In occasione della riunione del Consiglio dell’Organizzazione mondiale del commercio, Medici senza frontiere chiede la sospensione dei brevetti su ogni dispositivo medico di lotta al Coronavirus. A più di un anno dalla richiesta di applicare la deroga degli accordi Trips, la proposta è rimasta inascoltata
Sospendere i brevetti su tutti i dispositivi medici di lotta al Covid-19 e garantire l’accesso a test, trattamenti e vaccini in qualunque parte del mondo perché rappresentano una priorità nella lotta al virus, in particolare con la diffusione di un nuovo ceppo, la variante Omicron, altamente trasmissibile. È l’appello lanciato da Medici Senza Frontiere in occasione della riunione, che si tiene lunedì 29 novembre, del Consiglio dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). “La recente comparsa di una nuova variante è un esempio eloquente di come il virus continui a mutare, in particolare in assenza di un accesso equo agli strumenti medici contro il Covid-19 che permettano di affrontarlo”, spiega in una nota Candice Sehoma, responsabile advocacy per il Sudafrica della campagna per l’accesso ai farmaci di Msf. “Ci sono milioni di vite in gioco: chiediamo ai Paesi che ancora si oppongono a questa deroga di non temporeggiare ulteriormente e adottare misure urgenti per permettere una produzione più diversificata e ampia di vaccini, trattamenti e altri strumenti medici contro il Covid-19. Oggi è più importante che mai”.
Oltre un anno fa India e Sudafrica avevano avanzato la proposta della deroga degli accordi Trips per favorire a tutti l’accesso agli strumenti medici contro il Covid-19. L’articolo 13 dell’Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights, accordo internazionale sulla proprietà intellettuale sottoscritto dai membri della Wto, permette di concedere agli Stati licenze obbligatorie per la produzione di farmaci essenziali. Un meccanismo che rimuoverebbe le barriere legali e faciliterebbe la produzione nei Paesi a basso e medio reddito di strumenti medici. Sebbene più di 100 nazioni si siano unite per sostenere la richiesta, questa è stata respinta nel marzo 2021 da Paesi ad alto reddito come Gran Bretagna, Svizzera, Francia, Stati Uniti e Canada. Nell’elenco c’è anche l’Unione europea che ha motivato la decisione sostenendo che la lentezza nella diffusione dei vaccini era dovuta semplicemente a una limitata capacità produttiva.
“Ogni giorno nei Paesi in cui operiamo siamo testimoni del disperato bisogno di dispositivi medici contro il Covid-19”, spiega Reveka Papadopoulou, presidente del centro operativo di Msf a Ginevra. “Date le limitazioni che persistono nell’accesso a farmaci, strumenti diagnostici e vaccini contro il Covid-19 necessari per salvare vite umane, è davvero demoralizzante che alcuni governi si oppongano alle iniziative come gli accordi Trips che potrebbero permettere ai Paesi a basso e medio reddito di affrontare questa pandemia in modo autonomo”.
L’accesso a nuovi trattamenti e test, sottolinea Msf, è cruciale per una efficace lotta all’epidemia. Una sfida aggravata anche dal fatto che le case farmaceutiche forniscono ai Paesi a medio e basso reddito una quantità limitata di strumenti medici necessari “mentre continuano a detenere i brevetti e altri diritti sulla proprietà intellettuale che potrebbero bloccare la produzione generica”. Msf ha precisato che il testo finale della deroga agli accordi Trips dovrà includere i vaccini ed essere applicata a tutte le tecnologie mediche essenziali, inclusi test e trattamenti. Ha anche chiesto che qualsiasi limitazione dettata dalla proprietà intellettuale e dalla sua applicazione sia revocata e che la deroga abbia una durata di almeno cinque anni per permettere che tutti i passaggi della produzione e distribuzione di strumenti medici siano adeguatamente predisposti, diversificati e finanziati. La sollecitazione interessa anche i governi di Stati Uniti e Germania. Spetta soprattutto a loro “far pressione affinché le aziende Pfizer-BioNTech e Moderna condividano la tecnologia vaccinale ed il know-how del vaccino ad mRNA messaggero con i Paesi a medio e basso reddito”.
Questo articolo è stato pubblicato su Altreconomia il 29 novembre 2021