di Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil
Non possiamo più aspettare perché dopo averci mentito per anni dicendo che la crisi non c’era, con il governo Monti e i suoi tagli lineari il paese è precipitato nel disastro sociale. Bisogna cambiare. Cominciando con il rimettere il lavoro al centro dell’attenzione e delle azioni. In Italia non c’è mai stata tanta frantumazione del mondo del lavoro come quella di oggi. L’assenza di un sistema universale di tutele incombe su milioni di persone che rischiano di perdere il lavoro e di restare senza alcun reddito.
Noi chiediamo interventi urgenti per difendere l’occupazione: con la riduzione dell’orario e l’applicazione dei contratti di solidarietà nelle situazioni di crisi, per ridistribuire il lavoro che c’è – e non defiscalizzare gli straordinari, colpendo ancora l’occupazione. Chiediamo di creare nuovo lavoro con una grande piano di investimenti pubblici, perché altrimenti la crisi non può essere superata.
Chiediamo che la cassa integrazione – pagata da lavoratori e imprese – sia estesa a tutte le imprese e a tutti i lavoratori, garantendo anche quelli che oggi ne sono esclusi, per avere un primo elemento universale di tutela. Inoltre chiediamo di introdurre anche in Italia, accanto alla cassa integrazione, il reddito di cittadinanza per chi è disoccupato o ha perso ogni prospettiva, in modo da togliere milioni di persone dal ricatto della precarietà e dare anche loro la possibilità di formarsi e darsi un futuro con un nuovo orizzonte d’impiego.
Lavoro e garanzie da finanziare con la fiscalità generale, combattendo l’evasione fiscale e le rendite finanziarie – perché chi è più ricco deve contribuire all’uscita da questa situazione – tagliando le spese militari e gli sprechi delle grandi opere. Non possiamo più aspettare e quindi manifestiamo il 18 maggio a Roma, perché non si può ignorare l’emergenza sociale e la crescente povertà; perché le persone non vanno lasciate sole di fronte alla crisi e abbandonate a se stesse rischiando di cadere in una spirale di disperazione al termine della quale c’è la violenza cieca o il suicidio, come raccontano le cronache di questi mesi.
Il compito di un sindacato è quello di riunificare ciò che la crisi divide, coinvolgere nella solidarietà le persone che la crisi mette le une contro le altre. Offrendo un terreno di iniziativa democratica di fronte alle difficoltà di tante e tanti. Per questo la nostra proposta è aperta a tutti. Per questo i metalmeccanici il 18 maggio scendono in piazza con tanti altri, per dar voce al bisogno di cambiamento che sale dal paese.