L’Anno che è appena iniziato: è ora di pensare ai referendum della Cgil

10 Gennaio 2017 /

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Cgil - Foto di Gianfranco Goria
Cgil – Foto di Gianfranco Goria

di Domenico Gallo
Dopo il Natale, il Capodanno è la festa più sentita. L’avvento dell’anno nuovo viene accompagnato da una serie di riti propiziatori. Ai piedi dell’anno che è appena iniziato si depongono tutte le illusioni, le amarezze e i dolori che ci hanno accompagnato nell’anno appena trascorso col desiderio di sbarazzarsene e iniziare una nuova vita sotto il segno della speranza. Il tema dell’aspettativa esistenziale collegata all’avvento dell’anno nuovo è stato trattato magistralmente da Giacomo Leopardi nel Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere (1832)…
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?

Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi. Dopo quasi 150 anni nel 1979, in un’epoca buia, attraversata da tristi presagi di guerra, Lucio Dalla affronterà a modo suo lo stesso tema: “Ma la televisione ha detto che il nuovo anno/porterà una trasformazione/ e tutti quanti stiamo già aspettando/ sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno (.) /anche i preti potranno sposarsi/ ma soltanto a una certa età”. Nel gennaio del 2016 Maurizio Viroli si abbandonò a questa profezia nera: “Il 2016 consacrerà la fine della Repubblica nata 70 anni fa e il consolidamento del principato renziano”. L’anno appena trascorso ha completamente smentito questa profezia, col voto del 4 dicembre il popolo italiano ha travolto il progetto di principato renziano e ha ripristinato la Repubblica, salvando la Costituzione. Che cosa dobbiamo aspettarci dall’anno che verrà? Che questa straordinaria esperienza di partecipazione dei cittadini non perda vigore e porti, attraverso l’approvazione dei tre referendum promossi dalla Cgil a ristabilire quei diritti sociali, iscritti nella prima parte della Costituzione, che una politica assoggettata al dictat dei mercati finanziari ha sottratto al popolo italiano.
Questo articolo è stato pubblicato sul Corriere dell’Irpinia il 30 dicembre 2017

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