Credo che a Vincent Van Gogh non sarebbe per nulla dispiaciuta, quella zuppa di pomodoro tirata da due ragazze sul vetro che copre i suoi magnifici Girasoli, alla National Gallery di Londra. La tragedia della sua vita è stata l’incapacità dei suoi contemporanei di prendere sul serio l’arte: egli bruciò la sua vita proprio per questo, incapace di accettare che l’arte fosse ridotta a una splendida superfluità, o peggio ad un affare economico. Per lui era solo così, attraverso quei colori e quei segni, che si poteva arrivare al senso vero delle cose, al senso della vita e della morte. E noi? Siamo forse meglio degli uomini che, con la loro aridità, lo indussero al suicidio? Pensiamo che pagare le sue tele decine e decine di milioni di euro ci renda meglio di loro? O non abbiamo forse disinnescato la sua arte profetica, rendendola una bella decorazione schiava del denaro?
La domanda che quelle due ragazze, scegliendo accuratamente un quadro protetto da un vetro, hanno rivolto al mondo degli scandalizzati benpensanti è quella cruciale: preferite l’arte o la vita, vi scandalizza più la minaccia (simbolica) a un quadro, o quella (fatale) al pianeta? Ponendola, ci hanno dimostrato che non teniamo davvero né all’una né all’altra. Se la nostra società davvero capisse Van Gogh, allora davvero lotterebbe contro il pericolo imminente dell’estinzione climatica dell’umanità. Siamo sull’orlo di un baratro, e pur di non vederlo siamo disposti a truccare le carte, a spergiurare, a far finta di non capire. Eppure, è così chiaro: come possiamo amare i girasoli dipinti se distruggiamo sistematicamente la natura che fa nascere i girasoli veri?
Esiste, certo, un rischio di emulazione: qualcuno potrebbe imitare quel gesto audace e intelligente ripetendolo con minore intelligenza, facendo danni veri. Ma è più elevato il rischio che tra poche generazioni non ci siano più esseri umani: e, a quel punto, a che gioverà che esistano dei pezzi di tela dipinti da un tale Van Gogh? È la scala del pericolo ad essere così enorme da indurci a ribaltare gerarchie e convenzioni.
Fa davvero riflettere l’ondata di odio contro le due ragazze che si è innalzata soprattutto tra i commentatori bianchi, maschi, ultraquarantenni: la sensazione è che chi ha trovato nel mondo una posizione di comando, è così compromesso col sistema da non vederne la fine imminente. Ho letto che politici convinti lobbisti della crescita infinita, e amici di miliardari assassini, hanno definito addirittura ‘criminale’ quel gesto. Ebbene, ognuno può vedere dove sta la vita e dove sta la morte. E io non ho dubbi sulla parte dalla quale si sarebbe schierato Van Gogh.
Questo articolo è stato pubblicato su Il Venerdi il 28 ottobre 2022