Dentro Schlein, fuori Ricci, le candidature per sostituire Letta sono in campo. Manca oltre un mese al termine fissato, ma i candidati sono già partiti. A cosa serve il lavoro degli 87 saggi se la linea politica dipenderà da chi vincerà le primarie ? Tra loro ci sono compagne e compagni di valore, ma non basta.
Il Pd rappresenta un coagulo di persone e voti di sinistra che, se venisse travolto da una crisi dissolutoria, difficilmente si ritroverebbero tutti da altre parti. La crisi è evidente, palpabile. I “padri” fondatori tacciono. Andrebbe indagato cosa è andato storto e compiere una revisione politica. D’Alema ha detto che il Pd è guarito da solo dal renzismo, sbagliava, purtroppo anche da qui occorre partire.
La destra è ora al governo per gli errori dell’opposizione, con il 44% dei voti ha preso il 59% dei parlamentari. Non è stato cambiato il “rosatellum”, legge elettorale devastante voluta dal Pd dell’epoca e approvata con la fiducia posta da Gentiloni. Le sinistre neppure sono riuscite ad usare in modo difensivo questa pessima legge elettorale, individuando nella Costituzione l’unità politica. Al contrario le destre si sono unite e hanno vinto, non per guadagno dei voti ma per difetti dell’alternativa che ha regalato loro il governo del paese. Un errore epocale.
La rottura tra Pd e 5 Stelle è stata un disastro. Tanti elettori di sinistra delusi non hanno votato. Se il 12/13 febbraio ci fosse la sconfitta in Lazio e Lombardia potrebbe esserci un tracollo. Una mossa del cavallo (Vittorio Foa) potrebbe ancora unire le forze (la destra in Lazio non ha candidato) per non perseverare negli errori delle politiche. Rassegnarsi alle divisioni e alla sconfitta è un suicidio politico.
I candidati alla segreteria del Pd debbono dire ora cosa fare per evitare il disastro in Lombardia e Lazio. Il M5Stelle non può pensare solo alle sue convenienze, se crolla il suo possibile alleato si troverà in un angolo.
Eppure oggi esistono condizioni per convergenze, perché il M5Stelle non è più il “né di destra, né di sinistra” delle origini, ha fatto una scelta progressista. Sinistra e verdi possono dare un contributo importante. Anche altri possono essere coinvolti. Ciascun soggetto rappresenta una parte, solo facendo sintesi si può uscire da questa fase. Questo è l’imperativo categorico.
Fare coincidere il Pd con il perimetro del governo Draghi è stato un errore. Nella maggioranza che sosteneva Draghi c’erano anche le destre. Conte ha capito prima l’errore.
Ci sono punti dirimenti per il futuro delle sinistre. La pace in Ucraina è stata accantonata, fatta coincidere con l’invio delle armi. La pace deve tornare la priorità, a partire da chi ha sostenuto militarmente l’Ucraina. La posizione di Letta nel dibattito del 13 dicembre alla Camera è inadeguata.
Il missile (ucraino) caduto in Polonia ha ricordato a tutti che la guerra Nato/Russia è una possibilità che va scongiurata ad ogni costo. L’escalation militare va fermata. Affermare che è l’Ucraina che deve decidere sulla pace è un trompe oeil. Il Papa, Macron, altri premono per una trattativa, la manifestazione del 5 novembre ha confermato che l’opinione pubblica italiana vuole la pace. E’ il momento di rilanciare l’iniziativa di pace prima che sia troppo tardi.
Le disuguaglianze sono state considerate inevitabili, ora la destra vuole distruggere il reddito di cittadinanza dipinto come male assoluto. Le disuguaglianze cresceranno a dismisura. Vengono fatti favori a chi ha di più (flat tax, contanti, condoni) mentre le tutele dall’inflazione e le risposte sull’energia sono inadeguate e scadono il 31 marzo. Il lavoro resta la cenerentola.
Non c’è una svolta verso le rinnovabili che in Italia sarebbe possibile. Terna documenta 305 GW di domande di allaccio. Invece chiuderemo il 2022 con un quinto di quanto promesso da Cingolani.
La guerra in Ucraina ha spinto la crisi climatica in secondo piano. Mentre la crisi energetica dovrebbe spingere a moltiplicare l’impegno e a tagliare i tempi per l’alternativa alle fonti fossili, verso l’autonomia dell’Italia.
Difesa e attuazione della Costituzione antifascista, anche contro l’autonomia regionale differenziata a trazione leghista che minaccia diritti fondamentali come salute e istruzione. Bonaccini ci ripensi. I candidati si esprimano prima delle primarie.
Questi ed altri punti richiedono l’unità dell’opposizione. La destra ha contraddizioni che non risaltano perché l’opposizione è divisa. La crisi della destra potrebbe trovare impreparata l’opposizione.
Questo articolo è stato pubblicato su il manifesto il 16 dicembre 2022