Sull’assemblea del 13 agosto a Solaio di Pietrasanta. Circolo del manifesto Versilia

21 Agosto 2012 /

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Si è chiusa da pochi giorni la Liberafesta di Solaio di Pietrasanta (Lu), all’interno della quale il Circolo del manifesto Versilia organizza, da tre anni a questa parte, incontri e spettacoli gratuiti.
Anche stavolta si è discusso di questioni che riteniamo urgenti e la giornata del 13 agosto è stata dedicata all’assemblea di circoli e amici del manifesto, accorsi in gran numero sulle colline a ridosso delle Apuane. Auspichiamo a breve la pubblicazione integrale del verbale e ciò nella speranza che le energie che il giornale è ancora in grado di catalizzare non vadano disperse e possano dar forma a un progetto orizzontale e partecipato.
Qualche giorno fa è uscito un resoconto della riunione, che a nostro avviso non ha colto lo spirito della giornata, in cui Valentino Parlato si è confrontato generosamente e con franchezza con i partecipanti. Questi ben rappresentano il collettivo de il manifesto, inteso non come chi il giornale lo fa (la redazione), tantomeno chi vorrebbe farlo, ma come insieme di lettori che si sentono parte integrante di questa storia e sono preoccupati delle prospettive del giornale.
Nel pieno della crisi che ha portato al commissariamento del manifesto – e all’ennesimo ridimensionamento d’organico – questo patrimonio di lettori e amici (a volte organizzati in circoli) si è impegnato nella raccolta di abbonamenti e nella diffusione della voce e del pensiero di questo giornale.
Ma quale pensiero, ci si domanda sempre più di frequente? Secondo Valentino Parlato è necessario un rapido collocamento nella prospettiva elettorale della primavera 2013. Al contrario amici e circoli chiedono di tornare a leggere una società in profondo mutamento e, per far ciò, di allargare lo sguardo e d’affinarlo, abbandonando le stanze anguste della politica italiana e le interviste sdraiate ai soliti leader politici o sindacali.
Si è parlato del progetto, lanciato un paio di mesi fa da Guido Ambrosino, per una proprietà collettiva e diffusa, sul quale la redazione non si è ancora espressa. Ma si è discusso, assieme ad Ambrosino, Loris Campetti, Patrizia Cortellessa, di molto altro, perché le cinquanta persone venute da Latina, Treviso, Bologna, Caserta, Pisa, Modena del manifesto hanno bisogno come strumento che aiuti a capire, soprattutto in un momento di crisi economica come quella che stiamo vivendo.
Appunto: come mai in un simile contesto il manifesto perde voce? “Perché – spiega Parlato – oggi manca la speranza e noi siamo i primi a non averla”. Ecco, non siamo affatto convinti che sia così e, riguardando la foto di gruppo dell’assemblea, ci è venuto in mente un’altra risposta: l’età media del manifesto è avanzata, mentre le generazioni più giovani potrebbero aiutarci a leggere il mondo e “darci speranza”.
Un tempo erano loro a fare il giornale e il manifesto era sempre un passo avanti, pure in rete ci è arrivato prima degli altri grazie a Franco Carlini e ai suoi collaboratori. Oggi è spesso un passo indietro, annaspa, rincorre, eppure ha ancora – incredibile a dirsi – un patrimonio straordinario che nessun altro ha. Quell’assemblea, quel collettivo che del manifesto si sente parte e che oggi stenta a riconoscersi in pagine sempre più autoreferenziali – nel senso che parlano ai redattori e alla loro cerchia di amici – chiede a gran voce alla redazione di aprirsi al mondo, ai territori, alle collaborazioni esterne: uscire da quelle stanze sempre meno abitate e tornare a immergersi nella realtà.
Di qui l’idea – accolta e fatta propria da Valentino Parlato – di una grande assemblea da tenersi a Roma una domenica d’ottobre, alla quale invitare collaboratori abituali e saltuari, amici vecchi e nuovi, per superare le contrapposizioni interne e soprattutto ritrovare lo spirito originario del giornale e rilanciarlo (magari anche posizionarlo in vista delle elezioni).
Lo riteniamo possibile e questi dodici giorni di festa lo stanno a dimostrare: molti ragazzi hanno speso le loro vacanze a lavorare con noi e, sotto lo striscione del manifesto, in tanti si sono trovati a discutere, ad ascoltare musica dal vico, a ballare le musiche del mondo.
Per noi, che del manifesto ci sentiamo parte, questo vale tanto quanto la linea che il giornale deciderà di assumere in vista della prossima tornata

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