Un futuro migliore per chi? Verso il World Congress for Climate Justice

di Caterina Orsenigo /
19 Luglio 2023 /

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Qualche giorno fa sono andata a vedere la mostra di Salgado dedicata all’Amazzonia alla Fabbrica del Vapore di Milano. Le fotografie di paesaggi erano prese dall’alto, in bianco e nero. Da fuori e da lontano ciò che si vedeva era una natura intonsa, imponente, splendida. Se poi ci si avvicinava ai ritratti di indigeni e si ascoltavano dai video le loro voci, si sentivano parole di rabbia e preoccupazione profonde: come se la camera scendesse giù, oltre le chiome degli alberi, e da dentro l’Amazzonia apparisse invece ferita e fragile.

Camminavo in quella foresta di immagini in bianco e nero, fra alberi centenari, cieli, nuvole enormi, fiumi volanti, e mentre guardavo tutto ciò mi sono trovata a pensare: deve essere bello avere una terra così da difendere. In realtà, mi sono riscossa subito dopo, noi abbiamo una terra così da difendere. È quello che stiamo facendo.

Fuori dall’impotenza, dal pessimismo e dalla routine, ogni tanto una mostra, una persona, una pianta, qualcosa di bello, ricorda che tutta questa fatica non è soltanto contro ma soprattutto per.

Quel che c’è da fare, oggi, davanti alla crisi climatica, oltre a lottare localmente e globalmente, è anche immaginare un futuro diverso da questo presente. Non solo un futuro più difficile, caldo, instabile, pieno di eventi estremi: dovremo imparare a conviverci. Ma anche un futuro più bello, in cui questo sistema di produzione e riproduzione, di valori e di poteri si possa scardinare e ci sia spazio per altro, altre priorità, altri modi di stare bene, altri desideri.

Quando si parla di un futuro “migliore” la questione è: migliore per chi?

La giustizia climatica è lotta contro il capitalismo fossile ed estrattivista e il futuro migliore di cui parla è antispecista, perché riguarda tutte le specie e quella umana. È transfemminista, antirazzista e anticoloniale perché, fra gli umani, riguarda soprattutto quelli che son stati trattati come scarti fin dagli albori del capitalismo e che ora lo subiscono di più, il cambiamento climatico.

Se ci si chiede “migliore per chi?”, forse non si intende migliore per l’10% della popolazione umana più ricco e che inquina da solo quanto il 50% più povero. Ma almeno per tutti gli altri. E per le foreste che soffrono incendi e deforestazione, per il suolo e il mare feriti da trivelle, per i fiumi inquinati da scarichi chimici o pfass, per le orche uccise da grandi navi come le lagune, o per i pesci, uccelli, umani costretti a migrare dal loro areale divenuto invivibile.

È una lotta soprattutto per.

Per questo è fondamentale incontrarsi da ogni angolo del pianeta, e raccontarsi le proprie lotte e terre e visioni del mondo, dalla foresta Amazzonica all’Uganda, dalle foreste di Atlanta ai movimenti contro i bacini idrici in Francia o contro le centrali a carbone in Germania.

World Congress for Climate Justice sarà un evento cruciale: è l’occasione per conoscersi, raccontare le storie e le esigenze di terre e umanità che si stanno difendendo e cercare di costruire un movimento radicale globale per la giustizia climatica convergente ed efficace e che guardi a un futuro migliore, a narrazioni nuove.

Il WCCJ si terrà dal 12 al 15 ottobre, prima di una Cop 28 che si preannuncia indecente, con sede a Dubai e come presidente il direttore generale della principale agenzia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti (ADNOC). Sarà a Milano, centro importante dell’attivismo climatico e città emblematica per le sue spinte contrapposte, fra retorica del capitalismo verde, movimenti radicali dal basso e mille sfumature, contrapposizioni e ibridazioni.

Sarà un inizio, poi magari qualcun altro prenderà il testimone e WCCJ24 si terrà altrove, lontano, diversamente, in altre lingue. Proprio perché sarà un inizio sarà difficilissimo e bellissimo, staremo parlando della lotta più importante della storia, contro il capitalismo fossile ed estrattivista e tutto ciò che si porta dietro. Come ha scritto Alex Foti su queste pagine “Il neoliberismo sta scemando in tutto il mondo, assicuriamoci scompaia per sempre, per conquistare un futuro post-capitalista vivibile per le masse precarie del Sud e del Nord del pianeta”.

Sarà difficilissimo e bellissimo e ci divertiremo un sacco perché saremo lì anche per ricordarci per cosa e non solo contro cosa lottiamo.

Per sostenere WCCJ23, gli attivisti e la rivoluzione, dona qui!

https://www.produzionidalbasso.com/project/milano-world-congress-for-climate-justice-12-15-oct/

Questo articolo è stato pubblicato su Effimera il 10 luglio 2023

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