di Marco Trotta, Rudi Ghedini, Nino Pizzimenti, Sergio Caserta, Lorenzo Alberghini e Margherita Romanelli
Egregio dottor Ingroia,
abbiamo aderito a vario titolo al percorso di “Cambiare ci può”, e stiamo partecipando alle assemblee di Bologna. Nell’ultima – il 7 gennaio – sono emerse due proposte votate a larga maggioranza. Ovvero:
- i candidati della circoscrizione Emilia-Romagna e in particolare i capilista siano votati dall’assemblea regionale di Rivoluzione Civile;
- tutti i candidati, al momento dell’accettazione della candidatura, si impegnino a garantire una relazione stabile con l’assemblea regionale e il territorio, e a versare parte del loro emolumento a garanti nominati dall’assemblea regionale.
Sempre in quella sede sono stati avanzati i nomi di Daniela Valdiserra e Laura Veronesi; sappiamo che analoghe assemblee nella regione hanno preso analoghe decisioni sui nomi da proporre.
Ora apprendiamo dal suo sito che non solo, nei giorni scorsi, ha proposto a Giovanni Favia una candidatura nella lista “Rivoluzione Civile”, ma che aspetta solo una sua risposta per ufficializzarla. Ci sembra una grave forzatura nel percorso, una lesione del principio di alternanza di genere e dell’apertura alla società civile nonché delle regole democratiche e del tanto sbandierato concetto di partecipazione. La ristrettezza dei tempi non ci sembra una motivazione sufficiente, e questa sua iniziativa ha già mandato in stallo la possibilità di svolgere un’assemblea regionale coerente con quanto si è votato a Bologna.
Chiediamo una sua risposta nel merito delle questioni sollevate.