di Legambiente Emilia-Romagna
Sulla necessità di un freno al consumo di suolo negli ultimi anni sono state spese molte parole dalla giunta regionale, a partire dal Piano Territoriale Regionale, passando per i programmi elettorali. Purtroppo a oggi su questo versante gli unici rallentamenti sono stati messi in atto dalla crisi dell’invenduto, mentre dalla Regione non un atto politico riconoscibile è venuto in questa direzione, a riprova di una chiara mancanza di volontà politica.
Ultima conferma di questi silenzi, è il caso paradigmatico della variante al Psc di Granarolo, nel bolognese, per la realizzazione del polo sportivo e polifunzionale del Bologna calcio. Un progetto che coinvolgerà 22 ettari in piena campagna, con una scelta opposta ad ogni sensata strategia urbanistica, che oggi dovrebbe puntare a contenere la dispersione abitativa, ridurre il consumo di suolo e creare nuovi poli attrattivi solo lungo le principali assi di mobilità pubblica di massa. E come spesso accade un progetto attuato in deroga agli strumenti urbanistici, con l’opinabile argomento della “pubblica utilità”.
Invano Legambiente, Italia Nostra ed esponenti della minoranza in consiglio regionale hanno chiesto all’Assessore Peri e agli uffici regionali di esprimere un parere sulla procedura, giudicata non corretta. Un parere che non è mai arrivato, a testimonianza di una impermeabilità ormai consolidata. Ed intanto mercoledì si è chiusa la conferenza degli enti che ha espresso parere favorevole sull’intervento.
E quanto ad interventi massicci e varianti, il territorio bolognese non si fa mancare nulla: 13.500 mq di superficie di vendita previsti a Cento di Budrio; l’Accordo Territoriale per eliminare 20 ettari di campagna a Borgo Nuovo ai piedi della collina di Casalecchio e Sasso Marconi, per l’Art Sience center, di cui solo una minima parte delle superfici destinate alla divulgazione scientifica; la Provincia ha autorizzato di recente una variante al PTCP inerente il torrente Senio che da il via libera ad un ulteriore sviluppo della superficie di vendita nel già previsto centro commerciale di Imola/casello di 26.000 mq in area agricola. E’ di questi giorni il dibattito sul progetto del passante nord.
“Ci sono situazioni in cui alle dichiarazioni di principio devono seguire azioni coerenti, se si vuole avere credibilità” dice Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia Romagna. “Purtroppo i silenzi della Regione sul caso della provincia di Bologna , ci confermano ancora una volta che sul tema del consumo di suolo c’è troppa distanza tra le dichiarazioni e i fatti”. Legambiente ricorda infine come in Emilia Romagna, a fonte di un consumo di territorio tra i più veloci del paese negli ultimi anni, non solo non sono state attuate modifiche significative alle norme vigenti, ma neppure si è fatto lo sforzo di applicare quello che già è previsto nelle leggi regionali.
Di fatto ad oggi non hanno avuto adeguata attuazione ne l’Osservatorio regionale per la qualità del paesaggio, ne l’Osservatorio del Territorio per la raccolta dati sulla pianificazione comunale e provinciale, ne l’Archivio della Pianificazione regionale. Nemmeno sulle cave, il promesso adeguamento degli oneri di cava da parte di Errani, ha visto finora la luce. Insomma per vedere qualche segnale di cambiamento, occorrerà confidare in una legge nazionale, oggi portata avanti dal ministro Catania.