di Marino Buzzi
Per l’idiozia invece non c’è rimedio, mi verrebbe da dire leggendo lo striscione che il gruppo di Forza Nuova ha appeso alla sede Arcigay di Bologna, al Cassero, quel luogo che dovrebbe essere memoria storica e sociale di una città che ha lottato per ottenere diritti e uguaglianza, luogo di sorellanza e fratellanza, in cui le persone di ogni origine, religione, orientamento sessuale, genere, colore si sono confrontate, nel corso degli anni, cercando gli uni negli altri qualcosa da imparare.
La diversità dovrebbe essere un valore, così come dovrebbero esserlo la pace e la convivenza, la condivisione di emozioni, sentimenti, emozioni. Non c’è speranza per chi vede in noi solo perversione, non sono neppure convinto che serva a qualcosa cercare un dialogo con chi del nostro essere riesce a vedere solo l’atto sessuale, come se i nostri sentimenti fossero in realtà solo un film pornografico. È quello che pensano i signori che hanno affisso questo inaccettabile e intollerabile striscione. È un atto gravissimo da non sottovalutare perché un attacco così meschino, fatto di notte, di nascosto, al cuore della vita GLBT bolognese è da considerarsi un attacco intimidatorio alla libertà di tutte le cittadine e i cittadini.
Ogni giorno ci confrontiamo con un numero crescente di attacchi alle nostre persone, non c’è solo la violenza fisica che attraversa, senza distinzioni, questo paese privo di tutele per le persone omosessuali. Ci sono anche, e a volte sono quelle che fanno più male, le offese, le prese in giro, le parole dette a metà che si insinuano sotto la pelle e che rimangono per anni.
Il fatto che un gruppo di persone con nostalgie di un passato non proprio glorioso si sentano in diritto di attaccare in modo così violento e volgare una comunità che ha contribuito alla crescita politica, economica, sociale e culturale di Bologna è preoccupante. Che apporto ha dato a questa città Forza Nuova? I discepoli di Forza Nuova dovrebbero, inoltre, informarsi un po’ sulla storia delle comunità GLBT, sono ormai rimasti gli unici, insieme a una certa parte del clero, a considerare l’omosessualità una perversione. L’atto compiuto ai danni delle persone omosessuali di Bologna (ma non solo) ha tanto il sapore di una richiesta di visibilità, evidentemente sono tempi duri, mediaticamente parlando, anche per coloro che hanno fatto dell’odio il proprio unico scopo di vita.
Temo che però sia anche un segnale per tutte/i noi e per tutti coloro che hanno fatto della convivenza il proprio principio di vita. L’odio non è da sottovalutare, per questo motivo è importante che le istituzioni intervengano immediatamente sia a livello politico che culturale. Occorre attivare una rete di “prevenzione” all’odio che parta dall’insegnamento della convivenza già dalle scuole. L’omosessualità non è né una perversione, né una malattia è giusto ricordarlo a tutti coloro che si sentono in diritto di ergersi a paladini di una dubbia moralità.