Il Vaticano ha chiesto per via diplomatica al governo italiano “una diversa modulazione del disegno di legge sull’omotransfobia”; la notizia, anticipata dal Corriere della Sera, è stata poi autorevolmente confermata dall’Osservatore romano. Secondo il quotidiano della Santa Sede, “alcuni contenuti attuali della proposta legislativa del disegno di legge contro l’omotransfobia, all’esame del senato, ‘riducono la libertà garantita alla chiesa cattolica’ in tema di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale, ovvero quelle libertà sancite dall’articolo 2, ai commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del concordato del 1984”.
Sarebbe dunque questa “la sostanza della nota verbale (una comunicazione diplomatica, ndr) della segreteria di stato consegnata il 17 giugno scorso all’ambasciatore italiano presso la Santa Sede”, si afferma ancora sull’Osservatore. “Nel documento si rileva come il ddl Zan rischi di interferire, fra l’altro, con il diritto dei cattolici e delle loro associazioni e organizzazioni alla ‘piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’, come previsto dal comma 3. Con la nota verbale si auspica una diversa modulazione del disegno di legge”. Insomma il disegno di legge Zan, violerebbe niente meno che il concordato tra Italia e Santa Sede. I commi dell’articolo 2 dell’accordo chiamati in causa riguardano entrambi la libertà della chiesa e dei cattolici di svolgere liberamente la propria missione e di esercitare la libertà di organizzazione, di pensiero e di parola. Il promotore della norma, il deputato del pd Alessandro Zan, ha comunque risposto via Twitter alle critiche provenienti dal Vaticano: “Alla camera sono sempre state ascoltate con grande attenzione tutte le preoccupazioni e come anche confermato dal Servizio studi senato, il testo non limita in alcun modo la libertà di espressione, così come quella religiosa. E rispetta l’autonomia di tutte le scuole”. Infatti una delle preoccupazioni espresse dalla segreteria di stato vaticana riguarda le scuole cattoliche che sarebbero chiamate a celebrare la giornata contro l’omotransfobia.
Oggi la storia è diventata globale, è storia di popoli che s’intrecciano fra di loro, ricorrere al concordato è un anacronismo
Sconcertata dall’intervento vaticano è la biblista e teologa Marinella Perroni, fondatrice del coordinamento teologhe italiane, che conversando con Internazionale osserva: “Qual è il punto? Non si tratta di una legge che ti obbliga a essere omosessuale, è una legge che ti dice che se tu aggredisci un omosessuale sei punibile. Allora si apre la discussione su cosa significhi ‘aggredire’. C’è chi si attacca al fatto che basterebbe esprimere un parere contrario sull’omosessualità per essere perseguibili. Mentre ‘aggredire’, nella mente del legislatore, evidentemente significa, per esempio, insultare pesantemente un omosessuale, o usare violenza. Possiamo pure ragionare su quale sia il metodo migliore di applicare la norma ma non possiamo dimenticarci che è dal 1996 che andiamo avanti. A quell’anno risale infatti il primo progetto di legge che naturalmente si occupava ancora solamente di omofobia, non di transfobia”. “Tutti i tentavi successivi sono stati affossati regolarmente e sono stati affossati dai cattolici”, continua la studiosa. “Quindi, che anche la Conferenza episcopale italiana ora se ne esca dicendo che la legge va scritta meglio è quantomeno strano: hanno avuto venticinque anni per farla meglio, cosa aspettavano?”. “Dopo di che – aggiunge – io ritengo che la differenza sessuale ancora non è stata esplorata, che stiamo balbettando tutta una serie di cose tra sesso e genere e non ci capiamo molto. La legge tuttavia è uno strumento che dovrebbe andare a modificare una rozzezza di fondo che c’è e fa paura, contrastando le aggressioni e le discriminazioni contro gli omosessuali”.
In quanto al richiamo alla violazione concordataria evocata dalla nota vaticana, secondo Marinella Perroni “i concordati sono stati importanti in un momento in cui la storia la facevano gli stati e i governi nazionali. Molti concordati, inoltre, furono sottoscritti con governi totalitari che erano la maggioranza in un dato periodo, per cui è necessaria un’accurata analisi storica. Ma oggi la storia è diventata globale, è storia di popoli che s’intrecciano tra di loro, ricorrere al concordato è un anacronismo. Per altro il concordato riguarda i rapporti tra lo stato italiano e una sola chiesa, i protestanti potrebbero dire: noi non vogliamo modifiche al ddl Zan. C’è quindi da chiedersi come può la chiesa interferire in questo modo nelle leggi dello stato italiano? Devo dire che è mortificante”.
Infine, in quanto alle scuole cattoliche e all’ipotetica giornata di impegno contro l’omotransfobia, la teologa ricorda come il calendario sia già pieno di giornate dedicate alle tematiche più varie: “L’importante è che non mi obblighino a fare cose che non voglio fare. Non è che tutte le scuole cattoliche celebrano ogni ricorrenza dell’Onu, dell’Unicef eccetera. Le giornate ‘a tema’ sono solo un modo per dare rilevanza a una questione”.
Alzare lo scontro
Diversamente la vede Gianfranco Brunelli, direttore della testata cattolica Il Regno, che in una nota a commento dell’accaduto, interpretava la fuga di notizie relativa al pressing diplomatico vaticano come il tentativo di far deflagrare il conflitto stato-chiesa. “Che il Vaticano abbia mandato al governo italiano una nota sul ddl Zan non è un caso eccezionale, tantomeno è la prima volta”, afferma Brunelli. “C’è da stupirsi semmai che lo abbia fatto solo ora. E c’è da essere rammaricati che la cosa sia emersa (probabilmente da parte italiana) allo scopo di innescare lo scontro e non modificare il ddl, là dove i vescovi avevano chiesto qualche modifica e non la riscrittura del disegno di legge. O qualcuno nel Pd pensa di trovare la propria identità facendo di questa materia una battaglia ideologica, invece di disinnescarla conseguendo un obiettivo equilibrato; o qualcun altro ha immaginato di utilizzare la partita di uno scontro con la chiesa per mettere ulteriormente in difficoltà il Pd. Lo scontro salirà. Fino a proporre l’abolizione del concordato”.
È però opportuno ricordare che il tempo corre e ulteriori modifiche del ddl avrebbero come risultato lo slittamento definitivo della norma a chissà quando; e anzi sembra in realtà questo l’obiettivo di tante richieste di modifica dell’ultim’ora, anche perché le chance del ddl Zan di farcela non erano poi molte già prima dell’ultimo intervento vaticano. Ora, caso mai il provvedimento non arrivasse effettivamente in porto, il problema sembra essere diventato chi si intesterà la vittoria di aver fatto saltare il progetto.
“Il cardinale Carlo Maria Martini disse che la chiesa era indietro di duecento anni. Ma Martini era stato generoso. La chiesa è molto più indietro”. A esprimersi in questi termini è stato padre Alberto Maggi, che non ha mai rifiutato di dare la comunione agli omosessuali, commentando l’intervento vaticano sul ddl Zan in un’intervista all’Espresso. “La società non è statica ma cambia. Il rischio è quando di fronte a nuove situazioni, come questa, restiamo impauriti o incapaci e quindi diamo vecchie risposte”.
In questo contesto il pontificato di Francesco ha acceso speranze e suscitato delusioni. Un magistero, il suo, aperto e contraddittorio che indica un cammino ma resta incerto su come procedere. Del resto i problemi non mancano anche all’interno della chiesa. Da ultimo i vescovi statunitensi si sono espressi a larga maggioranza per rifiutare l’eucaristia ai politici cattolici favorevoli al diritto di scelta delle donne in caso di aborto: l’intento dichiarato è quello di impedire al presidente Joe Biden, cattolico praticante, di accedere al sacramento. Tuttavia, secondo Marinella Perroni, “quella parte significativa di conferenza episcopale americana che si è espressa in questo modo, vuole in realtà il dominio sulla chiesa cattolica come Trump voleva il dominio sul mondo. Quindi il vero obiettivo non è Biden, ma levarsi di torno Francesco, il quale per altro è in grande difficoltà”.
Questo articolo è stato pubblicato su Internazionale il 23 giugno 2021