Le mozioni dell’opposizione di condanna per il massacro in corso a Gaza perpetrato dal governo israeliano sono arrivate tardi ma sono state presentate. La condizione dei palestinesi, che nessuno può più negare al netto dei termini usati per descriverla, è stata raccontata con la necessaria indignazione dai parlamentari del Pd, di Avs e del M5s che avevano firmato lo stesso testo e persino da coloro che nei mesi scorsi si erano dimostrati più affini alle ragioni di Benjamin Netanyahu che a quelle di un popolo trucidato, come Azione e Italia Viva, titolari di altri due testi. Ma ad ascoltare i deputati non c’era il governo: eccetto per la presenza di un unico sottosegretario, i banchi riservati alla premier e ai ministri erano vuoti, come parzialmente vuota era anche l’Aula, che si è riempita solo per le dichiarazioni di voto finali.
LA SEDIA LIBERA lasciata da Giorgia Meloni è un assist per le opposizioni che ci leggono il simbolo del disinteresse umano per i gazawi e dell’insipienza politica dell’escutivo che ha portato l’Italia a essere isolata in Europa anche nel condannare le ultime azioni di Netanyahu, come l’operazione Carri di Gedeone. «Chiediamo al governo e a Meloni: di fronte a questo massacro come si fa a rimanere fermi? Dov’è la voce dell’Italia e quella dell’Europa? Non si può continuare a tacere di fronte a questo sterminio, Meloni non ha prodotto alcuna iniziativa diplomatica. Questo immobilismo ci rende complici e ci disonora», ha tuonato la segretaria del Pd Elly Schlein. Lo stesso il leader del M5S Giuseppe Conte: «Proviamo vergogna per una Italia che è stata tra i due Paesi che hanno votato contro la revisione degli accordi tra Unione europea e Israele: questo governo non ci rappresenta – ha detto il presidente pentastellato – Meloni non ci racconti più la vicenda di una madre, cristiana e patriota. Una cristiana non si gira dall’altra parte davanti a 15mila bambini uccisi a Gaza». Per il leader M5s, quello a Gaza è un «genocidio».
LATITANTE A MONTECITORIO anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, come evidenziato da Angelo Bonelli, co-portavoce di Avs, che aveva scelto di illustrare la mozione leggendo uno a uno i nomi dei bambini trucidati dai «bombardamenti del criminale Netanyahu», mentre i deputati del centro sinistra intorno a lui si alzavo in piedi. «L’assenza di Tajani è un pessimo segnale in un momento in cui c’è una discussione di questo genere in Parlamento – ha sottolineato – L’Italia ha votato contro la revisione dell’accordo Ue-Israele».
NELL’EMICICLO ANCHE la testimonianza dei deputati di rientro dalla missione a Rafah. Come quella della dem Rachele Scarpa: «Siamo stati alle porte dell’inferno, si sentivano chiaramente le bombe, dal 2 marzo scorso non entra alcun aiuto umanitario, com’è possibile che solo questa maggioranza continui a non vedere tutto questo?».
NESSUNA SORPRESA dal voto finale: la mozione comune di Pd, Avs e M5S è stata bocciata mentre è stata approvata con 139 voti quella della destra, vidimata dal governo. Il testo del centrosinistra impegnava il governo a riconoscere lo Stato di Palestina entro i confini del 1967, con Gerusalemme come capitale condivisa, tutelando allo stesso tempo il diritto alla sicurezza di Israele e chiedendo un cessate il fuoco immediato, la liberazione degli ostaggi israeliani, la protezione dei civili e la fornitura di aiuti a Gaza, oltre alla tutela della tregua in Libano. La mozione proponeva inoltre di interrompere la vendita e l’importazione di armi da e verso Israele e l’imposizione di sanzioni contro il governo israeliano e i coloni in Cisgiordania. Voti delle destre sono però arrivati solo alla mozione dei renziani, eccetto per la parte che impegnava il governo «a condannare fermamente il piano di occupazione militare della Striscia avanzato da Netanyahu», percepita come troppo esplicita.
Il testo approvato è un capolavoro del non detto: nessun riferimento a Israele, frasi senza soggetto in cui sembra che i palestinesi si stiano decimando da soli, la mozione esprime giusto «preoccupazione» per la Striscia e chiede di «sostenere, insieme ai partner europei e internazionali, ogni tentativo di soluzione negoziata tra Israele e i rappresentanti palestinesi». E impegna l’Italia a «lavorare affinché le parti giungano all’immediata cessazione dei combattimenti, alla liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas, al ripristino delle condizioni che consentano l’assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza». Una tesi che equipara le due parti e in cui non sono mai nominati i crimini di guerra compiuti, né c’è un accenno alla volontà genocidiaria manifestata da diversi esponenti del governo di Netanyahu.
L’UNICA COSA DA RILEVARE è la sopraggiunta compattezza del Pd sul tema che ha votato in maniera univoca, incluso il super atlantista Lorenzo Guerini, mentre altri, come Lia Quartapelle, erano assenti. «Hanno bocciato la mozione senza nessuna interlocuzione», ha denunciato Nicola Fratoianni di Avs durante il flash mob organizzato da Aoi, Arci e Assopace in piazza Montecitorio, al quale hanno fatto capolino le delegazioni dei partiti di minoranza. «Di fronte al genocidio in corso del criminale di guerra Netanyahu, il nostro governo non ha avuto il coraggio neanche di dire qualche parola chiara, un atteggiamento codardo, balbettante e ipocrita che si trasforma in complicità».
Questo articolo è stato pubblicato su il manifesto il 22 maggio 2025