L’attacco alla Costituzione, anzi l’assalto come viene chiamato da qualcuno, continua in questa indifferenza generale, ma anche colpevole e beata ignoranza e non avviene solo nella sostanza; si vuole nella sua formalità e nei principi generali. Potrà avvenire con il cambiamento dell’art.9. Due sono le attuali richieste: per l’ambiente e per lo sport.
Invece che promulgare leggi chiare e precise in grado di attuare i principi già scritti e senza confusioni da azzeccagarbugli, i nostri legislatori continuano nel massacro normativo, mentre sorridono per i soldi del PNRR; sembrano piovuti dal cielo e non futuri debiti, soprattutto per i cittadini. Avviene spesso con una comunicazione verosimigliante nella quale la perdita di democrazia si indica, falsamente e solo causata dalle misure “emergenziali” della pandemia.
Sono ben altre invece le emergenze democratiche e passano sotto traccia per i più; si osservano ormai da moltissimi anni e quotidianamente fra gli scranni di un Parlamento sempre più autoreferenziale, populista e abitato da molti e costosi demagoghi con le loro varie lobbies.
I principi costituzionali sono ben scritti ed io, nata anni dopo la proclamazione della Repubblica, li vorrei mantenere intonsi. Stimo e mi rappresentano di più oggi i costituenti di allora, rispetto agli attuali parlamentari. Non possono più rappresentarmi; infatti faccio parte di quella minoranza (è ancora tale a quasi quattro anni dall’ultima elezione politica, viste le percentuali odierne di votanti?) che ha visto escludere per il non raggiungimento del quorum chi aveva votato. Legge democratica? Si doveva cambiare, ma c’è un rumoroso silenzio.
Così, in nome di leggi a me imposte da maggioranze sempre meno credibili devo assistere allo sfacelo democratico della Repubblica e alle ennesime riforme costituzionali indecenti: un maggioritario, imbalsamato subito; leggi elettorali con quorum inaccettabili; voltagabbana continui di eletti giramondo che sanno solo aumentarsi le prebende e tolgono ai sudditi la progressività di carico fiscale, sancita dall’art. 53 penultimo articolo della prima parte della Costituzione e non a caso messo fra i rapporti politici. Il primo fra questi ultimi è l’art.48, dovere di voto, proprio per dare valore e sostanza alla vera democrazia e ai principi sanciti nei primi 12 articoli.
Si dice che la pandemia cambierà le cose. Si poteva sperare nella ripresa della Costituzione formale con leggi attuative dei suoi principi, abbandonando le tante leggi ordinarie distorsive, spesso decreti prorogati o in corso d’opera emendati per mantenere anche un piccolo bacino elettorale dei poteri che indirizzano le linee guida degli eletti.
Invece le disuguaglianze aumentano, la casta è sempre più casta e con le modifiche via via fatte grazie al pensiero sempre più unico, i tre poteri dello stato stanno per essere racchiusi in uno solo, il controllore di tutto. Se si guarda bene si potrà attuare fra poco ciò che il referendum del 2016 aveva bloccato, soprattutto salvato! Finora la Carta scritta, formale è rimasta, ma non sono sicura continui a lungo…il suo senso è completamente disperso; le leggi appunto cambiano ed applicano qualcosa di diverso con l’aiuto degli spot politici dedicati.
Siamo ora all’art. 9 Cost. Dovrebbe e avrebbe dovuto trovare una cura applicativa maggiore nel nostro paese, sia da parte dei legislatori, sia da parte dei controllori (Magistratura):
“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Non capisco che cosa si debba cambiare, aggiungere o che altro. La ridondanza comunicativa odierna ne ha veramente bisogno, oppure è solo demagogia?
Molti ci invidiano per le nostre risorse storiche, paesaggistiche e culturali; i costituenti lo sapevano. Nel significato di paesaggio c’era e c’è l’attuale parola ambiente, ma per me con un significato molto più ricco. C’è l’idea di cura, di gratuità, di meraviglia di fronte ad un’immagine paesaggistica, anche naturalistica. L’associazione Italia Nostra per esempio fin dagli anni Cinquanta ne è consapevole mettendosi alla testa di tante battaglie. E’ il mio patrimonio, oggi si definisce “bene comune”, della casa dove vivo da cittadina italiana. Non c’è già qui eco-logia e sostenibilità ambientale? La parola paesaggio è scritta nel 2° c. dove si indica l’azione da svolgere per assolvere al principio: tutelare. L’azione si fa attraverso le leggi e i comportamenti di tutti. Chi trasgredisce paga; ma le leggi latitano, i controlli e soprattutto le sanzioni perdono sempre da noi.
Semmai nell’art.9 si potrebbe oggi cambiare la parola Nazione con Stato o Italia. E’ però probabile che la prossima maggioranza parlamentare si troverà invece benissimo con questa parola!
Il recente articolo di due giuristi, Giuseppe Severini, Paolo Carpentieri, consiglieri di Stato, mi mantiene inalterato lo sconforto.
Per inciso ora è diventato presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini, già presidente vicario dal 14 aprile 2021. Tra i tanti suoi incarichi osservo quelli al CONI (anche per la scrittura di statuti più conformi ad eventuali riforme – es. vincolo sportivo tema fra i più ostici da riformare, nonostante la sentenza Bosman della corte di giustizia europea sia del 1995!) e allo sport (Olimpiadi di Torino). Forse avrò troppi pregiudizi a mettere in collegamento elementi tanto distanti, ma a pensar male si fa sempre in tempo! Complice la confusione legislativa che fa prorogare le leggi di riforma dello sport. Della legge delega infatti per ora troveranno più celere attuazione solo alcuni aggiustamenti legislativi: sicurezza in ambiente di montagna (porta alcune novità dalla legge del 2003, ma non la presenza del medico) e costruzione impiantistica sportiva; quest’ultima anche con deroga alla clausola d’invarianza finanziaria decisa invece per gli altri decreti prorogati! Finora poi fra i decreti legislativi della riforma non è stato possibile scrivere quello sulla governance per distinguere ruoli e funzioni e risorse fra i vari enti.
Intanto si profila la possibilità di mettere mano all’art. 9 Cost.
Al termine del convegno sui principi valoriali della riforma, organizzato il 10/12/21 dalla Prof.ssa Pittalis dell’università di Bologna con i componenti la commissione di riforma dello sport, il consigliere dell’ex ministro Spadafora Dario Simeoli coordinatore della commissione ha spiegato subito la grande difficoltà ed incongruenza per non aver stabilito le cornici della governance. Il Prof. Nicola Lupo, della LUISS e ora nominato dalla presidenza del consiglio coordinatore “Unità razionalizzazione e miglioramento della regolazione” in vista del PNRR, ha precisato le ragioni politiche che non permettono di giungere a leggi certe, chiare, precise: lunghi percorsi ad ostacoli, con continui emendamenti, finanziarie, proroghe, rinvii ad altre fonti giuridiche, cambi governativi o di casacca fra i parlamentari… finché non si perde il senso e la legge è depotenziata o inefficace o sbagliata per i più o infine annullata.
Mi diventa più comprensibile il processo che sta dietro alla riforma dello spot e all’attacco all’art. 9 Cost. da parte dello sport, ma non solo. Dal cambio di governo e dall’epurazione del ministro Spadafora, come ho già scritto, il CONI sta cercando di ripristinare tutte le sue risorse e chiede, in nome delle medaglie olimpiche e paraolimpiche di Tokyo altri soldi sia in Finanziaria sia con il PNRR, per esempio per ripristinare la “CONI servizi” dal 2018 inquadrata in Sport&Salute! E’ sempre una questione di poteri e di denari.
In questo quadro continua l’attacco alla Costituzione e quindi alla nostra malata democrazia. Per lo sport il responsabile del PD da marzo ha stilato un manifesto e raccolto firme e consensi da parte di varie aree politiche e di tanti sportivi per inserire nello stesso articolo anche la parola sport. Questo lo si fa in nome della cultura: “lo sport è cultura”, “in Italia c’è bisogno d’incentivarla”…
Per “lor signori” che cosa vuol dire allora la parola cultura scritta nel 1° c. dell’art.9?
Non capisco l’urgenza e il senso di scrivere le parole “ambiente” e “sport”.
Nell’articolo citato sopra, rivolto all’ambiente e molto più circostanziato perché giuridico, i consiglieri di stato nelle conclusioni scrivono: “..Se non si impongono questi previi limiti definitori all’attuale latitudine indeterminata della “transizione ecologica”, che ha assorbito la tutela dell’ambiente polarizzandola in senso industriale, è al massimo livello pericolosa l’inedita modifica dei principi fondamentali della Costituzione…”.
E’ lo stesso pericolo che avverto per la parola sport; lasciare più libertà all’economia sportiva, che è anche quella del Coni e delle federazioni non riformate, e dare meno peso all’educazione e al rispetto delle diseguaglianze di tutti i generi. Nel libro “Per…una sana e robusta Costituzione. La Costituzione italiana e l’Educazione Fisica e Sportiva” ho cercato, sulla falsariga di alcune lezioni scolastiche svolte da insegnante di educazione fisica e sportiva nell’ambito dell’educazione civica, di far emergere i tanti articoli costituzionali nei quali lo sport è già ampiamente tutelato, se mai si volesse farlo, con leggi appropriate come poteva essere la legge delega (08/08/18) o con finanziamenti scolastici più cospicui, certi e continui.
La demagogia oggi imperante non vuole rilevare che nel 1° c. art. 9 Cost. sono già contenuti tutti gli aspetti che le parole oggi più in voga indicano, soprattutto la parola cultura