Storia recente e prospettive della rete del Manifesto

18 Giugno 2013 /

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Il manifesto in retedi Sergio Caserta
Il 15 maggio 2013, a Cagliari si commemorava Luigi Pintor a dieci anni dalla scomparsa con la partecipazione del sindaco della città Massimiliano Zedda, docenti universitari, storici e politologi, c’era Valentino Parlato per i fondatori, molti giornalisti della “vecchia guardia”, Sullo, Campetti, Pascucci, Maone e altri; c’erano i circoli del Manifesto della Sardegna, di Bologna, di Ravenna, di Roma e tantissime persone, compagne e compagni dell’epoca di Luigi ma anche più giovani, un pubblico numerosissimo, un convegno molto interessante che ha raccontato la figura di Pintor sotto molteplici punti di vista che ne hanno delineato tutto il valore intellettuale, letterario, politico e umano: un fine giornalista, un grande combattente e un sapiente formatore politico!
Quest’evento giunge al termine di un ciclo d’iniziative, assemblee, eventi culturali e politici che da oltre un anno si stanno tenendo in tutt’Italia, dopo l’esplosione della crisi più grave del quotidiano comunista, giunto alla liquidazione coatta amministrativa, a causa di un grave deficit economico.
In quest’anno si sono incontrati e hanno attivato una proficua collaborazione i diversi e numerosi circoli del manifesto esistenti in Italia, in alcuni casi fin dalla fondazione del giornale, cioè da più di quarant’anni; come descrivere queste realtà: forse come “detriti” di una risacca politica che la tempesta della sinistra ha lasciato al suo ritrarsi nella storia più o meno recente.

Perché il Manifesto ha rappresentato in tutti questi anni un punto di vista e un approdo per coloro che continuavano a considerare il lavoro e il conflitto con il capitale, centrali per ogni possibile cambiamento di prospettiva, per i tanti che non accettavano la degenerazione partitocratica, non si riconoscevano nell’autoreferenzialità dei diversi movimenti, per chi non si adattava al tran tran, per tante realtà locali che mantenevano un coerente costume di sinistra, controcorrente e, come sempre, dalla parte del torto.
Non c’è solo la nostalgia del passato, in questa realtà sfaccettata e poliforme; ci sono anche forze attive nelle loro realtà, a volte misconosciute ma di spessore; gruppi impegnati nel volontariato a favore di chi ha bisogno, piccole realtà editoriali di qualità, siti web d’informazione e appassionati filologi di storia della sinistra, organizzatori di feste politiche ed eventi molto partecipati, come nell’incontro di Cagliari.
Questa variegata realtà, ha dato vita a una gara di solidarietà eccezionale per salvare il giornale e in buona parte c’è riuscita, visto che nonostante tutto è ancora in edicola, anche se in condizioni molto difficili e con incerte prospettive. Forse questo impegno collettivo avrebbe potuto avere un esito ancora più significativo ma ha dovuto fare i conti con la diffidenza della direzione e di una parte del collettivo del manifesto, preoccupate per una improbabile perdita di autonomia dentro una proprietà collettiva di giornalisti, poligrafici, circoli, sostenitori e lettori del giornale. Invece, una simile rinascita del manifesto avrebbe potuto riaprire un confronto a tutto campo sulla crisi e le possibili uscite in avanti dentro la sinistra, e ridefinire il ruolo che il giornale avrebbe potuto ricoprire in questa prospettiva.
Il dilemma riguarda l’intera sinistra: si può rinunciare a un punto di vista capace di produrre informazione critica, a un quotidiano che stia “sul pezzo” dello scontro politico e sociale, che non rinunci a esprimere un altro punto di vista con efficacia e autorevolezza e senza padrini e padroni suggeritori? Si può rinunciare a un giornale che lotti per l’affermazione di una nuova sinistra autonoma e in grado d’incidere nella realtà del Paese?
A questa domanda non s’è data ancora una risposta, ciò rende tutta la situazione molto problematica ma bisogna uscire da questo tunnel e trovare una strada che non può non passare attraverso un profondo cambiamento della situazione attuale, troppo al di sotto della necessità.
La realtà della rete dei sostenitori attivi, dei circoli per il Manifesto, pur se in alcuni casi legata a un rapporto anagrafico e affettivo con la storia del PDUP di Magri e Castellina (e di tanti altri), costituisce un unicum nella sinistra: da Cagliari a Padova, a Pietrasanta, da Modena ad Avellino, passando per Roma, Ancona, Perugia, Bologna, Ravenna, Rimini o Trieste, per citare quelli più consistenti. E’ un universo di esperienze che forse non ha precedenti perché è rappresentata da gruppi di persone, in genere provenienti da militanze diverse, che proseguono un impegno culturale e politico a sostegno del giornale e della sinistra, senza altra motivazione o interesse, senza pensare di usare quella sigla per candidarsi o per conquistare una poltrona.
Resta uno dei pochi ambienti dove la militanza non chiede contropartite, in una situazione in cui la credibilità del sistema dei partiti è messa a dura prova da una crisi di fiducia e legittimità senza precedenti.
In questa rete il circolo di Bologna, costituito poco più di un anno fa, in coincidenza con l’esplosione della crisi del giornale si è molto impegnato per la campagna di sostegno del quotidiano ma anche per rafforzare gli strumenti d’informazione e d’iniziativa politica locale: formato da militanti di età ed esperienze politiche molto diverse, non mancano i giovani che sono molto attivi nonostante le difficili contingenze del lavoro, ha prodotto in questo periodo molte iniziative, e soprattutto ha dato vita a un sito web che porta il logo del giornale www.ilmanifestobologna.it, pur svolgendo attività d’informazione del tutto indipendente; intorno al sito sta crescendo una rete di collaboratori volontari piuttosto numerosa.
Non è un giornale on line, è bene precisarlo ma un blog che si pone l’obiettivo di sostenere le campagne e le battaglie sociali, culturali e politiche che il circolo, oggi trasformato in associazione “ilmanifestoinrete” condivide, certo anche con l’intento di fornire un’informazione alternativa, soprattutto nella realtà bolognese ed emiliana dominata dai media maggiori.
L’associazione è nata per favorire il collegamento tra le diverse realtà dei circoli e degli attivisti e costruire possibilmente una rete nazionale, per rafforzare questo tipo d’informazione, tentando di partecipare a tutti i momenti e alle iniziative che possono utilemente unire la sinistra ed in particolare un’informazione indipendente, cercando ma è solo una possibilità, di giungere a creare uno strumento d’informazione informatica unitario e coordinato, attraverso la collaborazione delle firme più prestigiose del Manifesto.
Su questa strada l’avvio di collaborazione con l’autorevole e prestigiosa rivista Inchiesta, diretta da Vittorio Capecchi e con la Fiom è un tassello fondamentale della strategia per allargare la partecipazione e stare ben concentrati sui temi nodali e sui processi della crisi e della trasformazione.
Dall’11 al 13 luglio, si svolgerà la seconda “manifesta” a Bologna, sarà l’occasione per approfondire le possibilità e anche i non pochi problemi, legati alla prosecuzione di questo progetto che resta comunque dentro la parabola lunga, accidentata e appassionante dell’ultimo giornale comunista.
Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Inchiesta lo scorso 5 giugno

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