È iniziata la guerra

di Valerio Nicolosi /
24 Febbraio 2022 /

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Il centro di Kiev è deserto. Alle 7 del mattino le uniche persone che si vedono in giro sono quelle che cercano di andare via dalla capitale. Valigie in mano e passo svelto, l’esodo dalla città è iniziato all’alba e le code di auto nei luoghi di possibile fuga sono lunghissime, così come per fare benzina. A Kiev da questa mattina è quasi impossibile trovare un taxi.

Alle 7:15 le sirene d’allarme hanno iniziato a suonare. Il rischio di un bombardamento della capitale è al momento alto e civili e giornalisti vengono fatti spostare in degli improvvisati “bunker” degli hotel e sparsi nelle varie città. Alle 4 di mattina gli abitanti di Kiev sono stati svegliati dai colpi esplosi dall’artiglieria russa che ha iniziato ad attaccare i territori attorno alla capitale ucraina, prendendo di mira in particolare l’aeroporto civile internazionale, punto strategico per isolare, di fatto, l’intero paese. Secondo fonti americane l’operazione all’aeroporto potrebbe essere stata condotta anche dai reparti speciali anfibi, arrivati tramite il bacino d’acqua del fiume Nipro che collega la Bielorussia con Kiev.

La morsa di Putin si è stretta anche a sud, est e ovest, dove l’artiglieria in poche ore ha “neutralizzato” la contraerea di Kiev, attaccando in particolare Odessa, dove è riuscita a chiudere lo spazio marittimo alle navi occidentali, isolando ancora di più l’Ucraina. A ovest il piccolo stato della Transnistria è l’avamposto russo per bombardare Leopoli mentre a est ci sono le truppe ammassate oltre il confine del Donbass. Un’operazione su larga scala, quella in corso, difficilmente prevedibile con tempi così rapidi e una tale potenza di fuoco.

L’Occidente, dal canto suo, continua a parlare di sanzioni, mentre un intervento militare diretto a sostegno di Kiev è per il momento escluso, naturalmente salvo un “incidente” – non così impossibile – nel Mar Nero tra navi russe e quelle della Nato schierate in acque internazionali. In questo scenario, l’ipotesi più plausibile è che l’esercito giallo-blu capitoli città dopo città, vista la sproporzione delle forze in campo tra Russia e Ucraina.

In mattinata Zelensky ha chiesto al suo esercito di “infliggere il numero maggiore possibile di perdite ai russi”: un cambio di registro dopo le ultime ore (e giorni) passati a chiedere di fermare ogni operazione e riprendere le trattative. Messaggi ignorati dalla Russia fino ad arrivare al più chiaro dei segnali: Zelensky che chiama Putin a poche ore dall’offensiva e quest’ultimo che non accetta di parlargli.

A questo punto l’Ucraina ha poche possibilità di difendersi e se la Russia dovesse decidere di voler prendere il controllo del territorio potrebbe farlo in poco tempo. Più realisticamente, però, dopo aver messo in ginocchio l’esercito ucraino Putin chiederà di sedersi al tavolo delle trattative, questa volta con una posizione di maggiore forza, per ottenere la demilitarizzazione di Kiev e la certezza che anche in futuro non possa entrare nella Nato.

Questo articolo è stato pubblicato su MicroMega il 24 febbraio 2022

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