Spa, società ancora in fase di liquidazione, e spero che queste righe trovino posto insieme alla risposta del 13 giugno a Norma Rangeri da parte di 18 membri della vecchia redazione si legge – purtroppo – solo sul blog de ilmanifestobologna.it).
Non entro in merito alla penosa scissione tra vecchio e nuovo collettivo del manifesto, le cui conseguenze sono molto più gravi di ogni dissidio o abbandono individuale precedente, a cui il nuovo collettivo l’accosta con inquietante superficialità. L’ennesima ripetizione di una verità “di parte” dell’attuale direzione non la rende più credibile, né spiega le cause profonde della divisione stessa.
Intervengo invece sulla fondamentale questione della proprietà del giornale, riportata all’ordine del giorno nella lettera del 15 giugno, per la quale il collettivo ora rilancia: bisogna ancora “riacquistare la testata”. Afferma di non aver mai voluto escludere i “circoli del manifesto” , ma solo impedire che “un’associazione privata di lettori” (?) diventasse proprietario del giornale. Un’ipotesi mai esistita.
Chi era presente all’ultimo partecipato incontro sul tema, convocato – dopo altri incontri in merito – proprio dai “circoli del manifesto” (Roma, 4 novembre 2012), ricorda che essi spiegarono in largo e lungo un modello di “cooperativa del manifesto” sull’esempio della Tageszeitung berlinese, che prese l’avvio 40 anni fa proprio dal “manifesto” e oggi conta circa 18 mila soci-lettori che sostengono con le loro quote il quotidiano, proposta a cui direttrice e redazione reagirono con reticenza, avevano altri prospettive, ma ora “l’editore privato temporaneo… non c’è” .
L’informazione dei lettori e soci circa le vicende interne non è mai stato il forte del manifesto, ma a questo punto chiedo alla redazione attuale – in nome di una trasparenza derivata dalla dichiarata “democrazia interna integrale e l’ugualianza di tutti i soci della cooperativa” di informarci su come essa intende riacquistare la testata. Penso che sarà un’informazione utile anche a eventuali nuovi soci e lettori ai quali si chiederà nuovo sostegno – o no? Che questo possa essere non solo finanziario, ma anche politico richiederebbe però un superamento dell’attuale versione light del quotidiano attraverso maggiore chiarezza su dove vuole andare il manifesto nel futuro prossimo.