di Sergio Brasini
Martedì 24 luglio 2012 il Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo di Bologna ha approvato in via definitiva, dopo il parere favorevole del Senato Accademico, i Regolamenti per il funzionamento dei due Organi Accademici e il Regolamento in materia di pubblicità delle deliberazioni degli Organi medesimi. Si tratta di documenti molto importanti per valutare se davvero l’Alma Mater si stia avviando nell’auspicata direzione di una forte trasparenza dei propri atti decisionali, sia nei confronti dell’intera comunità accademica, sia nei confronti dei vari stakeholders istituzionali e più in generale dei cittadini.
La lettura dei due Regolamenti di funzionamento consente di individuare subito il punto più controverso, ovvero l’imposizione di limiti precisi a forme di consultazione preventiva di senatori e consiglieri su temi specifici all’ordine del giorno con i rispettivi “corpi elettorali” (art. 4 comma 2).
Nel caso del Regolamento di funzionamento del CdA, si stabilisce infatti che ogni consigliere è tenuto a non diffondere gli atti e le informazioni riservati, conosciuti per l’assolvimento del proprio mandato istituzionale (inclusi gli atti che compongono i riferimenti contenenti le proposte di delibera), prima della pubblicizzazione delle stesse ai sensi del relativo Regolamento. Ciascun consigliere deve inoltre assicurare la collegialità di formazione e manifestazione pubblica della volontà dell’Organo, fatta salva la possibilità di raccogliere elementi di valutazione sui temi oggetto di trattazione da parte dell’Organo interloquendo con la comunità universitaria.
Va ricordato che l’attuale CdA è stato nominato dal Senato secondo quanto previsto dallo Statuto, e che alcuni suoi membri sono stati in realtà designati in prima istanza da altri Organi con una decisione che è poi stata semplicemente portata a ratifica in Senato. E’ questo, ad esempio, il caso dei tre membri esterni, designati rispettivamente dal Rettore, dalla Consulta dei Sostenitori e dalla Consulta del personale Tecnico Amministrativo, e dei due rappresentanti degli studenti, designati dal Consiglio Studentesco. Anche i cinque membri interni sono “scelti” (o quantomeno votati) dai senatori e quindi a questi dovrebbero in prima battuta potersi rapportare.
Di fatto chi fa parte del CdA in quanto individuato da un altro Organo dell’Ateneo finirà per non poter informare compiutamente sulle tematiche all’ordine del giorno il proprio “Organo di riferimento”, né tantomeno consultarsi con i suoi membri su aspetti specifici delle pratiche che potrebbero invece richiedere forme strette di interazione.
Nel caso del Regolamento di funzionamento del Senato, invece, si prevede che, al fine di rendere effettivo l’assolvimento del mandato istituzionale, ciascun componente abbia la facoltà di divulgare, all’interno della comunità universitaria, informazioni conosciute in relazione all’esercizio delle proprie funzioni e di acquisire dalla stessa elementi di valutazione, nelle materie di competenza del Senato medesimo. Sono comunque esclusi dalla facoltà di divulgazione gli atti concernenti le proposte di deliberazione prima della pubblicizzazione degli stessi, ai sensi del relativo Regolamento.
E’ bene ricordare anche in questo caso che i componenti del Senato sono eletti a suffragio universale dalle rispettive componenti accademiche (docenti e ricercatori, personale tecnico e amministrativo, studenti). Il Regolamento, così come approvato, certifica quindi la rinuncia da parte dei senatori a svolgere con pienezza e autorevolezza il proprio mandato elettivo, ripiegando su blande forme di consultazione verbale. Come ha giustamente sottolineato Giliberto Capano, già membro della Commissione Statuto di Ateneo, in un intervento sul Corriere di Bologna del 28 luglio (http://www.magazine.unibo.it/RassegnaStampa/1IB8/1IB8J8.pdf), “(…) il complesso di queste regole getta una preoccupante atmosfera di opacità sui processi decisionali più importanti di Unibo. I nuovi regolamenti dispongono che i membri del CdA e del Senato, pur potendo interloquire con i membri della comunità universitaria prima delle decisioni, non possano divulgare (nemmeno seguendo le prassi informali che hanno sempre regolato tale questione in passato) alcun riferimento, documento, atto istruttorio prima che la decisione venga presa. Tutto potrà essere letto solo al momento della pubblicazione degli atti. Ciò significa che gli organi di governo del nostro Ateneo hanno deciso che non vogliono discutere con chi li ha eletti del contenuto, tecnico e perciò politico, delle decisioni partendo dalla documentazione ufficiale, ma solo sulla base di una interlocuzione orale. Scelta preoccupante”.
Per quanto riguarda il Regolamento in materia di pubblicità delle deliberazioni degli Organi Accademici, balzano immediatamente agli occhi le decisioni di divulgare il materiale solo sulla rete Intranet di Ateneo (art. 5 sulle modalità di pubblicazione) e di dover attendere ben venti giorni dall’approvazione del verbale da parte degli Organi – che avviene di norma nel corso della seduta successiva di questi ultimi – prima dell’effettiva pubblicazione (art. 6 sui tempi di pubblicazione).
L’idea di una diffusione dei materiali esclusivamente sulla Intranet appare molto “difensiva”, quasi che l’Ateneo volesse rimanere un corpo separato rispetto alla comunità più ampia nella quale si trova inserito. In analoghe situazioni altri Atenei (ad esempio Padova) hanno scelto di rendere la documentazione disponibile sul proprio sito web a chiunque, senza necessità di credenziali istituzionali che abilitino all’accesso della Intranet. Inoltre passeranno mediamente cinquanta giorni dallo svolgimento di una seduta di un Organo prima della pubblicazione della documentazione ad essa relativa (per prassi gli Organi Accademici si riuniscono una volta al mese)!
La documentazione non sarà in ogni caso mai resa in forma integrale, in quanto verranno omesse le opinioni formulate dai singoli membri nei loro interventi. Questa prassi impedisce di fatto di poter desumere, dalle sole parti di testo messe a disposizione per la consultazione, come sia venuta a determinarsi l’espressione di volontà degli Organi medesimi.
Su questo punto specifico il 2 agosto Giusella Finocchiaro, Ordinario di Diritto di Internet e Diritto Privato all’Alma Mater, è intervenuta a sua volta attraverso le colonne del Resto del Carlino (http://www.magazine.unibo.it/RassegnaStampa/1IIS/1IISEQ.pdf), restituendo una visione delle cose molto rassicurante: “(…) Ciò che non è direttamente pubblicato è peraltro accessibile diversamente, nei modi previsti dalla legge. Come dispone il Regolamento, sono pubblicati: le relazioni istruttorie, le deliberazioni comprensive dell’espressione del voto nominativo ove reso in forma palese ed anche gli allegati. Come si è formata la volontà dell’Organo e come hanno votato i suoi membri dunque è oggetto di pubblicazione. Il dibattito non è invece integralmente pubblicato, ma è comunque verbalizzato e conoscibile”.
L’unica opportunità di acquisire in forma integrale l’intero materiale, adombrata in quanto scrive Finocchiaro, consiste nella possibilità, comunque già riconosciuta dalla legge per qualunque atto amministrativo, di operare una richiesta di accesso agli atti da parte di chi intende salvaguardare i propri diritti soggettivi e interessi legittimi. Molto più condivisibile l’opinione espressa da Capano, nel già citato intervento, a questo stesso proposito: “(…) è stato inoltre deciso che i verbali non dovranno riportare i dibattiti tra i membri degli organi e le discussioni non correlate a una decisione. Dunque, i membri dei due organi collegiali hanno stabilito che i propri elettori non debbono sapere qual è stato il loro comportamento nel corso del mandato. Ma allora come faranno i membri della comunità universitaria a controllare che i loro rappresentanti/governanti facciano bene il proprio lavoro?”.
In definitiva i primi segnali che si colgono da parte dell’Ateneo, in tema di trasparenza delle proprie deliberazioni e di apertura dei propri processi decisionali all’intera collettività, non sono troppo incoraggianti e denotano una pericolosa tendenza all’arroccamento su di sé. Servirà molto maggior “coraggio” nei prossimi mesi, da parte di chi siede nei due Organi più importanti (CdA e Senato), per interpretare il proprio ruolo in maniera al tempo stesso autorevole ed indipendente e – soprattutto – per non deludere le legittime istanze di coinvolgimento e di partecipazione diretta che provengono da tutta la comunità accademica.