Mentre il dibattito tra lettori e circoli prosegue, dalla redazione, escluso ovviamente il generoso e sempre disponibile Valentino Parlato, tutto tace. Le difficili condizioni in cui quotidianamente il giornale viene fatto ci fanno sentire affettuosamente vicini/e a chi si fa carico di farci trovare in edicola il “nostro” giornale, ma non bastano a spiegare il silenzio.
Il manifesto è un giornale, è un giornale ma, come ricorda Valentino, è un giornale partito, che è stato protagonista e promotore di importanti iniziative politiche perché aveva un collettivo che, con tutte le contraddizioni e i conflitti, si sentiva e agiva come tale. Oggi sembra manchi la capacità di mettersi in discussione, sentendosi e agendo da collettivo che si sente parte di un progetto comune, per trovare insieme la via d’uscita dalla crisi.
Mi viene da pensare che abbia assunto gli stessi difetti dei partiti: una certa autoreferenzialità e la mancanza di interlocuzione con il suo popolo, che cioè predichi bene e razzoli male.
In molti interventi si fa riferimento, e il manifesto ne dà spazio, ai contributi di Gallino, Revelli, Viale, De Marzo, Perna ecc. come riflessioni capaci di individuare le forme e i contenuti su cui costruire il percorso di una aggregazione a sinistra che ridia speranza e capacità di lotta a un popolo di sinistra disorientato e stanco. Sarà un caso che tutti questi nomi, insieme a tante altre compagne e compagni più o meno conosciute/i di cui faccio parte, abbiano scelto di intraprendere una strada difficile ma entusiasmante che è nata a Firenze e si è ritrovata a Parma sotto il nome di A.L.B.A.?
E’ indispensabile partire dalle forme della relazione politica, dalla partecipazione reale alla formazione delle decisioni, dalla consapevolezza della parzialità dei generi e quindi della necessità della interlocuzione alla pari, oltre che, ovviamente, dalla condivisine dei contenuti per poter avviare la ricostruzione della democrazia e della politica.
Forse la strada del rilancio del giornale passa anche dal diventare soggetto attivo di un movimento capace di mettere a tema, e su cui aprire dibattito, quei 4,5 punti su cui costruire condivisione e capacità propositiva, anche, perché no, in vista di scadenze elettorali.
Penso che le proposte avanzate nell’incontro di Pietrasanta, ( un grazie al Circolo di Bologna e alle compagne e compagni della Versilia!) debbano diventare un vero e proprio piano di uscita e rilancio, fatte proprie da tutta la comunità che nel giornale vede non solo un posto di lavoro, ma uno strumento indispensabile per la democrazia in Italia.
Le forme che potrebbe assumere la proprietà collettiva, i passaggi giuridici ed economici necessari, le relazioni interne al nuovo soggetto editoriale, le forme del coinvolgimento di lettrici e lettori in questa nuova avventura, devono trovare una risposta in tempi brevi, perché necessitano poi di un grande lavoro di diffusione e coinvolgimento.
Non sono passaggi semplici, ce ne rendiamo conto tutte/i, ma il tempo per chiarire non posizioni, ma soluzioni alternative c’è stato e si sta esaurendo e non possiamo certo imitare i monaci chiusi a dissertare sul sesso degli angeli, con i barbari alle porte della città.
Giuliana Beltrame
Circolo di Padova