A dirigere la Galleria Estense, non lo storico dell’arte, l’avvocato invece e pure docente universitario di storia economica per gli studi di management di impresa. Esito sorprendente, ma non troppo, della riforma voluta (2014) dall’allora ministro Dario Franceschini.
Severamente critica era stata Italia Nostra sulla dirompente riforma dell’assetto istituzionale della tutela voluta con disarmante inconsapevolezza dal mal consigliato Ministro cui allora erano assegnati anche i compiti di governo del turismo. I musei, le raccolte, le gallerie erano state fino a quel momento un attributo essenziale delle soprintendenze ai beni [mobili] storici e artistici, nate infatti come soprintendenze alle gallerie, perché costituite appunto nelle istituzioni ereditate dagli stati preunitari, come le officine di studio e ricerca, nella prospettiva delle pertinenti aree culturali di contesto, oggetto dei complessi compiti di tutela. Insomma musei e gallerie funzione della tutela diffusa e a presiederli i soprintendenti, espressione di competenza professionale e di studi formata necessariamente all’interno della addetta e speciale amministrazione pubblica. Sulla superficiale suggestione di modelli stranieri del tutto estranei e incomparabili alle istituzioni della vicenda storica del nostro paese si è voluto strappare dal tessuto compatto della tutela, dalla consolidata organizzazione funzionale delle soprintendenze, musei e raccolte d’arte per costituirle in entità autonome a gestione propria, affidate a competenze selezionate all’esterno della pubblica amministrazione per concorso guidato da ampia discrezionalità, massima nella conclusiva nomina riservata al ministro. Insomma musei dove i profili di istituzione di studio e cultura rimangono affievoliti, perché ne sia valorizzata invece la funzione di servizio al turismo che esige competenze gestionali e aziendalistiche. Non fa scandalo quindi che le sedi di storiche raccolte si aprano al mercato privato degli eventi di promozione economica/commerciale o all’offerta di uso prestigioso per feste e incontri anche conviviali (perché no, cene imbandite da club esclusivi o banchetti nuziali, come pur è avvenuto a interrompere il servizio museale, in una giornata di sabato a fine estate 2022, al Palazzo Ducale di Sassuolo).
E tuttavia sorprende che il Ministro della cultura abbia di recente chiamato a dirigere a Modena Galleria Estense e Biblioteca non lo storico dell’arte o il bibliologo, ma l’avvocato, la scrittrice, prestigiosa certo, autrice di fortunate biografie di personaggi storici famosi entro un vasto orizzonte temporale, docente universitaria di storia economica in facoltà di impresa e management.
Italia Nostra, avversando allora la riforma del ministro Franceschini, non avrebbe potuto immaginare che per dirigere le raccolte d’arte della più longeva dinastia statuale preunitaria non sarebbe stato richiesto neppure un solo titolo di studio nelle discipline di storia dell’arte.
Questo articolo è stato pubblicato su Italia Nostra il 3 gennaio 2024