Birra e riviste è l’inusuale l’accoppiata che anima il B.I.R.R.A. festival delle riviste alternative e dei microbirrifici artigianali, in scena a Bologna, al Bartleby, il 26 e 27 maggio.
L’acronimo sta per Bagarre internazionale delle riviste alternative e nasce nel 2007 grazie ai creatori delle riviste letterarie Eleanore Rigby e FaM. Il legame con i piccoli produttori di birra artigianale sta nella cura, nella passione e nella cooperazione che caratterizza queste produzioni. Alla terza edizione si può dire che il connubio funzioni.
La sfida del collettivo di Bartleby non si limita al menage di una coppia stridente, ma punta l’attenzione su una forma editoriale che, in epoca ebook, mostra ancora di esercitare un certo appeal verso chi ha creatività e urgenza di comunicare. “Vogliamo mettere al centro quel lavoro redazionale e collaborativo che ai tempi dell’editoria on-demand sembra essere messo a rischio – dicono gli organizzatori.
A partire dalle 16 di sabato 26 maggio, nei locali del Bartleby in via San Petronio vecchio 30/A troveranno posto gli stand di 7 birrifici e 26 riviste che potranno presentare al pubblico i loro prodotti. Birre speziate, al pepe, tostate al sapore di caffè, o ai cereali, ma anche bollettini satirici, riviste letterarie, giornali di strada, graphic novel e fumetti (l’elenco completo degli espositori nel blog birra.riviste.wordpress. com).
Oltre a letture e bevute, ci sarà spazio per la discussione: sabato alle 18 pubblico e espositori sono invitati a una tavola rotonda che si interrogherà sui rapporti del mezzo-rivista con il quotidiano politico e sociale. Ospiti saranno Bifo e Massimo Roccaforte. Se il primo potrà intervenire sul linguaggio e sull’importanza politica delle riviste alternative, anche grazie alla testimonianza di un epoca d’ora della produzione editoriale underground com’è stato il ’77 bolognese, da Roccaforte, distributore di NDA press, ci si aspetta un contributo sull’aspetto più critico, il rapporto tra mercato e produzioni culturali alternative.
Questa criticità è uno dei risultati di una ricerca che Bartleby ha condotto tra le riviste presenti al festival attraverso questionari somministrati via email.
“L’ostacolo maggiore è lo scontro col mercato – dice Paolo, uno degli organizzatori – per esempio nel caso delle riviste, la distribuzione avviene quasi sempre in modo informale, cioè chi produce si autopromuove organizzando presentazioni in librerie piuttosto che all’università.”
Allo stesso modo si autorganizzano registi, attori di piccole produzioni cinematografiche e teatrali. “È la cifra qualitativa di chi lavora nella cultura – prosegue Paolo – manca uno spazio in cui farsi conoscere e poter vendere quello che si fa”.
Nonostante il passato glorioso, questo scenario riguarda anche Bologna, seppure un certo fermento persiste. Più delle metà delle riviste presenti al Bartleby sono nate sotto le Due Torri, e secondo gli organizzatori sono solo una parte di terre emerse, a fronte di una produzione sotterranea difficilmente censibile.
Per la grande maggioranza degli espositori, la rivista non è l’attività lavorativa prioritaria e non porta introiti economici, in molti casi non c’è nessun rapporto tra il proprio lavoro e quello di redattore o editore. “L’unico motore è la voglia di far emergere un prodotto culturale.”
Leonardo Tancredi