La situazione di una cultura in estinzione

di Silvia R. Lolli /
20 Ottobre 2022 /

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Intanto che politicamente si dibatte sul “sesso degli angeli”, soprattutto nell’ultimo scampolo della vecchia legislatura, o a sinistra rinviando congressi e usando le solite denigrazioni verso chi non sta dentro al proprio pensiero, sta continuando ad essere efficiente il governo Draghi. Sapendo che almeno nella prima fase del nuovo governo le linee politiche saranno le stesse degli ultimi tempi, soprattutto per le risposte economiche, energetiche e sulla guerra, immagino che si manterranno tali anche in campo sportivo/educativo. Infatti già nei giorni scorsi il presidente CONI Malagò ha avuto un colloquio con la neo presidente del Consiglio dei ministri (ancora in pectore) Meloni. Del resto si sa che il suo circolo Aniene ha sempre avuto voti per i partiti di destra.

Il settore sportivo sarà un settore che a molti lettori interesserà poco, ma voglio descrivere la situazione odierna in una visione delle ultime riforme che prima di tutto stanno completando il depauperamento culturale degli studi oggi universitari, quelli di scienze motorie. Avrebbero dovuto essere in continuità con quelli espressi nei contenuti, s non nel titolo pienamente di livello universitario degli ISEF. Invece pur trattandosi di trasformazione (D. Lsg 178/98) oggi, dopo vent’anni si trova quasi il nulla di questa cultura. Con gli ultimi atti del Ministero dell’Istruzione (17/10) si continua la strada verso l’estinzione del ruolo dell’insegnante di educazione fisica e sportiva, cioè di quel diplomato che dopo i concorsi a cattedre ha insegnato nelle scuole medie di primo e secondo grado.

Perché estinzione, cioè un’affermazione così perentoria?

17/10/22. Centri sportivi, requisiti ulteriori profili professionali che svolgono attività sportive. In arrivo nuove linee guida ed. fisica e motoria

Con nota del 17 ottobre il Ministero dellIstruzione trasmette il decreto 151 del 1° giugno 2022 Requisiti degli ulteriori profili professionali a cui può essere affidato, dai Centri sportivi scolastici, lo svolgimento delle discipline sportive, ai sensi dellarticolo 2, comma 5, della legge 8 agosto 2019, n. 86”.

Per specifiche esigenze legate allo svolgimento di singole discipline sportive, i centri sportivi scolastici possono affidare le attività strettamente legate alla pratica sportiva a Tecnici/Allenatori esperti di attività sportiva giovanile, provenienti dagli Organismi Sportivi, che abbiano conseguito la certificazione del CONI o del CIP, nellambito del sistema SNaQ, dando priorità a coloro che possiedano una formazione specifica nellambito dei progetti di attività sportiva giovanile.

Ai sensi dellarticolo 2, comma 1, della legge 8 agosto 2019, n. 86, infatti, le scuole nel rispetto delle prerogative degli organi collegiali possono costituire un centro sportivo scolastico. Con la nota il MI informa che sono in corso di revisione le Linee Guida per le attività di educazione fisica, motoria e sportiva nelle scuole secondarie di primo e secondo grado risalenti al 2009.”

Ultime novità dunque, derivano dalle normative sulla riforma dello sport che si è cominciata nel 2018 e che si affianca anche alla riforma del terzo settore avvenuta dal 2017.

Dall’8/8/19 la L. 86/19 c’è la delega al Governo di normare sullo sport in parecchi settori, alcuni più semplici da riformare (regole per impianti sciistici per esempio) altri molto meno. I decreti, anche a causa pandemia sono pubblicati in GU a metà marzo 2021; sono 5, ma non tutti avranno lo stesso momento di attuazione. Ci sono infatti molte proroghe ed oggi l’ultimo decreto, che in alcune parti aveva già avuto attuazione, viene pubblicato dopo una riscrittura, forse nella sua riscrittura definitiva. E’ il D. Lsg. 36/21 il cui art. 40 è già attuato dal 01/07/22 certamente anche grazie ad un battage mediatico non indifferente dopo i risultati della nazionale femminile di calcio! Infatti questo articolo stabilisce la possibilità del professionismo femminile. E’ l’arrivo al professionismo anche per le donne calciatrici.

Sembra una novità perché sostituisce la L. 91/81sul professionismo sportivo. Per la verità la novità non è poi tanta, in quanto come diceva l’ex legge sono ancora una volta le federazioni a decidere quando una federazione intera oppure solo un suo settore diventa professionistico. Nella L. 91/81 non c’era una chiusura, un limite indicante una federazione specifica, oppure il settore femminile. Infatti altre federazioni solo per il settore maschile hanno deciso per il professionismo.

Era una legge invocata da un calcio che non poteva più nascondere l’enorme massa di denaro che già scorreva, anche se molto fittizio per i bilanci e che arricchiva i giocatori, gli allenatori e i procuratori su tutti. Lo dimostrò bene la sentenza Bosman (1990): considerando i diritti dei giocatori come lavoratori subordinati o come professionisti dimostrò che il pareggio di bilancio di molte società di calcio italiane era fittizio, in quanto considerata il giocatore un patrimonio molto variabile; questa valorizzazione patrimoniale era spesso falsa e sopravvalutata solo per appianare i debiti, quindi non era così scontato che la società pensasse al giocatore come lavoratore libero di muoversi. Andò in crisi lo strumento del vincolo sportivo e con esso “l’indennità di preparazione” che dal DPR del 1986 aveva sempre più sostenuto prima le società di calcio poi tutto l’associazionismo sportivo. Fino ad oggi tanti strumenti che hanno permesso il mantenimento, ma anche l’ulteriore sviluppo del sistema sportivo federale ed associazionistico, che finora, ma anche con l’attuazione di quest’ultima versione del d. Lsg. 36/21 permette ai lavoratori sportivi di non pagare tasse fino a € 15.000.

Senza dilungarmi troppo sui decreti di riforma che via via entreranno in vigore, sempre che qualcuno non decida di avere ancora proroghe: IlSole24ore del 16 ottobre citava il pensiero di Petrucci oggi presidente FIP, nonché ex segretario CONI ex presidente FIP ed ex presidente CONI auspicante una proroga per il vincolo sportivo al 2025 e per le norme sui lavoro sportivo almeno a luglio 2023!

Io invece auspico che vi sia un annullamento al recente decreto e del corrispondente atto del Ministero Istruzione, data 17/10/22, in merito all’equiparazione del tecnico sportivo con il laureato di SM.

Mi chiedo: ma chi c’è dietro tutto ciò? Certamente il mondo sportivo che vorrebbe mantenere lo status quo. E’ un sistema che si avvale di società sportive, negli ultimi anni cresciute esponenzialmente tranne durante il Covid; i suoi operatori sono stati fra l’altro trattati come dipendenti durante il Covid: sono stati remunerati con il Bonus come altre categorie commerciali in difficoltà, pur non avendo mai versato nessun onere previdenziale e assicurativo e, per l’ammontare massimo di € 10,000, neppure hanno mai versato un euro di IRPEF!

E’ un sistema sportivo oggi in difficoltà anche per il calo delle nascite che restringe la domanda di sport dei giovani, la stessa che calerà per le difficoltà economiche: i giovani poveri stanno aumentando e certamente le famiglie non potranno iscriverli a corsi finché a pagamento.

Perciò la soluzione del sistema è la scuola; sarà il contenitore non solo sporadico (vedi i vari progetti delle scuole primarie), ma continuo nel quale i tecnici sportivi potranno attingere subito mini atleti e superare le difficoltà della contingenza economica e normativa. Con queste riforme dello sport la scuola subentrerà e l’ultima decisione del MI verrà ancora colonizzata dal sistema sportivo.

La scuola però è ancora un’istituzione, costituzionalmente importante; è diventata autonoma, ha uno status giuridico suo proprio; quindi dovrebbe continuare a fare semplicemente ciò che fino agli anni Ottanta faceva in proprio e solo con gli insegnanti di educazione fisica e sportiva: il gruppo sportivo scolastico. La scuola ha una personalità giuridica propria; è autonoma dal 1999 (DPR 275/99); perché dunque dovrebbe avere al suo interno un’associazione sportiva che giuridicamente si rifà al terzo settore e alla riforma dello sport attuale? Perché poi il tecnico dovrebbe sostituire l’insegnante? Ciò che viene detto nella circolare del ministero circa il Sistema di qualifiche Nazionali non può essere equiparato all’insegnante scolastico; rilevo alcuni e per me sostanziali difetti giuridici al di là di una preparazione troppo specialistica che non può essere ricchezza per l’educazione che avviene nella scuola: prima di tutto sono qualifiche preparate, ma soprattutto esaminate solo all’interno del sistema sportivo, non c’è infatti un esame di stato di qualificazione. Inoltre è un sistema che ancora fa decadere la professione acquisita se non si rinnova annualmente la tessera. La scuola non può dunque accettare questa semplicistica equiparazione, cioè nei fatti sostituzione di professionalità. Decadrebbe la qualità culturale della sua operata formativa, in un momento in cui dovrebbe invece essere molto più valorizzata.

In questo quadro che è difficile da spiegare rimangono solo il mio sconforto nel vedere che le risposte che diedi all’On. Grignaffini a settembre 1996 sono le stesse. Infatti quando mi chiese se volevo occuparmi della riforma degli ISEF in SM (la proposta fu scritta come “riforma ISEF in FACOLTA’ di SM” ed aveva 4 indirizzi dopo un biennio di studi comuni, scolastico, fisioterapico, manageriale e sportivo) le indicai tutti i poteri che avevano impedito di arrivare fin dalla legge “Moro”- istitutiva degli ISEF (L. 88/58) alla laurea: il sistema sportivo, poteva essere identificato nel CONI con le sue federazioni, ma anche con gli EPS enti di promozione sportiva; gli ISEF che intanto avevano consolidato un’organizzazione ed un potere anche finanziario; le università intendendo da una parte la parte medica e dall’altra quella pedagogica che, come poi si è visto nel corso di questi vent’anni dal D.Lsg. 178/98, hanno tirato la materia verso i loro lidi, depauperando la sua epistemologia e dequalificando i laureati che oggi lavorano in altri settori o si equiparano ai tecnici, ma solo perché sono i mercati di queste professioni che glielo impongono.

Per finire il quadro deprimente un’ultima considerazione. Nella società partecipata con il MEF, ma S.p.A. Sport e Salute, come nell’ente pubblico CONI (così venne stabilito nel 1970) non hanno mai posto coloro che conoscono di più la materia oggetto degli stessi statuti: l’organizzazione e l’applicazione dello sport per tutti che contiene in primis l’educazione fisica e sportiva. Pensare che la L. 88/58 all’art. 7 citava: “si formano [con gli ISEF] gli insegnati di educazione fisica delle scuole e gli impieghi tecnici dello sport”. Mi rimane solo da dire che vivo in un paese gattopardesco che scrive e riscrive leggi senza applicarle, perché i poteri più o meno nascosti lo impediscono ed abbassa culture al ruolo di tecnicismi, amari solo perché non si è risolto l’atavico conflitto italiano di separazione corpo e mente o di materie scientifiche ed umanistiche!

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