L’erotismo della libertà. Debutti e progetti targati Ert

di Silvia Napoli /
20 Gennaio 2024 /

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La dimensione dionisiaca così parte integrante della pratica teatrale e nel contempo postura mentale di sperdimento o di liberazione a seconda dei casi e dei punti di vista, non spaventano la direzione di Ert, che assume su di sé in pieno questa sorta di mandato cercando attraverso di essa., nuovo cielo, nuova terra, per riferirci proprio al debutto dell’ultima in ordine di tempo regia ed interpretazione di Valter Malosti, che, come sappiamo, non ama mai ripetersi nelle progettualità. Anzi, potremmo dire che la costante sfida con se stesso sia un suo segno distintivo.  

Del resto, è una sfida anche fare programmazioni attrattive che consentano di soddisfare senza troppo blandire i diversi pubblici che oggi abitano i teatri e che sono alla ricerca di diversità, pluralità, verità dei corpi e degli sguardi. 

In tutto questo, innovare diventa un termine sfumato perché in fondo in mezzo a tanta nuova drammaturgia italiana, riportare qualche classico fuori dalla consuetudine dei classici risulta di per sé una operazione controcorrente o quantomeno originale. 

Mi pare sia il caso di Questo Antonio e Cleopatra, che ha debuttato nella casa madre di ERT la scorsa settimana e che sta per approdare mentre scrivo, in Arena del Sole, solleticando già le nostre memorie cinematografiche.  

Ne abbiamo parlato con Malosti stesso alla vigilia della prima. 

Anzitutto, quale l’ispirazione per questo lavoro, che forse è un lavorone, mi par di capire, quanto può esserci di rock come attitudine, dopo una impresa come Lazarus, quanto di coerente e ben inserito nelle programmazioni Ert, quanto di sparigliante e di contemporaneo in questa scelta? 

Prima di tutto, io parto sempre da un preciso lavoro linguistico e non è un caso io segua personalmente le traduzioni. Anche qui ho seguito passo passo il lavoro di Nadia Fusini, che è una grande traduttrice ma soprattutto letterata ed amica. Stiamo parlando qui di una faccenda non semplice, una tragedia barocca in versi, composta da ben 5 atti. Una tragedia d’Amore? Si, forse, anche: di certo anche una visione e una vertigine spazio-temporale che chiama in causa l’origine delle civiltà, la nostra identità culturale se abbia poi tutta questa purezza occidentale che presumiamo e non sia piuttosto meticcia. Nel massimo rispetto filologico del tono lirico alto, io volevo assolutamente il riverbero, la vibrazione di una cortocircuitazione con l’oggi che è ciò che fa risuonare nelle nostre carni odierne, quello che fu agito e scritto secoli fa.  

Di molto rock in tutta questa storia c’è forse il desiderio di dissipazione…quello che la passione come certe forme estreme di devozione artistica possono accendere al di là di ogni possibile convenienza o ragionevolezza, foss’anche una ragion di stato. Ma naturalmente come in molti altri testi shakespeariani, appunto ciò che è conforme, tradizionale tanto da divenire naturale, si pone come gabbia, contenimento insopportabile non tanto di pulsioni individuali come in prima battuta si potrebbe pensare, ma di grandi conflitti collettivi, trasversali, universali, come quelli generazionali, di genere, di razza, religione, provenienza.  

In un certo senso, questa matura Cleopatra, legata ai culti misterici del sole e della notte, è anche un po’ strega, fattucchiera e naturalmente specchio rovesciato di una egemonia diffusa nel mediterraneo pronta ormai a divenire impero.  

Cleopatra infatti è la barbara, la straniera per definizione, ma in realtà è frutto di una cultura assai più meticciata di quanto crediamo. si è dibattuto per anni sul fatto che si dovesse rappresentare una Cleopatra nera, ma io credo che sia questa un’idea un po’ distorta di politicamente corretto, perché in realtà io credo sia più veritiero vederla come bianca perché le sue origini sono greche in realtà e poiché non si tratta mai per Shakespeare di proporre solo stilemi codificati , ma di parlare ai propri contemporanei e raccontare qualcosa della sua contemporaneità, lasciandoci cosi una sorta di eredità metodologica  più che contenutistica buona per tutti i posteri a venire. Pertanto, è vero che esoterismo ma anche scienza, conflitto teologico e teoretico si confrontano aspramente. Poi naturalmente da un lato il pensiero alto, filosofico, che è sempre una meditazione sulla guerra e sul potere, dall’altro la famosa dura lex sed lex dei romani grandi maestri di architetture urbanistiche e infrastrutturali, così come di un corpus giuridico granitico che naturalmente non tollera infrazioni al disordine.  

Insomma, una postura che non può certo vedere nel disordine della disobbedienza una situazione eccellente, tanto da voler semplicemente cancellare il misfatto. Ove la diversità tra cultura d’Occidente e cultura d’Oriente pareva poter trovare nel connubio una sua risoluzione, il prisma ottico di questa storia mito, ben intuito da Plutarco, ci mostra quanto di politico ci sia in questa sfida che infine è un discoro plurale… come ben intendeva l’antropologa Ida Magli, poiché la politica è un mondo maschile le relazioni più importanti, le interazioni socialmente significative sottinteso è che gli uomini  le sviluppino e consumino tra uomini… Qui ve ne è un ampio campionario, non tutti o non da subito quanto meno nemici di Antonio. Anzi, come ad esempio Domizio Enobarbo, eppure tutti basiti da principio, eppoi ostili di fronte all’accecamento di Antonio… la zingara, la puttana d’Egitto, può essere un trastullo ma non certo un condizionamento. E invece si dà il caso che cultura sapienza, regalità, astuzia, potere in definitiva siano il perimetro del vero fascino di Cleopatra, quella certo cazzimma che usualmente si attribuisce ai maschi.  

Una donna di governo che persegue l’amore sì, ma anche le sue ragioni politicamente identitarie e si pone dunque come pericolosissima rispetto al piano cesareo di allargare l’impero verso sudest. 

Una celebrazione dell’arte poetica come dionisiaca e a sottolineare la profondità della sovversione operata dal dio neppure sono i giovani i depositari di questa passione incontrollata, ma una generazione matura che finisce per farsi volontariamente ma forse anche polemicamente da parte ove il nuovo avanza. 

Un nuovo rappresentato da Ottaviano che certo non porta freschezza realmente innovativa ma riporta appunto ove era il caos un principio di formalità e controllo, tributando sepoltura con i massimi onori ai due amanti. Ma quel principio del caos è realmente bandito dalla storia dall’intervento di Ottaviano? Certo che no: anzi, io sono partito dall’idea che quei morti sconfitti dalle circostanze avessero ancora tanto, nonostante il loro sostanziale accerchiamento-isolamento patito anche in vita, da dire ai sopravvissuti, ai superstiti…  

Come hai sottolineato questa complessa lettura del caso storico più controverso e romanzato di sempre? 

Mi sono avvalso della maestria di quanto di meglio ci sia su piazza nelle arti sceniche, come del resto la recente edizione del premio Ubu ha sancito, oltre a giovarmi di un cast di attori già affermati quali il notissimo Massimo Verdastro, insieme ad una ben più giovane generazione. Pertanto, Margherita Palli ha concepito una sorta di scenografia monumento funebre che è stato il perno poi di tutta la composizione dello spettacolo … i costumi sono di Carlo Poggioli, con allure molto hobo chic per i due protagonisti, il disegno luci è di Cesare Accetta. Il progetto sonoro di ensemble  Gup Alcaro, che mi ha accompagnato con un grande successo di pubblico ed evidentemente critica nell’avventura di Lazarus, ensemble comprendente la musicista elettronica spesso impegnata nella sonorizzazione di pellicole, Laura Agnusdei e non abbiamo lasciato al caso la cura coreografica d’insieme dati i molti personaggi in scena grazie all’operato di Marco Angelilli. Ma di Cleopatra ci resterà sempre il mistero. Non sapremo mai veramente chi fosse, se non che infine le tocco comunque essere una donna, se pensiamo ai figli che ebbe da Antonio stesso e che, a parte la femmina, non sopravvissero agli intrighi per eliminarli. Anna della Rosa già candidata agli Ubu per la sua straordinaria Cleopatras in gramelot meneghino da Testori, riletta come sciantosa in disarmo, ce la renderà qui con molte sfaccettature e tutta la dolente furia regale di una Medea pasoliniana. Tuttavia, come sempre accade, il bardo nostro contemporaneo apparecchierà per noi un teatro della mente in cui tutte le mille assurdità e contraddizioni della commedia umana sono compresenti a pieno titolo spaziando dal comico al tragico. Voglio concludere ricordando che il discorso artistico per me è tale se contempla questa dimensione anarchica, erotica, perturbante, non compiacente, qualcosa di molto diverso dall’iperesposizione pornografica cui siamo ormai mediologicamente assuefatti e che ha molto a che fare con il pensarsi e sentirsi liberi.  

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