di Giaime Garzia
Hanno il loro candidato al parlamento, Paolo Bolognesi, come già in passato ebbero Daria Bonfietti, la presidente dell’associazione dei familiari delle vittime di Ustica che dal 1994 al 2006 fu prima alla Camera e poi 2 volte al Senato. Ma se anche il presidente dei familiari del 2 agosto 1980, in corsa da indipendente nelle liste del Pd, non ce la facesse nella competizione elettorale per le politiche, “noi perseguiremo comunque i nostri scopi rivolgendoci sempre alle istituzioni”.
Ad affermarlo è Manlio Milani della Casa della Memoria di Brescia che riunisce le vittime della strage di piazza di Loggia del 28 maggio 1974. E mentre parla, fa segno di assenso Roberto Della Rocca, vicepresidente dell’Aiviter (l’Associazione italiana vittime del terrorismo), e tutti i loro colleghi, quelli che rappresentano feriti e familiari di chi morì in altre stragi, dall’Italicus del 1974 al Rapido 904 del 1984 passando per piazza Fontana del 1969 e per l’attentato di via dei Georgofili del 27 maggio 1993.
Si sono riuniti a Bologna presso la sede dell’Unione vittime per stragi per presentare alla stampa il loro programma per il 2013. Un programma che va dalla piena attuazione della legge 206 del 2004 su risarcimenti, sanità, previdenza e gratuito patrocinio all’abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo. E poi ecco che compare una lista di punti da portare avanti come l’informatizzazione degli atti giudiziari e la messa a disposizione di quelli della commissione stragi, contributi pubblici alle associazioni vittime per le loro attività statutarie (come andare nelle scuole a parlare ai ragazzi) o la reintroduzione dell’osservatorio sulle vittime di reato.
Per la verità, invitati presso la sede bolognese dell’Unione, non c’erano solo giornalisti, ma anche i candidati dei partiti. Ma di fatto solo tre aspiranti parlamentari hanno risposto, Rita Ghedini, candidata al Senato per il Pd, e Claudio Grassi con il “collega” Ciro Rinaldi, due nomi della lista di Rivoluzione Civile, la formazione di Antonio Ingroia. La prima ha affermato che la candidatura di Paolo Bolognesi, per la prima volta nella doppia veste di attivista e potenziale deputato, “dimostra la piena accoglienza delle istanze civili delle vittime e quell’impegno da parte nostra rimane, anche laddove ci sono aspetti ancora da migliorare”.
Grassi, invece, dopo aver ascoltato le richieste delle associazioni sottolinea “una cronistoria imbarazzante di ritardi nell’accoglierle. Noi ci siamo, condividiamo i vostri temi”. Gli fa eco Rinaldi, secondo cui, per esempio, “i depistatori di un evento terroristico o stragista sono alla stregua di chi quell’atto omicida lo commette dal punto di vista materiale”. A colpire particolarmente il candidato ingroiano è una delle richieste delle associazioni vittime, l’introduzione appunto del reato di depistaggio, che al momento non esiste in quanto tale, ma va sotto altre fattispecie, a seconda dell’azione compiuta.
“La contestazione di depistaggio deve diventare la normalità soprattutto, ma non solo, quando a macchiarsi di certi crimini sono uomini dello Stato”, afferma Bolognesi. Ma poi, prosegue, occorre giungere anche al superamento di “interpretazioni della disciplina penale italiana” che vorrebbero “escludere dalla finalità di terrorismo gli attentati nei confronti di bersagli individuali”. In questo caso la parola va a Della Rocca dell’Aiviter, i cui associati sono coloro che subirono non eventi stragisti, ma singoli. “Rappresentiamo il 50 per cento del bilancio di sangue pagato da questo Paese”, afferma Della Rocca, “ed è sangue che spesso è stato dimenticato. Invece dalla legge 2006 alla corte internazionale penale internazionale di Roma dobbiamo essere ascoltati”.
I punti che compongono il programma 2013 delle associazioni sono tanti. Per la maggior parte, sono gli stessi che a ogni vigilia elettorale presentano perché non siano dimenticati dai partiti, una volta chiuse le urne. E sono gli stessi perché, quando vengono attuati, lo sono in modo incompleto, a bocconi, pezzo per pezzo, mentre molte leggi non superano la discussione in commissione. “Nonostante tutto ciò”, aggiunge Manlio Milani di Brescia, “siamo ancora qui perché il ruolo delle associazioni vittime è quello di attuare percorsi di memoria raccontando di reati che hanno avuto un impatto non solo su chi è stato colpito, ma sulla natura della Stato democratico”.
Dunque, promettono, torneranno anche nel 2018 o prima, se si la legislatura finisse in anticipo. E Paolo Bolognesi – gli chiedono – come si sente nel doppio ruolo di candidato e presidente vittime? “L’ho già detto”, risponde, “se sono candidato è proprio perché a lungo ho seguito la questione delle vittime. E se non verrò eletto, non smetterò di certo di fare quello che faccio adesso e che viene prima”. Deluso infine che solo 2 partiti abbiano risposto all’appello delle associazioni? “Hanno solo perso un’occasione per dire la loro”.