Piergiovanni Alleva: "I voucher, una frode all'ordinamento costituzionale"

6 Giugno 2017 /

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di Giacomo Russo Spena
“Sono riusciti a peggiorare la situazione creando una specie di contratto precario in bianco, se possibile, peggiore dei voucher”. Già in passato il giuslavorista Piergiovanni Alleva – docente universitario e consigliere regionale in Emilia Romagna – aveva espresso dubbi sui voucher sostenendo la raccolta firme per promuovere il referendum abrogativo: “Il voucher non fa emergere ma incentiva il lavoro nero, in quanto costituisce in concreto un alibi per utilizzare lavoro irregolare”, erano le sue parole. Adesso il quadro si è, secondo lui, addirittura aggravato fino a fargli cambiare anche giudizio sull’ex premier Matteo Renzi: “Prima lo giudicavo un piccolo ignorante avventurista ma ora mi sembra un pericolo per la democrazia neanche tanto occulto”. Intanto il 17 giugno il giuslavorista annuncia la sua presenza alla manifestazione nazionale della Cgil contro la reintroduzione dei voucher e per la difesa del lavoro.
La nuova manovra economica, appena passata alla Camera, prevede la reintroduzione dei voucher: si chiameranno PrestO, con la o maiuscola, acronimo di “Prestazione Occasionale”. Professor Alleva, che ne pensa?
I voucher sono usciti dalla porta e rientrati dalla finestra, anche se con una strumentazione giuridica diversa: per i rapporti che interessano le “piccole imprese” viene utilizzato un nuovo sottotipo di contratto di lavoro, detto “di prestazione occasionale”, che è in realtà una sorta di mini contratto di lavoro intermittente o a chiamata, ossia una delle peggiori forme di precariato mai concepite. Infatti, accoppia all’incertezza della prestazione futura una sorta di carica ricattatoria, perché, eseguita la prima prestazione, se per qualche motivo non vai bene, non sarai più chiamato. Probabilmente la nuova soluzione è peggiore della vecchia.

Eppure il Pd – che ha sostenuto l’emendamento di reintroduzione insieme a Forza Italia e Lega – si difende dicendo che questa soluzione non hanno nulla a che vedere con i vecchi voucher “perché si hanno tutte le garanzie previdenziali e assicurative”. Rispetto a prima infatti si alza il compenso per chi svolge attività presso le imprese, da 7,50 euro netti a 9 euro l’ora. Sale anche la quota contributiva a carico del datore (al 33%). Vengono poi stabiliti dei limiti: non sono ammesse le aziende con più di 5 dipendenti, quelle del settore dell’edilizia e prestazioni inferiori alle 4 ore. Non si potrà inoltre fare più incetta andando dal tabaccaio. Infine, la gestione delle operazioni sarebbe infatti affidata a un portale ad hoc dell’Inps. Come controbatte?
È inutile correre dietro a tutte le particolarità quando è importante invece avere chiari i principi generali. I voucher erano documenti che contenevano in sè anche la prestazione e quindi ogni singolo voucher, per così dire, “stava a sè”. Ed è quanto abbiamo criticato affermando che invece deve esistere un rapporto continuativo, ossia un programma contrattualmente stabilito che abbia in prospettiva tutte le prestazioni, perché è solo in questo caso che il prestatore diventa importante con tutti i suoi problemi riguardanti malattia, assenze, professionalità. Adesso, almeno per ciò che riguarda le “piccole imprese”, sembra che si voglia tornare ad un contratto e cioè ad un programma prestabilito di prestazioni, ma in realtà è solo una caricatura, perché non si conosce dal principio quante saranno queste prestazioni, quando avranno luogo, con quali caratteristiche etc.
La prestazione occasionale, in base al provvedimento, deve essere registrata telematicamente all’Inps entro un’ora prima. Ma l’azienda (o la famiglia) può poi annullarla entro tre giorni. In questo modo, però, può tutelarsi dai controlli e poi pagare in nero il lavoratore. Non è una “svista” incredibile che vanifica anche l’intento di evitare il sommerso e smonta anche la narrazione dei voucher come antidoto al lavoro in nero?
Tutte le previsioni riguardanti la tracciabilità dei voucher come obbligo di avviso preventivo telematico e magari sua revoca successiva, costituiscono una specie di meccanismo privo di senso, perché non si tratta di far luce su alcune prestazioni, ma di capire che tutti i rapporti a prestazione mobile precaria e parziale inevitabilmente nascondono prestazioni in nero.
Certo è paradossale: la Cgil aveva raccolto 3 milioni di firme per indire un referendum abrogativo dei voucher, il governo li ha poi cancellati – facendo venir meno il referendum – per poi varare la manovra, che di fatto reintroduce i voucher, il giorno stesso in cui ci sarebbe dovuta essere la consultazione popolare… si può parlare anche di violazione dell’art 75 della Costituzione?
L’aspetto più grave della vicenda è certamente questa sorta di furto di democrazia ovvero di frode all’ordinamento costituzionale democratico che il Governo ha compiuto in modo assolutamente sfacciato prima abolendo i voucher per evitare il referendum e poi introducendo al loro posto un istituto praticamente analogo ed anzi in concreto addirittura peggiore. A tanto non era mai arrivato nessuno almeno che io ricordi e questo mi ha fatto in un certo senso cambiare opinione su Renzi.
I voucher non hanno avuto almeno il merito di far calare la disoccupazione? Dati Istat alla mano, il Paese è in ripresa economica e l’occupazione è salita. Non sono dati positivi di cui compiacersi?
La disoccupazione non è diminuita o lo è molto poco rispetto al resto del mondo occidentale ma è un’occupazione infinitamente peggiorata perché resa in tutti i sensi precaria all’insegna dell’umiliazione e della ricattabilità dei lavoratori e in questo i voucher hanno avuto la loro parte concreta ed anche e forse soprattutto simbolica.
Però, pensiamo al lavoro domestico e alle piccole mansioni. Il lavoro occasionale non ha bisogno di essere normato in qualche modo? Oltre a dire no ai voucher, come si può risolvere il problema? La baby sitter o colf come la si paga?
Mi sorprende l’ignoranza diffusa tra i cosiddetti esperti governativi i quali a quanto pare non sanno che il rapporto di lavoro subordinato può avere una durata anche minima anche di un solo giorno. Le massime giurisprudenziali in proposito si contano a centinaia, sia della Cassazione sia delle magistrature di merito, ma al governo importa una sola cosa, ossia trovare sempre nuove forme di lavoro “usa e getta” che servono solo a deprimere i lavoratori e a far loro credere di non contare più niente.
Il prossimo 17 giugno la Cgil promuoverà una manifestazione nazionale contro la reintroduzione dei voucher, mobilitazione giusta?
Ci sarò, mi auguro che il tema della manifestazione sia ben più vasto della sola questione dei voucher e cioè che ponga anche in vista delle elezioni politiche ormai non lontane il tema di una piattaforma unica del lavoro della sinistra e di tutti i progressisti che realizzi il ritorno completo dei diritti e della dignità del lavoro. Alla messa a punto di questa piattaforma unica del lavoro vorrei dedicare tutte le forze che mi rimangono.
Voucher, l’appello della CGIL: “Difendi la democrazia e stai dalla parte del lavoro. Firma anche tu”
Questo articolo è stato pubblicato da Micromega online il 5 giugno 2017

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